"Chi ha negato e continua a negare Dio e, di conseguenza non rispetta l'uomo, sembra avere vita facile e conseguire un successo materiale. Ma basta scrostare la superficie per costatare che, in queste persone, c'è tristezza e insoddisfazione". Il Papa è tornato nell'omelia a ribadire con forza che "negare Dio" dalla propria vita porta solo a "insoddisfazione". La storia dimostra che escludere Dio dalla propria vita porta solo al fallimento.
“Ai nostri giorni la santità è ancora attuale” o “non è piuttosto un tema poco attraente ed importante?” si è domandato il Papa. "Il secolo passato", ha osservato Benedetto XVI, "ha visto cadere non pochi potenti, che parevano giunti ad altezze quasi irrangiungibili. All'improvviso - ha proseguito Papa Ratzinger - si sono ritrovati privi del loro potere". Inoltre, ha aggiunto il Papa, “il valore autentico dell’esistenza umana non è commisurato solo su beni terreni e interessi passeggeri, perché non sono le realtà materiali ad appagare la sete profonda di senso e di felicità che c’è nel cuore di ogni persona”. "Solo chi conserva nel cuore il santo 'timore di Dio' ha fiducia anche nell'uomo e spende la sua esistenza per costruire un mondo più giusto e fraterno". Il Papa ha ricordato l'esempio del martire San Venceslao. La lezione di vita del Santo “che ebbe il coraggio di anteporre il regno dei cieli al fascino del potere terreno”, ha proseguito il Papa, offre un esempio da imitare per camminare “con passo spedito verso la santità”. “Fedele agli insegnamenti evangelici che gli aveva impartito la santa nonna, la martire Ludmilla”, il giovane sovrano Venceslao “ancor prima di impegnarsi nel costruire una convivenza pacifica all’interno della Patria e con i Paesi confinanti, si adoperò per propagare la fede cristiana, chiamando sacerdoti e costruendo chiese” ed “animato da spirito evangelico giunse a perdonare persino il fratello, che aveva attentato alla sua vita”.
Quello di San Venceslao è un modello difficile da seguire, ha concluso Benedetto XVI, “poiché la fede è sempre esposta a molteplici sfide” ma “quando ci si lascia attrarre da Dio che è Verità, il cammino si fa deciso, perché si sperimenta la forza del suo amore”. "Egli ha versato il sangue sulla vostra Terra - ha detto - e la sua aquila da voi scelta come stemma dell'odierna visita costituisce l'emblema storico della nobile Nazione Ceca. Questo eterno Santo che voi amate chiamare 'eterno' Principe dei Cechi - ha concluso il Pontefice - ci invita a seguire sempre e fedelmente Cristo, ci invita ad essere santi. Egli stesso è modello di santità per tutti, specialmente per quanti guidano le sorti delle comunità e dei popoli". Il cristiano sia "credibile" e "coerente con i principi e la fede che professa". "Non basta infatti apparire buoni ed onesti - ha detto - occorre esserlo realmente. E buono ed onesto è colui che non copre con il suo io la luce di Dio, non mette davanti se stesso, ma lascia trasparire Dio". Da qui l'appello di Benedetto XVI. "C'è oggi bisogno di persone che siano 'credenti' e 'credibili', pronti a diffondere in ogni ambito della società quei principi e ideali cristiani ai quali si ispira la loro azione". "La santità, vocazione universale di tutti i battezzati - ha concluso Papa Ratzinger - spinge a compiere il proprio dovere con fedeltà e coraggio, guardando non al proprio interesse egoistico, bensì al bene comune, e ricercando in ogni momento la volontà divina".Apcom, Asca, SIR
VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI NELLA REPUBBLICA CECA (26-28 SETTEMBRE 2009) (X) - il testo integrale dell'omelia del Papa