giovedì 24 settembre 2009

Sinodo dei vescovi per l'Africa. I frutti di una riflessione guidata dall’'Instrumentum laboris' consegnato dal Papa a Yaoundè

"Il cristiano non tace di fronte a ingiustizie e sofferenze". Con questo messaggio, Benedetto XVI si presentava ai cristiani del Camerun al suo arrivo a Yaoundé, lo scorso 17 marzo. Non poteva essere più chiaro e forte il legame che univa il suo primo viaggio africano con quello compiuto nel settembre 1995 da Giovanni Paolo II. In quell’occasione Papa Wojtyla portava alle Chiese d’Africa l’esortazione post- sinodale "Ecclesia in Africa", frutto della prima Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi, che si tenne nell’aprile 1994. Lo scorso 19 marzo Benedetto XVI consegnava l’"Instrumentum laboris", il documento di lavoro che guiderà la seconda Assemblea speciale per l’Africa, che si terrà a Roma dal 4 al 25 ottobre. E lo faceva usando parole impegnative su temi altrettanto cruciali: quelli su cui dovranno discutere i Padri Sinodali nelle prossime settimane, andando al cuore di questioni vitali ed estremamente attuali per le comunità cristiane e le società africane. "La Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace. 'Voi siete il sale della terra…voi siete la luce del mondo' (Mt 5, 13-14)". È questo, infatti, il tema dell’imminente Sinodo, che radunerà a Roma circa 300 tra vescovi, teologi, esperti e studiosi. Un evento la cui attesa in questi giorni rappresenta l’occasione per fare il punto sul cammino intrapreso fin qui e tracciare l’orizzonte verso cui con ogni probabilità si proietterà il confronto. "I Padri sinodali, guidati dal Pontefice – si legge nel documento di lavoro – intendono approfondire i temi della riconciliazione, della giustizia e della pace, affinché la Chiesa nel suo insieme, le sue comunità e istituzioni, come pure i singoli cristiani, comunitariamente e personalmente, possano diventare sempre di più il sale della terra africana e la luce del mondo sociale, culturale e religioso in Africa". Lo aveva anticipato Benedetto XVI a Yaoundé: "Dopo quasi dieci anni del nuovo millennio, questo momento di grazia è un appello a tutti i vescovi, sacerdoti, religiosi e fedeli laici del continente a dedicarsi nuovamente alla missione della Chiesa a portare speranza ai cuori del popolo dell’Africa, e con ciò pure ai popoli di tutto il mondo. Anche in mezzo alle più grandi sofferenze – aveva sottolineato Papa Ratzinger –, il messaggio cristiano reca sempre con sé speranza". Questo secondo Sinodo per l’Africa, insomma, si preannuncia carico di grandi aspettative e di domande di fondo: un Sinodo in bilico tra denuncia e speranza, tra analisi e profezia. "Si tratta di questioni estremamente attuali e urgenti – commenta il card. Christian Tumi, arcivescovo di Douala, in Camerun – non solo per la Chiesa, ma anche per le società africane. Parlando di pace, giustizia e riconciliazione, non si tratta solo di affrontare le questioni legate alla guerra, ai conflitti, o alle violenze, che pure esistono ancora in molte parti dell’Africa. Spesso è un problema di povertà e di ingiustizie che la gente vive nel quotidiano e che fanno sì che all’interno delle comunità non vi sia autentica pace e armonia. Occorre fare molto di più – nota il porporato –, guarire molti mali, a tanti livelli, per portare pace e riconciliazione ovunque. Anche nei cuori della gente". Anche mons. Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa, conferma la necessità di mettere a tacere le armi, ma anche di "convertire i cuori": "La pace di cui l’Africa ha bisogno – afferma il presule – non consiste solo nel mettere il silenziatore alle armi, ma nel favorire una pace della mente e del cuore". E aggiunge, a partire dalla personale esperienza nel suo travagliato Paese, la Repubblica Democratica del Congo: "Nel quadro generale dell’Africa, purtroppo, ci sono ancora tanti conflitti, anche di natura economica. Conflitti che cominciano sempre laddove un diritto viene violato, dove non c’è giustizia". Da qui comincia anche la prossima Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi.

Anna Pozzi, Avvenire