I lavori del Sinodo. “Nei vescovi c’è grande unità: stiamo procedendo all’unisono”. A tracciare un bilancio sui primi dieci giorni della II Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi è stato il card. Wilfrid Fox Napier. “Il Sinodo – ha detto il card. Napier – è un grande evento che sta esaminando la situazione del continente e come la Chiesa sta operando”. Il cardinale si è soffermato sulla presenza di padri sinodali provenienti dagli altri continenti. All’assise sinodale, ha detto, è presente “tutta la Chiesa Cattolica. Tutti i continenti sono rappresentati”. Questa presenza, ha aggiunto, è “ben sintetizzata dall’immagine della Chiesa-famiglia di Dio”. Il card. Sarr, ha sottolineato la linea di continuità tra il primo Sinodo del 1994 e quello in corso di svolgimento. “Ritroviamo continuità tra i due Sinodi – ha affermato – proprio attorno ai temi della riconciliazione, della giustizia e della pace, che sono già stati affrontati ma sui quali bisogna ritornare in maniera più fruttuosa”. Il card. John Njue ha posto l’accento sul tema della riconciliazione. “Mi ha colpito molto – ha affermato – il tema del Sinodo (“La Chiesa in Africa a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace. «Voi siete il sale della terra… Voi siete la luce del mondo» (Mt 5,13.14)”). La riconciliazione – ha proseguito il card. Njue – è una sfida molto forte” per tutto il continente. Durante i lavori sinodali, ha riferito l’arcivescovo di Nairobi, “abbiamo discusso anche sul modo in cui noi, vescovi, cerchiamo d’insegnare alla nostra gente come vivere concretamente il battesimo”. Mons. Manuel António Mendes dos Santos ha ricordato che i Padri Sinodali hanno parlato dello “sforzo concreto” della Chiesa per “costruire società riconciliate” nei vari Paesi del continente. Per mons. dos Santos, “un tema d’importanza fondamentale è rappresentato dalla famiglia: quando questa è minacciata da diverse situazioni di pericolo, ci sono conseguenze anche nelle società”. Dal vescovo, infine, l’invito a “non vedere solo le ombre ma anche gli aspetti positivi” dei Paesi africani.
La lotta all'Aids. “Non è facile per noi capire perché la Chiesa viene vista come parte del problema e non come parte della soluzione”. È quanto ha affermato il card. Napier, sottolineando “il contributo della Chiesa” nella lotta all’Aids e nell’assistenza ai malati. Napier ha ricordato che “il Sudafrica è noto, in particolare, per due cose: la sorprendente transizione dall’apartheid alla democrazia e l’alto tasso di malati di Aids”. Proprio sul problema dell’Aids, il cardinale ha ricordato l’impegno della Chiesa dando “informazioni precise sulla malattia”, cercando di “far capire in che modo evitare il contagio”, dando “sostegno fattivo” su molti fronti. Come Chiesa, ha detto il card. Napier, “cerchiamo di fare il nostro meglio”. Il card. Napier ha evidenziato l’esigenza di “guardare più attentamente alla causa della diffusione del virus”. In “linea generale”, ha detto, “la diffusione è dovuta a comportamenti sessuali irresponsabili. Se questa è la causa”, occorre “sradicarla”. A tal proposito, l’arcivescovo di Durban ha ricordato “due principi: fedeli al partner se sposati e astenersi da pratiche irresponsabili se non sposati”. È importante, ha detto, “far passare questi principi con tutte le modalità possibili”. Al riguardo, il cardinale ha portato l’esempio della sua diocesi, impegnata nel progetto “Il dono della vita”. Si tratta, ha spiegato, di un progetto che mira a far capire agli adolescenti “l’importanza del dono della vita che avviene attraverso la sessualità”. Per il cardinale, è importante far capire che “l’attività sessuale deve portare alla procreazione; far capire che il rapporto sessuale è momento della creazione della vita umana”.
La pratica dell'aborto. “L’aborto non è una pratica da incentivare”. È quanto ha ribadito il card. Sarr. Rispondendo alla domanda di un giornalista sui dati di un rapporto del “Guttmacher Institute” (New York), secondo cui la metà dei decessi (38 mila su 70 mila) a causa di aborti eseguiti in modo dannoso avviene nell'Africa Sub-Sahariana, il cardinale ha detto che “il tema dell’aborto, anche se fondamentale, non è stato affrontato” durante i lavori sinodali. Comunque sia, ha proseguito, “noi, come Chiesa ma anche come africani, abbiamo un grande rispetto per la vita”. Il card. Sarr ha evidenziato la necessità di “superare le difficoltà non con l’aborto” e ha ricordato l’impegno della Chiesa che cerca di “sostenere” le persone dando “sempre una via d’uscita”. Come africani, ha aggiunto, “abbiamo ereditato il rispetto della vita. Dobbiamo fare riferimento alla saggezza dei nostri padri per costruire oggi la cultura della vita”. Anche per il card. Napier c’è “grande difficoltà” nel “capire la mentalità” secondo cui “il diritto alla vita non è un diritto supremo”.
Cooperazione nel rispetto della dignità della persona. Sì alla cooperazione internazionale ma nel rispetto della dignità della persona. È quanto ha affermato il card. John Njue. Rispondendo alla domanda di un giornalista sul tema dell’“imperialismo culturale occidentale”, Njue ha affermato che “in Africa persiste una situazione difficile dal punto di vista dei conflitti e delle calamità. C’è la necessità della cooperazione ma bisogna che l’indipendenza delle popolazioni africane venga rispettata”. Ciò che “viene da fuori – ha continuato – deve essere nel rispetto della cultura e della dignità della persona umana”, portando ad esempio il settore commerciale, dove, ha detto “chi soffre alla fine è il produttore”. Anche relativamente alla questione delle ideologie che vengono importate nel continente africano dagli occidentali, secondo il card. Njue, “bisognerebbe sempre chiedersi: qual è la cultura delle popolazioni locali?”. Sulla stessa scia si è espresso anche il card. Napier: “L’Africa ha enormi potenzialità, lo sviluppo deve essere aiutato ma vogliamo un partenariato su un piano di parità”. Il problema della conflittualità, delle guerre intestine e della riconciliazione da riconquistare è stato affrontato, durante la conferenza stampa, anche in relazione alla difficile situazione etnica e tribale presente nel continente africano. Rispondendo alla domanda di un giornalista che chiedeva spiegazioni in merito alla proliferazione di sette o gruppi che agiscono anche per ridurre il numero dei cattolici, il card. Sarr ha messo l’accento sulla “preoccupante situazione della proliferazione di sette dall’interno e dall’esterno” del continente. “Il loro successo – ha continuato – è dovuto all’utilizzo di un linguaggio diverso. Questi gruppi parlano di guarigioni miracolose per esempio, facendo presa sulle aspettative delle popolazioni africane. Il nostro compito, come Chiesa e come cattolici, è rispondere con giustizia e verità, aiutando le comunità nei loro bisogni più immediati. Il nostro compito è trovare un linguaggio che risponda alla verità e che permetta di migliorare le condizioni di vita. A questo proposito vogliamo che la Chiesa faccia di più anche nel campo della formazione tecnica e professionale”.
Cooperazione nel rispetto della dignità della persona. Sì alla cooperazione internazionale ma nel rispetto della dignità della persona. È quanto ha affermato il card. John Njue. Rispondendo alla domanda di un giornalista sul tema dell’“imperialismo culturale occidentale”, Njue ha affermato che “in Africa persiste una situazione difficile dal punto di vista dei conflitti e delle calamità. C’è la necessità della cooperazione ma bisogna che l’indipendenza delle popolazioni africane venga rispettata”. Ciò che “viene da fuori – ha continuato – deve essere nel rispetto della cultura e della dignità della persona umana”, portando ad esempio il settore commerciale, dove, ha detto “chi soffre alla fine è il produttore”. Anche relativamente alla questione delle ideologie che vengono importate nel continente africano dagli occidentali, secondo il card. Njue, “bisognerebbe sempre chiedersi: qual è la cultura delle popolazioni locali?”. Sulla stessa scia si è espresso anche il card. Napier: “L’Africa ha enormi potenzialità, lo sviluppo deve essere aiutato ma vogliamo un partenariato su un piano di parità”. Il problema della conflittualità, delle guerre intestine e della riconciliazione da riconquistare è stato affrontato, durante la conferenza stampa, anche in relazione alla difficile situazione etnica e tribale presente nel continente africano. Rispondendo alla domanda di un giornalista che chiedeva spiegazioni in merito alla proliferazione di sette o gruppi che agiscono anche per ridurre il numero dei cattolici, il card. Sarr ha messo l’accento sulla “preoccupante situazione della proliferazione di sette dall’interno e dall’esterno” del continente. “Il loro successo – ha continuato – è dovuto all’utilizzo di un linguaggio diverso. Questi gruppi parlano di guarigioni miracolose per esempio, facendo presa sulle aspettative delle popolazioni africane. Il nostro compito, come Chiesa e come cattolici, è rispondere con giustizia e verità, aiutando le comunità nei loro bisogni più immediati. Il nostro compito è trovare un linguaggio che risponda alla verità e che permetta di migliorare le condizioni di vita. A questo proposito vogliamo che la Chiesa faccia di più anche nel campo della formazione tecnica e professionale”.
SIR