L'Osservatore Romano
mercoledì 14 ottobre 2009
Iniziato il dibattito nei circoli minori prendendo spunto dalla Relazione dopo la discussione. I problemi dell'Africa al vaglio dei Padri Sinodali
Un documento di carattere religioso ed ecclesiale che evidenzia la figura di "Cristo nostra riconciliazione, nostra pace e nostra giustizia". Così mons. Nikola Eterovic, segretario generale del Sinodo dei vescovi, ha definito la relazione nella quale il card. Peter Kodwo Appiah Turkson, relatore generale, ha raccolto le indicazioni dei Padri Sinodali in queste prime giornate di lavoro. Ed è un bene, ha detto ancora l'arcivescovo Eterovic, che a prevalere sia proprio questa dimensione religiosa piuttosto che quella politica, perché "il Sinodo dei vescovi non è un'agenzia delle Nazioni Unite". Con la "Relatio post disceptationem" si è conclusa la prima parte dei lavori del Sinodo. Questa mattina è iniziato il confronto nei circoli minori. Moderatori e relatori si sono incontrati già nella serata di martedì per mettere a punto la metodologia dei lavori. Primo spunto per suscitare il dibattito saranno le venticinque domande che il relatore generale ha posto al termine della sua relazione come linee-guida. Alla 14° Congregazione, svoltasi alla presenza del Papa, hanno partecipato 218 Padri Sinodali. Presidente delegato di turno il card. Arinze. Tredici gli interventi nella discussione libera seguita alla lettura della relazione. Tra i principali temi affrontati - che ora saranno certamente approfonditi nei circoli minori "con una discussione animata" come ha detto il card. Arinze - il dramma dei migranti "che mettono a rischio la loro vita nella speranza di trovare un avvenire migliore dall'altra parte del Mediterraneo". In particolare è stato proposto di concordare "con i nostri fratelli europei il modo di accogliere queste persone e come aprire le porte anche a chi è già arrivato". È stata suggerita anche un'analisi più precisa del ruolo dei sacerdoti, dei catechisti e dei diaconi permanenti così come secondo gli intervenuti meritano una riflessione accurata i rapporti tra Paesi del nord e del sud del Sahara, con l'accresciuta esigenza di presbiteri Fidei donum e il confronto con i musulmani, in particolare con il fondamentalismo islamico. Nel dibattito i Padri hanno poi chiesto al Sinodo che vengano affrontati nei circoli minori anche i gravi squilibri di povertà tra un Paese e l'altro; la mancanza di sicurezza in troppe parti dell'Africa; le politiche spregiudicate delle multinazionali e dei loro "complici locali"; il controverso contributo del New partnership for Africa's development (Nepad); il ruolo delle commissioni giustizia e pace nelle varie Conferenze episcopali; la ricchezza della dottrina sociale della Chiesa come stimolo per la classe politica continentale.