martedì 9 marzo 2010

'Caritas in veritate'. Stefano Zamagni: attenzioni imprevedibili, inizia una nuova fase storica. Risposta ai paradossi della nostra epoca

“Caritas in veritate” riceve “attenzioni imprevedibili”, anche dagli specialisti. “Per quattro mesi ha occupato i primi posti dei libri di saggistica venduti e non si contano i convegni dedicati nel mondo”. Perché è “la prima Enciclica di Dottrina sociale della Chiesa di età contemporanea. Inizia una nuova fase storica”. Così è intervenuto ieri l’economista Stefano Zamagni, professore all’Università di Bologna e alla John Hopkins University, presidente dell’Agenzia per le Onlus, consulente del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace, per la terza e ultima conferenza del ciclo di approfondimento dell'Enciclica sociale di Benedetto XVI, organizzato dalla diocesi nella Basilica di San Giovanni in Laterano. L’incontro, sul tema “Sviluppo economico e società civile”, è stato introdotto dal card. Agostino Vallini, Vicario di Roma, che ha ricordato che, all’art. 36 dell’Enciclica, si legge che “la sfera economica non è né eticamente neutrale né di sua natura disumana e antisociale”, ma “deve essere strutturata e istituzionalizzata eticamente”. “ È il primo tentativo di interpretare le res novae del nostro tempo: la globalizzazione, la rivoluzione informatica e la crisi economica - ha detto Zamagni -, per dare una risposta ai paradossi della nostra epoca”. Quali sono i “paradossi del nostro tempo”? Per Stefano Zamagni, ospite al terzo e ultimo degli “Incontri in cattedrale” sull’enciclica “Caritas in veritate”, sono tre: il primo, “il nostro sistema economico produce ricchezza, ma non la distribuisce”, il secondo, “il sistema agro-alimentare potrebbe sfamare 13miliardi di persone, i cittadini del pianeta sono 6miliardi e 5miliardi soffrono la fame”, il terzo, “al di là di una certa soglia, l’aumento di reddito non migliora la felicità ma la riduce”. Questi paradossi sono dovuti ad “una triplice separazione avvenuta negli ultimi decenni: tra la sfera economica e il sociale, tra lavoro e produzione della ricchezza, tra mercato e democrazia”. “L’Enciclica contiene chiari criteri e indicazioni per uscire dalla crisi: fraternità, giustizia e bene comune”, ha detto Zamagni. “La fraternità deve essere praticata nella sfera economica, nelle relazioni mercato e nell’attività finanziaria, non solo nel sociale”. Infatti, “non si può basare la società sul criterio solo dell’efficienza”. Poi, “ogni cittadino è membro della comunità e ha l’obbligo di contribuire al bene della comunità”. E “il bene comune non va confuso con il bene totale. Non è il risultato della somma dei beni individuali, ma il prodotto: non si può negare il bene a qualcuno per aumentare quella di tutti”.

SIR