“E’ essenzialmente un gesto di umiltà, che significa: mi riconosco per quello che sono, una creatura fragile, fatta di terra e destinata alla terra, ma anche fatta ad immagine di Dio e destinata a Lui. Polvere, sì, ma amata, plasmata dal suo amore, animata dal suo soffio vitale, capace di riconoscere la sua voce e di rispondergli; libera e, per questo, capace anche di disobbedirgli, cedendo alla tentazione dell’orgoglio e dell’autosufficienza” (17 febbraio 2010: Santa Messa, benedizione e imposizione delle Ceneri).
Ecco allora la necessità della conversione. “Convertirsi – avverte il Papa – significa cambiare direzione nel cammino della vita: non, però, con un piccolo aggiustamento, ma con una vera e propria inversione di marcia”: “Conversione è andare controcorrente, dove la 'corrente' è lo stile di vita superficiale, incoerente ed illusorio, che spesso ci trascina, ci domina e ci rende schiavi del male o comunque prigionieri della mediocrità morale. Con la conversione, invece, si punta alla misura alta della vita cristiana, ci si affida al Vangelo vivente e personale, che è Cristo Gesù” (17 febbraio 2010, Mercoledì delle Ceneri).
Nella prima Domenica di Quaresima, il Pontefice ci invita così ad entrare nel deserto con Gesù e a percorrere con Lui l’itinerario quaresimale. Come Cristo lotta “in prima persona contro il tentatore, fino alla Croce”, è l’esortazione del Papa, anche noi siamo chiamati, “con la grazia di Dio”, a cambiare “ciò che non va” nella nostra vita. La Quaresima, ribadisce ancora, è “come un lungo ‘ritiro’ durante il quale rientrare in se stessi e ascoltare la voce di Dio, per vincere le tentazioni del Maligno”.
“Un tempo di 'agonismo' spirituale da vivere insieme con Gesù, non con orgoglio e presunzione, bensì usando le armi della fede, cioè la preghiera, l’ascolto della Parola di Dio e la penitenza. In questo modo potremo giungere a celebrare la Pasqua in verità, pronti a rinnovare le promesse del nostro Battesimo” (Angelus, 21 febbraio 2010).
Nella seconda Domenica di Quaresima, in cui la liturgia è dominata dall’episodio della Trasfigurazione del Signore, il Papa si sofferma sul significato di questo avvenimento straordinario. Pietro vorrebbe restare sul monte Tabor, perché "è bello" essere con Lui. Un sentimento, constata il Papa, che “assomiglia spesso al nostro desiderio di fronte alla consolazioni del Signore”.
“Ma la Trasfigurazione ci ricorda che le gioie seminate da Dio nella vita non sono punti di arrivo, ma sono luci che Egli ci dona nel pellegrinaggio terreno, perché ‘Gesù solo’ sia la nostra Legge e la sua Parola sia il criterio che guida la nostra esistenza” (Angelus, 28 febbraio 2010).
Di qui l’invito a tutti, in questo periodo quaresimale, “a meditare assiduamente il Vangelo”. Esortazione ancor più forte per i sacerdoti, in quest’Anno giubilare a loro dedicato, affinché siano veramente “pervasi dalla Parola di Dio, la conoscano davvero, la amino al punto che essa realmente dia loro vita e formi il loro pensiero”.
Radio Vaticana