Nelle parole pronunciate prima della recita dell’Angelus, Benedetto XVI ha ricordato che proprio attraverso il pronto sì di Maria all’invito a divenire la Madre di Dio "la speranza della storia è divenuta una realtà, l’Unico che Israele aveva da lungo atteso venne nel mondo, dentro la nostra storia. Di lui l’angelo ha annunciato che il suo regno non avrebbe avuto fine". Una speranza che per lei deve essere stata difficile mantenere, piangente, ai piedi della Croce. In quel momento avrebbe ripensato alle parole dell'Angelo e nella desolazione del Sabato Santo la certezza della speranza la sostenne fino alla gioia della mattina di Pasqua. "Ed anche noi, suoi figli, - ha concluso - viviamo nella stessa fiduciosa speranza che la Parola fatta carne nel seno di Maria, mai ci abbandonerà. Egli, il Figlio di Dio e il Figlio di Maria, fortifica la comunione che ci lega insieme così che noi possiamo divenire testimoni di lui e del potere del suo amore che guarisce e riconcilia". "Rivolgo un cordiale saluto alla Chiesa in Polonia - ha detto dopo la recita della preghiera mariana - che oggi gioisce dell'elevazione agli altari del padre Popieluszko. Il suo zelante servizio e il martirio sono particolare segno della vittoria del bene sul male. Il suo esempio e la sua intercessione - ha concluso - accrescano lo zelo dei sacerdoti e infiammino d'amore i fedeli laici". Al termine della Celebrazione Eucaristica il Santo Padre è rientrato alla Nunziatura Apostolica di Nicosia per il pranzo con i Membri del suo Seguito, i patriarchi e i vescovi del Consiglio Speciale del Sinodo per il Medio Oriente e con Sua Beatitudine Chrysostomos II.
Radio Vaticana, Apcom