Il Papa all'ambasciatore colombiano: la Chiesa non esige alcun privilegio, aspira solo a poter servire coloro che le aprono le porte del cuore
Il rispetto della legge naturale: lo ha raccomandato Benedetto XVI al nuovo ambasciatore della Colombia, César Mauricio Velásquez Ossa (foto), ricevuto questa mattina in udienza per la presentazione delle Lettere credenziali. “La Chiesa in Colombia non esige alcun privilegio", ha chiarito il Papa, ma “solo aspira di poter servire i suoi fedeli e tutti coloro che le aprono le porte del loro cuore, con la mano tesa”. Una Chiesa, ha aggiunto, che da sempre sostiene “l’educazione delle nuove generazioni, la cura degli infermi e degli anziani, il rispetto dei popoli indigeni e le loro legittime tradizioni, lo sradicamento della povertà, del narcotraffico e della corruzione, l’attenzione a prigionieri, sfollati, emigranti e lavoratori, così come l’assistenza alle famiglie bisognose”. Si tratta, dunque, di continuare con lo Stato “una leale collaborazione per la crescita integrale delle comunità”. Ricordando che quest’anno ricorre il 165° anniversario delle relazioni tra Santa Sede e Colombia, Benedetto XVI ha chiesto ancora una volta “di tutelare e promuovere l’inviolabile dignità della persona umana, per la quale è fondamentale che l’ordinamento giuridico rispetti la legge naturale, in ambiti tanto essenziali come la salvaguardia della vita, dal concepimento al suo termine naturale; il diritto a nascere e vivere in una famiglia fondata sul matrimonio di un uomo ed una donna o il diritto dei genitori a che i figli ricevano un educazione in accordo con i propri principi morali e credenze”. Sono questi “pilastri insostituibili – ha osservato il Santo Padre - nell’edificazione di una società veramente degna dell’uomo e dei valori che le sono propri”. Ha rivolto quindi i migliori auspici al nuovo presidente della Repubblica, Juan Manuel Santos Calderon, perché possa realizzare gli impegni presi finalizzati al progresso del suo Paese, che commemora i 200 anni del processo d’avvio dell’ìndipendenza, occasione per intensificare “iniziative e misure atte a consolidare la sicurezza, la pace, la concordia e lo sviluppo integrale di tutti i suoi concittadini e per guardare con serenità e speranza al futuro che si avvicina”. Nel saluto che ha rivolto al Papa, riporta L'Osservatore Romano, l'ambasciatore ha detto di giungere in rappresentanza di un popolo che nonostante le difficoltà “oggi si rialza con coraggio per dire al mondo che il male non ha l'ultima parola e che il male si combatte con abbondanza di bene”. Ricordando i rapimenti, una delle piaghe che affliggono la Colombia, ha chiesto al Pontefice “di continuare a pregare per quanti ancora sono nell'inferno del sequestro”. Altri problemi sono il terrorismo e il narcotraffico, che “procedono di pari passo; attentano contro l'ecologia umana e l'ecologia ambientale, infrangono l'unità familiare e sociale. Sono un inganno, un'illusione piena di malvagità”, ha aggiunto. “Quando in alcuni Paesi industrializzati si propone la depenalizzazione delle droghe, si dimentica che il narcotraffico è un delitto che dovrebbe essere ritenuto di estrema gravità, poiché distrugge l'umanità e diviene motore di omicidi, sequestri, massacri, schiavitù, torture, sparizioni forzate e stupri – ha avvertito –. Senza dimenticare che presuppone anche la negazione della dimensione spirituale e umana della persona”. L'ambasciatore ha sottolineato che i drammi vissuti dalla Colombia “hanno risvegliato un sentimento cristiano nella maggioranza dei colombiani, provati nell'avversità”. “La storia della Colombia, come quella dell'Europa, ha profonde radici cristiane che non possiamo recidere. Una parte essenziale della nostra identità è radicata nella Fede e nella Speranza della Buona Novella”. “Oggi in Colombia il sangue versato non grida vendetta, ma invoca sì rispetto per la vita e la pace. A tale proposito, mi permetta di ribadire il fervente desiderio del popolo colombiano di accoglierla nuovamente nella nostra patria, che Lei, Santità, ha visitato quando era cardinale”, ha concluso.