In particolare, ha detto, qui tocchiamo la realtà ineluttabile della morte e la questione fondamentale del mondo trascendente: “Verdi, libero dagli elementi della scena, rappresenta, con le sole parole della liturgia cattolica e con la musica, la gamma dei sentimenti umani davanti al termine della vita, l’angoscia dell’uomo nel confronto con la propria fragile natura, il senso di ribellione davanti alla morte, lo sgomento alle soglie dell’eternità”. Dunque, una musica che invita a riflettere sulle realtà ultime con tutti i contrastanti stati d’animo del cuore umano tra dramma e speranze. La riflessione di Benedetto XVI è andata quindi al senso più profondo della Messa stretta tra il pianissimo iniziale Requiem aeternam… e il sommesso ma reiterato Libera me finale: “Giuseppe Verdi che in una famosa lettera all’editore Ricordi si definiva un po’ ateo, scrive questa Messa, che ci appare come un grande appello all’eterno Padre, nel tentativo di superare il grido della disperazione davanti alla morte, per ritrovare l’anelito di vita che diventa silenziosa ed accorata preghiera: Libera me, Domine”. E’ la descrizione, ha concluso il Pontefice, del dramma spirituale dell’uomo al cospetto di Dio cui anela nel profondo del suo animo e in cui solo può trovare pace e riposo.
Radio Vaticana
CONCERTO IN ONORE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI OFFERTO DAL MAESTRO ENOCH ZU GUTTENBERG - il testo integrale del discorso del Papa