Radio Vaticana, SIR
sabato 16 ottobre 2010
Nona Congregazione generale. Negli interventi un'educazione basata sulla libertà e le vocazioni. Il card. Levada: uno studio sul Ministero Petrino
Nel pomeriggio di ieri, durante la nona Congregazione generale alla quale erano presenti 160 Padri sinodali, l’Aula sinodale ha riflettuto sull’importanza di un’educazione basata sulla libertà. In una società composta da una pluralità di religioni, questo tipo di educazione, hanno detto i Padri sinodali, è una questione capitale per raggiungere una convivenza armoniosa. La formazione delle generazioni future sia centrata sul rispetto della fede e della coscienza perché solo così il dialogo sarà costruttivo ed efficace. Ribadita quindi l’importanza delle istituzioni culturali cattoliche, aperte anche a studenti di altre religioni, poiché la Chiesa è un garante della libertà. Le religioni possono vivere insieme nonostante le ferite, afferma il Sinodo, le chiese e le moschee si aprano davanti a tutti e siano uno spazio di riconciliazione e di perdono. Essenziale poi la questione delle vocazioni, che va esaminata con attenzione, guardando alla qualità più che alla quantità e senza scoraggiarsi, perché spesso la chiamata del Signore arriva più numerosa là dove i fedeli vivono le situazioni più dure, come nel caso del Seminario patriarcale caldeo di Baghdad. E proprio da un Paese tormentato come l’Iraq arrivano segnali incoraggianti: l’Aula sinodale ha sottolineato infatti come i caldei cattolici della Mesopotamia vivano pacificamente con i musulmani dell’area, in un contesto di rispetto e stima per le istituzioni e le opere ecclesiastiche, nonostante le situazioni politiche e l’emigrazione. Infine, qualche suggerimento: indire un Congresso generale panarabo dedicato alla formazione dei giovani, fondare centri specializzati nell’orientamento delle famiglie e vivere l’emigrazione come espansione missionaria. “Uno studio e uno scambio di opinione utili su come il ministero del Successore di Pietro, con le sue caratteristiche dottrinali fondamentali, potrebbe essere esercitato in modi diversi, secondo le diverse necessità dei tempi e dei luoghi”. È la risposta del card. William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ai diversi vescovi che nei loro interventi al Sinodo per il Medio Oriente, hanno parlato dell’esercizio del “primato di Pietro”. “Di recente – ha spiegato il prefetto – la nostra Congregazione ha pensato di convocare le Commissioni dottrinali dei Sinodi e le Conferenze episcopali delle Chiese orientali e le Chiese orientali sui iuris per discutere su questioni dottrinali di mutuo interesse. In questo contesto prevedrei uno studio e uno scambio di opinione utili su come il ministero del Successore di Pietro potrebbe essere esercitato secondo le diverse necessità dei tempi e dei luoghi”. Riflessioni teologiche che, tuttavia, “non sostituiscono la testimonianza vitale che i cattolici in Medio Oriente danno ai fratelli ortodossi e musulmani su come la dottrina della Chiesa si sviluppa nella tradizione apostolica viva. Questo Magistero comprende necessariamente il ruolo del Papa come capo del collegio apostolico dei vescovi, insieme al mandato di Cristo di confermare i fratelli nell’unità della fede perché ‘tutti siano una cosa sola’”.