SIR, Apcom
venerdì 17 dicembre 2010
Il nuovo ambasciatore d'Italia al Papa: la laicità non ci rende sordi alla sua invocazione che ogni decisione non prescinda da una dimensione morale
“Siamo convinti che anche la Chiesa possa contribuire a ridare nuovo smalto alla comunità nazionale, tenendo alto un senso di unità della nazione cui facciano eco un federalismo solidale e una rafforzata coesione sociale. Solidarietà intesa non come deresponsabilizzazione o assistenzialismo ma come forza propulsiva che spinge l'uomo ad impegnarsi nella giustizia e nella pace”: lo ha detto questa mattina in Vaticano il nuovo ambasciatore dell’Italia presso la Santa Sede, Francesco Maria Greco (foto), nel discorso in occasione della presentazione al Papa delle Lettere credenziali per il suo insediamento. "Il rispetto della laicità dello Stato non ci rende certo sordi all'invocazione della Santità Vostra che ogni decisione economica e politica non prescinda da una dimensione morale. Anche gli spiriti laici più intransigenti non possono infatti negare quel ruolo pubblico che la fede e la religione dovrebbero avere nella governance e che permette, al credente come al non credente, di invocare coerenza fra etica e politica". Chiesa e Stato, ha detto il diplomatico riecheggiando le parole dello stesso Benedetto XVI, vivono con "rispettiva autonomia e indipendenza, ma anche nel comune servizio della vita personale e sociale dell'essere umano". "Oggi - ha detto ancora Greco - mi viene concesso l'onore di presentarmi al Sommo Pastore della Christianitas, i cui insegnamenti contribuiscono ad illuminare il cammino - non solo dei fedeli - nella sfera politica, economica e sociale, oltre che spirituale". Il diplomatico ha poi richiamato le parole del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che, in occasione della Settimana Sociale di Reggio Calabria dell’ottobre scorso evocava "il perdurante impegno dei cattolici a far la loro parte per il progresso civile, economico e sociale dell'Italia e la cui identità culturale è permeata dai valori cristiani: un impegno che si manifesta non solo affrontando in modo costruttivo le diverse questioni che riguardano il nostro Paese ma anche riconoscendo il valore delle istituzioni repubblicane ed indicando possibili processi riformatori". "Il dialogo interculturale e interreligioso per contrastare intolleranze e fondamentalismi rappresenta per la Santa Sede una mansione esistenziale ed è divenuto per l'Italia la nuova frontiera della sua politica estera: il compito principale della diplomazia è oggi, infatti, la gestione della diversità". "Il mio ministro degli Esteri e il Governo non si stancano di ribadire, in ogni contesto interno e internazionale, che dobbiamo far sentire alta la nostra voce di fronte alla cristiano-fobia e alla violenza contro le minoranze cristiane, le più vessate di tutte", ha detto il diplomatico. Dopo aver ricordato i possibili campi di collaborazione internazionale tra Italia e Santa Sede, dalla pace nelle aree di crisi all'abolizione della pena di morte, dalla protezione dell'ambiente al "governo di una globalizzazione progressiva e pervasiva", Greco ha anche affrontato il tema della vita, non menzionato, peraltro, dal Papa nel suo discorso: "A far da sfondo c'è una visione condivisa della centralità della persona umana e del rispeto della vita. Mi piacer ricordare che, in questi lunghi anni al servizio dello Stato, insieme ai colleghi di tanti paesi abbiamo guardato con ammirazione alla millenaria diplomazia vaticana e alla sua esemplare capacità di operare con discrezione e con straordinaria efficacia".