Il Papa: lo Stato è chiamato a tutelare i diritti dei credenti alla libertà di coscienza e il ruolo legittimo della religione nella sfera pubblica
Lo Stato tuteli il ruolo della religione nella sfera pubblica: è l’esortazione di Benedetto XVI nel discorso di questa mattina al nuovo ambasciatore italiano, Francesco Maria Greco (foto), ricevuto in Vaticano per la presentazione delle Lettere Credenziali. Le celebrazioni per il 150° anniversario dell’unità d’Italia, ha osservato il Papa, offrono l’occasione per una “riflessione non solo di tipo commemorativo, ma anche di carattere progettuale”, assai opportuna “nella difficile fase storica attuale, nazionale ed internazionale”. Il Papa si dice lieto per il coinvolgimento di pastori e comunità ecclesiali nella “rievocazione del processo di unificazione della nazione iniziato nel 1861”. Un cammino, constata, “a volte faticoso e contrastato”. ''Uno degli aspetti più rilevanti di quel lungo, a volte faticoso e contrastato, cammino, che ha condotto all'odierna fisionomia dello Stato italiano - ha ricordato il Pontefice -, è costituito dalla ricerca di una corretta distinzione e di giuste forme di collaborazione fra la comunità civile e quella religiosa, esigenza tanto più sentita in un Paese come l'Italia, la cui storia e cultura sono così profonda mente segnate dalla Chiesa Cattolica e nella cui capitale ha la sua sede episcopale il Capo visibile di tale Comunità, diffusa in tutto il mondo''. ''Queste caratteristiche - ha proseguito -, che da secoli fanno parte del patrimonio storico e culturale dell'Italia, non possono essere negate, dimenticate o emarginate; l'esperienza di questi 150 anni insegna che quando si è cercato di farlo, si sono causati pericolosi squilibri e dolorose fratture nella vita sociale del Paese''. Si è soffermato così sull’importanza dei Patti Lateranensi e l’Accordo di modifica del Concordato. Accordi, afferma, volti ad assicurare al Pontefice e alla Santa Sede “piena sovranità e indipendenza”. Questi patti internazionali, ha aggiunto il Papa, “non sono espressione di una volontà della Chiesa o della Santa Sede di ottenere potere, privilegi o posizioni di vantaggio economico e sociale” né di sconfinare dalla sua missione. Al contrario, tali accordi “hanno il loro fondamento nella giusta volontà da parte dello Stato di garantire ai singoli e alla Chiesa il pieno esercizio della libertà religiosa”. Un diritto, ribadisce, che “ha una dimensione non solo personale”. Per questo, è la sua esortazione, “lo Stato è chiamato a tutelare non solo i diritti dei credenti alla libertà di coscienza e di religione, ma anche il ruolo legittimo della religione e delle comunità religiose nella sfera pubblica”. “Il retto esercizio e il corrispettivo riconoscimento di questo diritto – ha proseguito il Papa – consentono alla società di avvalersi delle risorse morali e della generosa attività dei credenti”. Dunque, è stato il suo monito, “non si può pensare di conseguire l’autentico progresso sociale, percorrendo la via dell’emarginazione o perfino del rifiuto esplicito del fattore religioso, come ai nostri tempi si tende a fare con varie modalità”. Il Pontefice ha indicato in particolare “il tentativo di eliminare dai luoghi pubblici l’esposizione dei simboli religiosi, primo fra tutti il Crocifisso, che è certamente l’emblema per eccellenza della fede cristiana, ma che, allo stesso tempo, parla a tutti gli uomini di buona volontà e, come tale, non è fattore che discrimina”. Ha espresso così apprezzamento al governo italiano per aver agito “in conformità a una corretta visione della laicità e alla luce della sua storia, cultura e tradizione, trovando in ciò il positivo sostegno anche di altre nazioni europee”. Al contempo, il Papa ha ricordato che le cronache recenti “ci testimoniano come ai nostri giorni vengano compiute anche delle aperte violazioni della libertà religiosa”. La società italiana e le sue autorità, ha rilevato con gratitudine, hanno dimostrato “una particolare sensibilità per la sorte di quelle minoranze cristiane, che, a motivo della loro fede, subiscono violenze, vengono discriminate o sono costrette ad una forzata emigrazione dalla loro patria”. E ha auspicato dunque che possa “crescere ovunque la consapevolezza di questa problematica” e siano “intensificati gli sforzi per vedere realizzato, ovunque e per tutti, il pieno rispetto della libertà religiosa”. Nel suo discorso, il Papa non ha mancato di assicurare le sue preghiere per la gente d’Italia che mostra affetto ed entusiasmo nei suoi confronti a Roma come durante le sue visite pastorali nel Paese. Benedetto XVI ha auspicato per il popolo italiano di conservare il “tesoro prezioso della fede cristiana” e di ricevere da Dio “i doni della concordia e della prosperità”.