
Un’opera grande nata nel silenzio. Appena ventenne Benedetto lascia gli studi intrapresi a Roma “disgustato dallo stile di vita di molti suoi compagni...che vivevano in modo dissoluto, e non voleva cadere negli stessi loro sbagli. Voleva piacere a Dio solo”. Si ritira sui monti presso Subiaco e vive per tre anni completamente solo in una grotta. Un periodo di solitudine con Dio, un tempo di maturazione per superare le tre tentazioni fondamentali di ogni essere umano: “La tentazione dell’autoaffermazione e del desiderio di porre se stesso al centro, la tentazione della sensualità e, infine, la tentazione dell’ira e della vendetta. Era infatti convinzione di Benedetto che, solo dopo aver vinto queste tentazioni, egli avrebbe potuto dire agli altri una parola utile per le loro situazioni di bisogno”.
Soltanto dopo inizia a fondare i primi monasteri. La sua azione si basa sull’Ora et Labora: la preghiera è il fondamento di ogni sua attività.“Senza preghiera non c’è esperienza di Dio. Ma la spiritualità di Benedetto non era un’interiorità fuori dalla realtà. Nell’inquietudine e nella confusione del suo tempo, egli viveva sotto lo sguardo di Dio e proprio così non perse mai di vista i doveri della vita quotidiana e l’uomo con i suoi bisogni concreti. Vedendo Dio capì la realtà dell’uomo e la sua missione. Nella sua Regola...sottolinea...che la preghiera è in primo luogo un atto di ascolto: 'Il Signore attende che noi rispondiamo ogni giorno coi fatti ai suoi santi insegnamenti'”.
La vita del monaco diventa così “una simbiosi feconda tra azione e contemplazione” affinché “in tutto venga glorificato Dio”: “In contrasto con una autorealizzazione facile ed egocentrica, oggi spesso esaltata, l’impegno primo ed irrinunciabile del discepolo di San Benedetto è la sincera ricerca di Dio sulla via tracciata dal Cristo umile ed obbediente, all’amore del quale egli non deve anteporre alcunché e proprio così, nel servizio dell’altro, diventa uomo del servizio e della pace”.
L’opera di San Benedetto forgia la civiltà e la cultura dell’Europa che , afferma il Papa, dopo le “tragiche utopie” del XX secolo, è ancora alla ricerca della propria identità: “Per creare un’unità nuova e duratura, sono certo importanti gli strumenti politici, economici e giuridici, ma occorre anche suscitare un rinnovamento etico e spirituale che attinga alle radici cristiane del Continente, altrimenti non si può ricostruire l’Europa. Senza questa linfa vitale, l’uomo resta esposto al pericolo di soccombere all’antica tentazione di volersi redimere da sé – utopia che, in modi diversi, nell’Europa del Novecento ha causato, come ha rilevato il Papa Giovanni Paolo II, ‘un regresso senza precedenti nella tormentata storia dell’umanità’”.
Radio Vaticana
Udienza generale, 9 aprile 2008, San Benedetto da Norcia