Il principe giordano Ghazi bin Muhammad bin Talal (foto), promotore nel 2007 della lettera dei 138 saggi musulmani al Papa per il dialogo con i cristiani, parteciperà il prossimo 27 ottobre ad Assisi all'incontro interreligioso convocato da Benedetto XVI. Sarà dunque uno degli esponenti islamici che prenderanno parte all'evento in occasione dei venticinque anni dalla prima giornata di preghiera delle religioni per la pace, voluta da Giovanni Paolo II nel 1986. Ad annunciare questa sua intenzione è stato lo stesso dignitario musulmano nel corso di un incontro che ha avuto nei giorni scorsi ad Amman con il patriarca latino di Gerusalemme, monsignor Fouad Twal. Come tutti i componenti della famiglia reale hashemita, Ghazi, cugino dell'attuale re di Giordania Abdallah II, vanta il titolo di discendente diretto di Maometto, il profeta dell'islam. Ma, al di là del suo albero genealogico, a contare è soprattutto l'impegno per il dialogo interreligioso messo in atto in questi anni attraverso il Royal Aal al-Bayt Institute for Islamic Thought di Amman, l'istituto islamico che questo principe quarantaquattrenne con alle spalle studi letterari e filosofici a Princeton e a Cambridge oggi dirige. Già nel 2006, all'indomani delle polemiche scoppiate intorno al discorso di Ratisbona, Ghazi si era distinto scrivendo una prima lettera aperta a Benedetto XVI in cui, anziché attaccarlo, entrava nel merito del discorso del Papa, spiegando dal suo punto di vista che cosa significhi per un musulmano il rapporto tra fede e ragione. Un anno dopo, poi, alla fine del Ramadan 2007, arrivò "A Common Word", “Una parola in comune tra noi e voi”, il documento sottoscritto da ben 138 personalità islamiche di tutto il mondo che per la prima volta da parte musulmana metteva a tema esplicitamente la necessità di trovare nella comunanza dei comandamenti sull'amore di Dio e del prossimo la base per il dialogo tra cristiani e musulmani. Quel testo ebbe un'eco senza precedenti in Occidente ed è tuttora il punto di riferimento di ogni iniziativa accademica sul dialogo islamo-cristiano; anche se non altrettanto si può dire sulla sua diffusione nei Paesi musulmani. Fin dall'inizio il Vaticano l'accolse con grande attenzione: nel novembre 2008 si tenne a Roma anche un seminario tra un gruppo ristretto dei firmatari islamici e una delegazione cattolica, conclusosi con una dichiarazione congiunta. E non a caso, durante il viaggio che nel maggio 2009 lo portò in Terra Santa, Benedetto XVI fece tappa nella moschea di Amman, dove ad accoglierlo fu proprio il principe Ghazi. Che poi, a nome del suo Paese, si è fatto promotore all'Onu anche di una nuova iniziativa: una settimana mondiale dell'armonia interreligiosa, che l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha istituito ufficialmente e che dal 2011 si celebra ogni anno la prima settimana di febbraio. Non sfugge certo il significato politico delle iniziative del principe Ghazi, che in questi anni ha cercato di far assumere alla Giordania un ruolo cruciale nel dialogo religioso tra l'islam e l'Occidente, a volte anche in concorrenza con i sauditi. E andrà inoltre verificato quanto la monarchia hashemita potrà restare davvero al riparo dai venti che ormai da settimane scuotono tutto il Medio Oriente. Ma l'annuncio dell'intenzione di essere presente ad Assisi conferma in ogni caso la vicinanza tra il principe-filosofo Ghazi e il tipo di dialogo con il mondo islamico proposto da Papa Ratzinger. Non a caso, secondo quanto riferisce sull'incontro con Fouad Twal il sito del Patriarcato latino di Gerusalemme, nel faccia a faccia di Amman si è parlato anche di un altro fatto molto importante: sono quasi finiti i lavori della chiesa di Wadi al Kharrar, il luogo che secondo un'antica tradizione corrisponderebbe alla Betania oltre il Giordano dove Gesù fu battezzato da Giovanni il Battista. Un sito che Amman sta valorizzando come meta di pellegrinaggi cristiani e dove Benedetto XVI due anni fa pose, appunto, la prima pietra di una nuova chiesa. Verrà inaugurata ufficialmente proprio a novembre, cioè subito dopo l'incontro di Assisi. Ed è già prevista la presenza per l'occasione in Giordania di una delegazione ufficiale vaticana.
Giorgio Bernardelli, Vatican Insider