Padre Raniero Cantalamessa ha tenuto questa mattina nella Cappella Redemptoris Mater in Vaticano la sua quarta e ultima predica d’Avvento alla presenza del Papa e della Famiglia pontificia. Al centro delle sue riflessioni il protagonismo dei laici nell’evangelizzazione del mondo occidentale secolarizzato e per certi versi post-cristiano caratterizzato da tre dimensioni: scientismo, secolarismo, razionalismo. “Tre tendenze che hanno una radice comune nella crisi di fede. Chissà che la fede cristiana – si è chiesto - non debba tornare di nuovo in Europa dai paesi da essa un tempo evangelizzati; questa volta però non dal Nord, come dopo le invasioni barbariche, ma dal Sud. Nel suo discorso di ieri alla Curia, il Santo Padre ci parlava della fede incontrata in Africa, tanto più vibrante e gioiosa di quella che si riscontra ormai in Occidente”. Il predicatore della Casa Pontificia ha rilevato che “se si vuole rievangelizzare il mondo scristianizzato, si impone una scelta. Da dove partire?...La ricchezza immensa di dottrina e di istituzioni può diventare un handicap se cerchiamo di presentarci con essa all’uomo che ha smarrito ogni contatto con la Chiesa e non sa più chi è Gesù. Sarebbe come mettere uno di quegli enormi e pesanti piviali di broccato di una volta addosso a un bambino. Bisogna aiutare questo uomo a stabilire un rapporto con Gesù; fare con lui quello che Pietro fece il giorno della Pentecoste con le tremila persone presenti: parlargli di Gesù che noi abbiamo crocifisso e che Dio ha risuscitato, portarlo al punto in cui anche lui, toccato nel cuore, chieda: ‘Che dobbiamo fare, fratelli?’ e noi risponderemo, come rispose Pietro: ‘Pentitevi, fatevi battezzare, se non lo siete ancora, o confessatevi se siete già battezzati. I modi e i tempi in cui fare questo dipendono dalla nostra capacità creativa e possono variare, come variano già nel Nuovo Testamento: dal discorso di Pietro alle folle il giorno di Pentecoste, a quello, da persona a persona, di Filippo all’eunuco della regina Candace”. “Quelli che risponderanno all’annuncio – ha proseguito - si uniranno, come allora, alla comunità dei credenti, ascolteranno l’insegnamento degli apostoli e prenderanno parte alla frazione del pane; a seconda della chiamata e della rispondenza di ognuno, potranno fare proprio, a poco a poco, tutto quell’immenso patrimonio nato dal kerygma. Non si accetta Gesù sulla parola della Chiesa, ma si accetta la Chiesa sulla parola di Gesù. Abbiamo un alleato in questo sforzo: il fallimento di tutti i tentativi fatti dal mondo secolarizzato per sostituire il kerygma cristiano con altri 'gridi' e altri ‘manifesti’. Io porto spesso l’esempio del celebre dipinto del pittore norvegese Edvard Munch, intitolato ‘L’urlo’. Un uomo su un ponte, su uno sfondo rossastro, con le mani intorno alla bocca spalancata, emette un grido che, si capisce immediatamente, è un grido di angoscia, un grido vuoto, senza parole, solo suono. Mi sembra la descrizione più efficace della situazione dell’uomo moderno che, avendo dimenticato il grido pieno di contenuto che è il kerygma, si ritrova a dovere urlare a vuoto la propria angoscia esistenziale”. Un autore del IV secolo scrive: “Per ogni uomo, il principio della vita è quello, a partire dal quale Cristo è stato immolato per lui. Ma Cristo è immolato per lui nel momento in cui egli riconosce la grazia e diventa cosciente della vita procuratagli da quell’immolazione. Mi rendo conto che non è facile e forse neppure possibile dire queste cose alla gente, meno che meno, al mondo secolarizzato di oggi; ma è quello che dobbiamo avere ben chiaro noi evangelizzatori per attingere da esso il coraggio e credere alla parola dell’evangelista Giovanni che dice: ‘Colui che è in voi è più forte di colui che è nel mondo’”. I laici, ha affermato padre Cantalamessa, sono oggi i protagonisti dell’evangelizzazione: “Ho conosciuto un laico degli Stati Uniti, padre di famiglia, che, accanto alla sua professione, svolge anche un intensa evangelizzazione. È un tipo pieno di humour ed evangelizza a suono di fragorose risate, quali solo gli americani sanno fare. Quando va in un nuovo posto, comincia dicendo molto serio: ‘Duemila e cinquecento vescovi, riuniti in Vaticano, mi hanno chiesto di venire ad annunciarvi il vangelo’. La gente naturalmente è incuriosita. Lui allora spiega che i duemila cinquecento vescovi sono quelli che presero parte al Concilio Vaticano II e scrissero il decreto sull’apostolato dei laici ('Apostolicam actuositatem'), in cui si esorta ogni laico cristiano a partecipare alla missione evangelizzatrice della Chiesa. Aveva perfettamente ragione di dire ‘mi hanno chiesto’. Quelle parole non sono dette al vento, a tutti e a nessuno; sono indirizzate personalmente a ogni laico cattolico”. Padre Cantalamessa ha continuato: “Oggi conosciamo l’energia nucleare che si sprigiona dalla 'fissione' dell’atomo. Un atomo di uranio viene bombardato e 'spezzato' in due dall’urto di una particella chiamata neutrone, liberando, in questo processo, dell’energia. Inizia da ciò una reazione a catena. I due nuovi elementi 'fissano', cioè rompono, a loro volta, altri due atomi, questi altri quattro e così via per miliardi di atomi, sicché l’energia 'liberata', alla fine, risulta immensa. E non necessariamente energia distruttiva, perché l’energia nucleare può essere usata anche per scopi pacifici, a favore dell’uomo. In questo senso possiamo dire che i laici sono una specie di energia nucleare della Chiesa sul piano spirituale. Un laico raggiunto dal Vangelo, vivendo accanto ad altri, può 'contagiare' altri due, questi altri quattro, e siccome i laici cristiani non sono solo alcune decine di migliaia come il clero, ma centinaia di milioni, essi possono davvero svolgere un ruolo decisivo nel diffondere nel mondo la luce benefica del vangelo. Quello che rende più meritoria l’evangelizzazione dei laici è che è fatta gratuitamente, spesso rimettendoci di tasca propria”. I laici, ha ricordato il religioso cappuccino sulla scorta del Concilio Vaticano II, concorrono all’apostolato della gerarchia non come semplici collaboratori: infatti sono portatori di carismi, con i quali, dice la Lumen gentium, “sono resi adatti e pronti ad assumersi opere e uffici, utili al rinnovamento e alla maggiore espansione della Chiesa”. “Gesù – ha spiegato - volle che i suoi apostoli fossero pastori di pecore e pescatori di uomini. Per noi del clero, risulta più facile essere pastori che non pescatori; cioè, nutrire con la parola e i sacramenti quelli che vengono in chiesa, che non andare alla ricerca dei lontani, negli ambienti più disparati della vita. La parabola della pecorella smarrita si presenta oggi rovesciata: novantanove pecore si sono allontanate e una è rimasta all’ovile. Il pericolo è di passare tutto il tempo a nutrire quell’unica rimasta e non avere tempo, anche per la scarsità del clero, di andare alla ricerca delle smarrite. In questo l’apporto dei laici si rivela provvidenziale. La realizzazione più avanzata in questo senso sono i movimenti ecclesiali. Il loro contributo specifico all’evangelizzazione è di offrire agli adulti un’occasione per riscoprire il loro battesimo e diventare membri attivi e impegnati della Chiesa. Molte conversioni di non credenti e ritorni alla pratica religiosa di cristiani nominali avvengono oggi nell’ambito di questi movimenti. Uno degli scopi del convegno sull’evangelizzazione tenuto nell’Ottobre scorso era proprio, mi pare, quello di raccogliere le diverse, e a volte originali, forme di evangelizzazione da essi sperimentate”. Padre Cantalamessa ha poi sottolineato l’importanza della famiglia in vista dell’evangelizzazione. “Commentando il passo sui 72 discepoli, San Gregorio Magno scrive che Gesù li manda 'a due a due', 'perché meno che tra due non ci può essere amore', e l’amore è ciò da cui gli uomini potranno riconoscere che siamo suoi discepoli. Questo vale per tutti, ma in modo tutto speciale per due genitori. Se essi non possono fare più nulla per aiutare nella fede i loro figli, farebbero già molto se, guardandoli, essi potessero dire tra loro: 'Guardate come si amano papà e mamma'. 'L’amore è da Dio', dice la Scrittura e questo spiega perché dovunque c’è un po’ di amore vero, lì è sempre annunciato Dio. La prima evangelizzazione comincia tra le mura di casa”.
Radio Vaticana
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