Troppe voci e fughe di notizie sulla nomina, quasi certa, di mons. Sebastiano Sanguinetti alla guida della diocesi di Cagliari. Troppo rumore. Il Vaticano ha reagito fermandone l'annuncio ufficiale, rinviato di qualche settimana, quando si saranno calmate le acque agitate da un gossip clericale che, se continua, potrebbe convincere la Santa Sede a rimettere tutto in discussione e cercare in qualche altra direzione, fuori della Sardegna, il successore di mons. Giuseppe Mani (nella foto con Benedetto XVI). Una svolta di questo tipo sarebbe un insuccesso, che nessuno vuole, per tutta la Chiesa sarda, una dimostrazione di autolesionismo. Il D-day di Sanguinetti era previsto per il 15 dicembre. Come dispone una prassi collaudata, a mezzogiorno annuncio contemporaneo nella Sala Stampa vaticana, nella Cattedrale di Tempio e nella curia cagliaritana. Tre giorni prima, invece, arriva da Roma il contrordine: "Fermi tutti". Le motivazioni? Troppo rumore per una nomina rilevante sì, ma non politicamente decisiva per l'immagine universale della Chiesa. Cagliari non è Milano. La diocesi è una sede interessante, ma obiettivamente dai confini esclusivamente regionali. Troppo soprattutto il gossip sulle modalità della nomina. Gole profonde, sicuramente non amiche di Sanguinetti, hanno messo in giro la voce che principale sponsor dell'attuale vescovo di Tempio sarebbe il pattadese mons. Angelo Becciu, Sostituto della Segreteria di stato. Sembra un vero e proprio siluro a doppia testata: una per bruciare Sanguinetti e l'altra per mettere in cattiva luce l'ex nunzio apostolico a Cuba arrivato nel maggio scorso, un po' a sorpresa, a ricoprire uno dei posti più prestigiosi e ambìti della nomenclatura vaticana. Gioco al massacro soprattutto nei confronti del prelato tempiese, 66 anni, originario di Lula, diocesi di Nuoro, che rischia di veder sfumare la nomina oppure di arrivare a Cagliari con l'etichetta immeritata di "raccomandato". Il Vaticano non ha certo problemi di scelta per il successore di Mani. È pronta una lista di cinque nomi candidati al Patriarcato di Venezia. Basta dirottare in Sardegna il primo dei non eletti. Una sola la verità: la Santa Sede ha deciso di dare via libera a un vescovo sardo per ridurre i tempi di ambientamento necessari a un continentale prima di conoscere la realtà isolana, ma soprattutto per avviare una pastorale il più possibile coordinata tra le dieci diocesi sarde. Il criterio della scelta? Non basta la raccomandazione. Nella Chiesa tutti quelli che occupano alti incarichi, compresi i più vicini al Papa, hanno uno sponsor: il Papa stesso, un cardinale, un ordine religioso e, da qualche tempo, anche un'associazione laica (Opus Dei, Comunione e Liberazione, Azione Cattolica, Focolarini, Neocatecumenali, Rinnovamento nello Spirito...). Un "accozzo" che, per funzionare, richiede meriti e collaudate qualità pregresse. Il cambio della guardia al vertice della diocesi di Cagliari avviene nel rispetto normale dei tempi vaticani. A nessun vescovo viene dato l'arrivederci e grazie allo scoccare dei 75 anni d'età. Quest'anno in Italia è accaduto solamente una volta. In tutti gli altri casi la Santa Sede si prende almeno sei mesi per avviare le consultazioni scritte, qualche volta due giri, tra sacerdoti e laici di provata maturità e fedeltà a Santa Romana Chiesa, e per sondare i possibili candidati. Non mancano recenti conferme. Mons. Pietro Meloni (Nuoro) ha compiuto 75 anni nell'agosto del 2010, il successore Mosè Marcia è stato nominato nell'aprile di quest'anno. Mons. Ottorino Alberti ha presentato le dimissioni per limiti d'età nel dicembre 2002, sei mesi dopo è stato eletto il suo successore a Cagliari, l'ex ordinario militare. Mons. Giacomo Lanzetti ha lasciato la diocesi di Alghero-Bosa nel giugno 2010, l'attuale vescovo Mauro Morfino è stato nominato il 31 gennaio 2011. Sanguinetti è sereno e nei giorni scorsi ha varato una serie di nomine. Nella diocesi di Cagliari preti e laici sono ormai completamente proiettati al dopo Mani. Soprattutto i secondi tifano per Sanguinetti e Ignazio Sanna, arcivescovo di Oristano, per formazione culturale e pastorale vescovi aperti al coinvolgimento e alla responsabilizzazione del laicato. A Tempio gira il nome del successore di Sanguinetti. E radio clero già indica i due possibili sardi candidati all'episcopato: uno per la Gallura, l'altro per la diocesi di Ogliastra, il cui vescovo, Antioco Piseddu, tre mesi fa ha varcato la soglia dei 75 anni.
Mario Girau, La Nuova Sardegna