Incontro questo pomeriggio di Benedetto XVI con la comunità universitaria di Roma. Il Papa ha presieduto la celebrazione dei Vespri con gli studenti degli Atenei romani nella Basilica Vaticana. L’evento, nel giovedì della terza settimana di Avvento, ha avuto per tema “Il Tuo Volto, Signore, io cerco (Sal 27,8). La questione di Dio oggi”. L’incontro, organizzato dall’Ufficio diocesano per la Pastorale Universitaria, giunge al culmine delle cerimonie per il ventennale dell’istituzione, creata da Giovanni Paolo II nel 1991. Per l’occasione è giunta in Basilica l’Icona di Maria Sede della Sapienza, dopo la visita nelle università spagnole in preparazione alla Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid. Al termine della liturgia, la delegazione universitaria spagnola ha consegnato l’Icona agli studenti dell’Università di Roma La Sapienza, che ospiterà per prima la “Peregrinatio Mariae” nelle cappellanie universitarie della città, itinerario che si concluderà con il Simposio Internazionale dei docenti, previsto nel giugno 2012 a Roma. La cerimonia è stata accompagnata dal Coro della Cappella Sistina e dall’Orchestra del Conservatorio di Santa Cecilia.
San Giacomo, ha esordito il Papa nella sua omelia commentando il brano evangelico odierno, esorta ad imitare l’agricoltore, che “aspetta con costanza il prezioso frutto della terra”. “A voi che vivete nel cuore dell’ambiente culturale e sociale del nostro tempo, che sperimentate le nuove e sempre più raffinate tecnologie, che siete protagonisti di un dinamismo storico che talvolta sembra travolgente – ha detto Benedetto XVI rivolgendosi agli studenti – l’invito dell’apostolo può sembrare anacronistico, quasi un invito ad uscire dalla storia, a non desiderare di vedere i frutti del vostro lavoro, della vostra ricerca”. "Sono molte nella nostra epoca - ha osservato Benedetto XVI - le persone, specialmente nelle aule universitarie, che danno voce alla domanda se dobbiamo attendere qualcosa o qualcuno; se dobbiamo attendere un altro messia, un altro dio; se vale la pena di fidarci di quel Bambino che nella notte di Natale troveremo nella mangiatoia tra Maria e Giuseppe". In realtà, l’esortazione dell’apostolo “alla paziente costanza, che nel nostro tempo potrebbe lasciare un po’ perplessi, è la via per accogliere in profondità la questione di Dio, il senso che ha nella vita e nella storia, perché proprio nella pazienza, nella fedeltà e nella costanza della ricerca di Dio, dell’apertura a Lui, Egli rivela il suo Volto”. “Non abbiamo bisogno di un dio generico, indefinito, ma del Dio vivo e vero – le parole del Papa – che apra l’orizzonte del futuro dell’uomo ad una prospettiva di ferma e sicura speranza, una speranza ricca di eternità e che permetta di affrontare con coraggio il presente in tutti i suoi aspetti”. Agli universitari di Roma, il Papa ha suggerito allora di chiedersi "dove trova la miaricerca il vero Volto di questo Dio? O meglio ancora: dove Dio stesso mi viene incontro mostrandomi il suo Volto, rivelandomi il suo mistero, entrando nella mia storia?". "L’invito di San Giacomo 'Siate costanti, fratelli, fino alla venuta del Signore' ci ricorda che la certezza della grande speranza del mondo ci è donata e che non siamo soli e non siamo noi da soli a costruire la storia. Dio non è lontano dall’uomo, ma si è chinato su di lui e si è fatto carne, perché l’uomo comprenda dove risiede il solido fondamento di tutto, il compimento delle sue aspirazioni più profonde: in Cristo". La pazienza è “la virtù di coloro che si affidano a questa presenza nella storia, che non si lasciano vincere dalla tentazione di riporre tutta la speranza nell’immediato, in prospettive puramente orizzontali, in progetti tecnicamente perfetti, ma lontani dalla realtà più profonda, quella che dona la dignità più alta alla persona umana: la dimensione trascendente, l’essere creatura ad immagine e somiglianza di Dio, il portare nel cuore il desiderio di elevarsi a Lui”. "San Giacomo - ha detto Benedetto XVI - ci ha detto: 'Guardate l'agricoltore: egli aspetta con costanza'. Dio, nell'incarnazione del Verbo, nell'incarnazione del suo Figlio, ha sperimentato il tempo dell'uomo, della sua crescita, del suo farsi nella storia. Quel bambino è il segno della pazienza di Dio, che per primo è paziente, costante, fedele al suo amore verso di noi; Lui è il vero 'agricoltore' della storia, che sa attendere. Quante volte gli uomini hanno tentato di costruire il mondo da soli, senza o contro Dio!”, ha esclamato il Santo Padre: “Il risultato è segnato dal dramma di ideologie che, alla fine, si sono dimostrate contro l’uomo e la sua dignità profonda”. “La costanza paziente nella costruzione della storia, sia a livello personale che comunitario – ha puntualizzato il Papa – non si identifica con la tradizionale virtù della prudenza, di cui certamente si ha bisogno, ma è qualcosa di più grande e più complesso. Essere costanti e pazienti significa imparare a costruire la storia insieme con Dio, perché solo edificando su di Lui e con Lui la costruzione è ben fondata, non strumentalizzata per fini ideologici, ma veramente degna dell’uomo”. “Nella grotta di Betlemme – ha proseguito il Papa – la solitudine dell’uomo è vinta, la nostra esistenza non è più abbandonata alle forze impersonali dei processi naturali e storici, la nostra casa può essere costruita sulla roccia: noi possiamo progettare la nostra storia, la storia dell’umanità non nell’utopia ma nella certezza che il Dio di Gesù Cristo è presente e ci accompagna”. Nell’omelia, il Santo Padre ha ricordato i 20 anni dall’istituzione dell’Ufficio di pastorale universitaria, per volontà di Giovanni Paolo II: “Il lavoro svolto – ha affermato – ha promosso la nascita e lo sviluppo delle Cappellanie per giungere ad una rete ben organizzata, dove le proposte formative dei diversi atenei, statali, privati, cattolici e pontifici possono contribuire all’elaborazione di una cultura al servizio della crescita integrale dell’uomo”. Infine, facendo riferimento alla consegna dell’icona di Maria Sede della Sapienza che a cominciare dall’Università di Roma verrà portata nelle diverse Cappellanie, Benedetto XVI ha rivelato ai giovani “di confidare nella loro testimonianza di fedeltà e impegno apostolico”. "E’ l’augurio che rivolgo alla comunità accademica romana: portate a tutti l’annuncio che il vero volto di Dio è nel Bambino di Betlemme, così vicino a ciascuno di noi che nessuno può sentirsi escluso, nessuno deve dubitare della possibilità dell’incontro, perché Lui è il Dio paziente e fedele, che sa attendere e rispettare la nostra libertà".
SIR, Radio Vaticana
CELEBRAZIONE DEI VESPRI CON GLI UNIVERSITARI DEGLI ATENEI ROMANI - il testo integrale dell'omelia del Papa