"A Cuba la Chiesa è considerata, ha un gradimento da parte del Governo, è riconosciuta nel lavoro che essa compie nel ministero che essa sta svolgendo. Vi è - anzi - un senso di ammirazione per quello che la Chiesa sta compiendo, e sta compiendo proprio nel silenzio, sta compiendo a contatto con la gente. Non può fare grandi cose, non ha grandi mezzi, però ha la forza del Vangelo". Ex nunzio apostolico a L'Avana, il sostituto della Segreteria di Stato, mons. Angelo Becciu ha commentato così dal Messico l'attesa dell'arrivo del Papa a Cuba. L'arcivescovo Becciu rileva, da parte sua, come dopo l'incontro di Fidel Castro con Giovanni Paolo II nel 1998 siano cadute molte pregiudiziali del regime verso la Chiesa. "Rimangono ancora riserve - dice ai microfoni del Centro Televisivo Vaticano - da parte di di alcuni che vivono di una certa idea dello Stato, di una certa idea della vita che non collima, che non coincide con quella della Chiesa. Per cui, rimangono refrattari, rimangono diffidenti alla proposta della Chiesa. Però per molti altri vi è stato un mutamento di atteggiamento". "Si può dire - prosegue - che è uscita dalle sagrestie dove era stata costretta a vivere, ha sviluppato una maggiore attività catechetica e inoltre le è stata data la possibilità di svolgere la sua attività caritativa. Ed è soprattutto questo che ha fatto grande la Chiesa, che è diventata punto di attrazione per tanti che l'avevano abbandonata o, addirittura, non la conoscevano. Quindi, direi in sintesi, che le relazioni sono di un dialogo sincero, di un dialogo in cui la Chiesa può dire ai governanti quello che pensa, quello che vorrebbe che si realizzasse per il bene dello stesso popolo cubano". Becciu sottolinea in particolare come significativo il fatto stesso che i vescovi siano "chiamati a fare da intermediari". "Inoltre - ricorda - quando ci fu nel 2008 il terribile uragano che tanti danni ha provocato in molte parti del Paese, la Chiesa fu in prima linea nel cercare aiuti all'estero, quindi tramite tutta l'organizzazione caritativa internazionale della Chiesa, per aiutare le popolazioni danneggiate che avevano subito danni incalcolabili nelle abitazioni, oppure nella mancanza di cibo. Fu una collaborazione con il governo, questa, ed il governo apprezzò tanto quest'opera fatta dalla Chiesa". "Ma - afferma il numero due della Segreteria di Stato - questa è la grandezza della Chiesa: che essa si fa forte del Vangelo e si fa forte della sua opera caritativa. Anche se viene privata di mezzi esterni, di scuole, di ospedali, istituzioni, essa continua e cammina proprio illuminata e rafforzata dallo Spirito, dallo Spirito di Dio, dalla forza del Vanelo e dall'attività caritativa. Ed è questo che ha cambiato il cuore di tanta gente e che ha fatto ammirare la Chiesa". Mons. Becciu racconta "un piccolo emblematico episodio" sui rapporti tra Chiesa e Stato a Cuba: "Mi ricordo - racconta l'ex nunzio nell'isola caraibica - che ero appena arrivato in un ricevimento, mi avvicinai a due persone - un signore e una signora che poi mi dissero erano membri dell'Assemblea Popolare - e poi, parlando, mi dissero: 'Lei è il rappresentante del Vaticano? Bene! Noi abbiamo una grande ammirazione per la Chiesa: sa, il parroco della Chiesa dove qualche volta vado, vedo che si dà da fare molto con i poveri, organizza la mensa per i poveri. E ne parlavo con un mio compagno di partito, il quale diceva: 'Non è possibile, non possiamo permetterglielo. Questo è esclusiva del governo o del partito fare queste cose''. E questo signore mi disse: 'Subito gli rinfacciai: 'Ma perché non lo facciamo noi? Se lui lo fa, ne dobbiamo essere contenti, ed anzi dobbiamo rimanere ammirati per l'opera che stanno facendo''. Ecco, un piccolo esempio per dire che alcuni capiscono qual è l'azione vera, l'azione genuina della Chiesa, altri rimangono bloccati in una certa visione della vita e della società".
Agi, TMNews
Mons. Becciu: la Chiesa a Cuba è uscita dalle sacrestie