Le ultime vicissitudini che hanno colpito alcuni aderenti di importanti movimenti ecclesiali, come i problemi finanziari di alcuni membri laici di CL, non sembrano influenzare la percezione che di questi stessi movimenti si ha all’interno del Collegio cardinalizio. Secondo un’indagine svolta dal vaticanista americano John Allen a Roma tra personale del Vaticano, prelati di ogni nazionalità, diplomatici, giornalisti e accademici, sono tre oggi i papabili in caso di conclave: l’italiano Angelo Scola, 70 anni, arcivescovo di Milano che non ha mai nascosto le sue origini cielline; il canadese Marc Ouellet, 67 anni, prefetto dei vescovi appartenente alla società di vita apostolica dei sulpiziani; e l’argentino Leonardo Sandri, 68 anni, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali ma sostituto in Segreteria di Stato dal 2000 al 2007, alcuni degli anni insomma nei quali l’esplosivo dossier relaltivo agli abusi sessuali del fondatore dei Legionari Marcial Maciel Degollado è stato tenuto sotto chiave. Allen fa anche altri nomi, eventuali seconde opzioni, ma riferisce che “tutti su questi candidati (e in particolare sui primi due) sono d’accordo”. Scola e Ouellet, insomma, sarebbero a suo dire in pole position. Sia Scola che Ouellet sono “teologicamente in sintonia con Benedetto XVI” ma c’è chi si chiede se il primo, non avendo mai lavorato in Curia romana, “ha quello che serve per porre rimedio ai problemi di governance” e se il secondo “non sia troppo una fotocopia di Ratzinger: cerebrale, schivo, a disagio sotto i riflettori, teologo poco appassionato di Realpolitik”. Anche Sandri, naturalmente, ha i suoi difetti: secondo molti sarebbe meglio come Segretario di Stato che come Papa. Più capace come amministratore che come trascinatore. Dopo i tre porporati, ecco le seconde file, candidati in grado di competere se i primi tre non dovessero farcela. Anzitutto il card. Péter Erdo, 59 anni, ungherese arcivescovo di Budapest. Come Ouellet e come Scola è vicino a quella teologia che ha ruotato per anni attorno alla rivista teologica Communio, il cui vate era il quasi cardinale Hans Urs von Balthasar. Eletto due volte alla presidenza della Conferenza dei vescovi europei, avrebbe l’appoggio di molti cardinali del suo continente. Non poco se si tiene presente che la metà dei cardinali che eleggeranno il prossimo Papa sono europei. Altra seconda scelta è il card- Angelo Bagnasco, 69 anni, arcivescovo di Genova e capo dei vescovi italiani. Dice John Allen che quando venne scelto a guidare l’episcopato era visto come “relativamente debole”. La sua elezione, sostiene, fu “un compromesso”. Ma poi è cresciuto. Tra le seconde linee c’è infine il cardinale brasiliano Odilo Pedro Scherer, 62 anni, arcivescovo di San Paolo. Come il cardinale argentino Jorge Mario Bergoglio fu il candidato latino americano nel conclave del 2005, allo stesso modo Scherer potrebbe essere il candidato del suo continente. Ma Scherer proviene da una famiglia di origini tedesche, sarebbe sostanzialmente il secondo tedesco di seguito. Secondo molti osservatori il prossimo conclave non sarà a breve, viste le buone condizioni fisiche di Papa Ratzinger. Se così sarà, quattro outsider più di altri potrebbero emergere. Il card. Gianfranco Ravasi, 69 anni, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura sa essere erudito e insieme uomo di popolo. Per intenderci: organizza il Cortile dei Gentili ma non disdegna una rubrica su Radio Maria. Dice Allen che occorre capire se “il suo intelletto classicamente europeo è adeguato alle nuove realtà globali del cattolicesimo”, ma a parte ciò resta un candidato. Poi ci sono i card. Peter Turkson, 63 anni, ghanese presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, e Robert Sarah, 66 anni, nativo della Guinea, presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”. Se il prossimo Papa fosse un africano, sarebbe probabilmente uno di questi due. Si sa, in conclave tutto può succedere. E allora ecco, tra gli outisider, il nome di Timothy Dolan, 62 anni, statunitense arcivescovo di New York. Durante lo scorso Concistoro a Roma è stato accolto come una celebrità. Ancora si parla del suo discorso davanti a tutti i cardinali e al Papa dedicato alla “nuova evangelizzazione”. Fuori dagli Stati Uniti è visto come l’incarnazione di uno stile di leadership della Chiesa rilassato, gioviale e per nulla angosciato. Certo, parla male l’italiano (cosa non secondaria per un Papa) e la sua esuberanza potrebbe essere uno shock per la Curia romana. Infine il filippino Luis Antonio Tagle, 54 anni, arcivescovo di Manila. Non è ancora cardinale ma dovrebbe diventarlo presto (si parla di un Concistoro del 2013 con nomine prevalentemente non-curiali). E’ un comunicatore di talento, ricercato speaker sui media. Un commentatore filippino ha detto recentemente che Tagle ha dimostrato di avere “la mente di un teologo, l’anima di un musicista e il cuore di un pastore”.
Paolo Rodari, Il Foglio