Le linee guida della Conferenza Episcopale italiana per combattere la piaga dell’abuso sessuale sui minori da parte del clero saranno approvate dai vescovi italiani durante l’Assemblea Generale che si terrà in Vaticano da lunedì: è prevista la piena collaborazione con le autorità civili ma non ci sarà l’obbligo per il vescovo di denunciare alla magistratura il prete sospettato di pedofilia. La mancata obbligatorietà della denuncia dipende dalla diversità delle legislazioni dei diversi Stati. Là dove quest’obbligo è previsto per legge, esso viene recepito nelle linee guida della Chiesa, mentre dove non esiste, come nel caso dell’Italia, solitamente non lo si inserisce: sono infatti le disposizioni stesse della Santa Sede a stabilire che le Conferenze Episcopali devono operare "nel rispetto e nei limiti delle legislazioni nazionali". Un'eccezione è stata rappresentata dall'Irlanda, dove lo scandalo degli abusi ha travolto molte diocesi e dove non esiste nella legge civile l'obbligo di denuncia, ma i vescovi hanno voluto comunque inserirla. In ogni caso il documento della CEI è molto esplicito e chiaro nell'invitare le persone a conoscenza di questi crimini a fare denunce e a presentare segnalazioni. Il testo della normativa è già stato vagliato per due volte dal Consiglio permanente della CEI e ora arriva in assemblea per l’approvazione definitiva e la pubblicazione. "L’impegno dei vescovi – aveva assicurato lo scorso gennaio il segretario della CEI Mariano Crociata – è di affrontare questa materia in modo da escludere nella maniera più determinata ogni possibile abuso per quanto è nelle nostre possibilità". Si punterà dunque sulla prevenzione, seguendo le indicazioni di Benedetto XVI messe nero su bianco dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nel maggio 2011, a partire dalla formazione in seminario, facendo in modo che i chierici comprendano la gravità del danno arrecato a un minore abusato e delle responsabilità che ne derivano anche di fronte alle leggi civili. Di fronte a una segnalazione che risulti fondata il vescovo ha il dovere di fare in modo che l’accusato non venga a contatto con minori fintanto che la sua situazione non si sarà chiarita. Le nuove linee guida cercano di interpretare il cambio di mentalità che Benedetto XVI ha cercato di promuovere nella Chiesa a tutti i livelli, chiedendo che le vittime siano accolte, ascoltate, aiutate, e non vengano respinte come accadeva in passato da un’istituzione che si chiudeva a riccio. È previsto il sostegno psicologico per chi ha subito violenza. La CEI nei mesi scorsi ha cercato di monitorare le proporzioni del fenomeno nel nostro Paese e ha inviato a tutte le diocesi della Penisola un questionario per sapere quanti preti siano indagati e condannati nei vari gradi di giudizio per reati sessuali contro minori. Nelle stime diffuse in precedenza si parlava di 100-125 casi, con circa 300 vittime, registrati negli ultimi dieci anni, anche se in Italia non è stato mai condotto uno studio scientifico com’è avvenuto negli Stati Uniti con le ricerche del John Jay College.
Andrea Tornielli, Vatican Insider