"Finestre aperte sul mistero": è questo il titolo del Convegno con cui due giorni fa la Pontificia Università della Santa Croce ha rotto il silenzio su uno dei maggiori teologi del Novecento, il francese Jean Daniélou (foto), gesuita, fatto cardinale da Paolo VI nel 1969. Un silenzio durato quasi quarant'anni e cominciato con la sua scomparsa nel 1974. In effetti, il ricordo di Daniélou si riduce oggi, per tanti, al mistero della sua morte per infarto, un pomeriggio di maggio, nella casa di una prostituta, al quarto piano di rue Dulong 56, a Parigi. Quando in realtà il vero mistero su cui Daniélou aprì a molti le finestre, nella sua attività di teologo e uomo spirituale, è quello del Dio trinitario. Una delle sue opere maggiori ebbe per titolo "Saggio sul mistero della storia". Una storia non governata dal caso, né dalla necessità, ma riempita dalle "magnalia Dei", dalle grandiose meraviglie di Dio, una più stupefacente dell'altra. Oggi, pochi dei suoi libri sono ancora in commercio. Eppure sono tuttora di straordinaria ricchezza e freschezza. Semplici eppure profondissimi, come pochi teologi hanno saputo fare nell'ultimo secolo, oltre a lui e a quell'altro campione di chiarezza che ha nome Joseph Ratzinger. Daniélou si accompagna all'attuale Papa per l'impianto biblico e storico più che filosofico della sua teologia, per la competenza nei Padri della Chiesa (innamorato l'uno di Gregorio di Nissa, l'altro di Agostino), per il ruolo centralissimo dato alla liturgia. Daniélou, assieme al confratello gesuita Henri De Lubac, fu il geniale iniziatore nel 1942 di quella collana di testi patristici denominata "Sources Chrétiennes" che ha segnato la rinascita della teologia nel secondo Novecento e ha preparato il meglio del Concilio Vaticano II. Un autore, insomma, assolutamente da riscoprire. Ma va sciolto anche il giallo della sua morte e della taciturna squalifica che ne seguì. Mimì Santoni, la prostituta, lo vide cadere in ginocchio col volto a terra, prima di spirare. E per lei "fu una bella morte, per un cardinale". Era andato a portarle dei soldi per pagare un avvocato capace di tirar fuori di prigione suo marito. Fu l'ultima delle sue opere di carità compiute in segreto, per persone disprezzate e bisognose d'aiuto e perdono. I gesuiti fecero indagini serrate, per appurare la verità. Accertarono la sua innocenza. Ma di fatto avvolsero il caso in un silenzio che non fugò i sospetti. La rottura tra Daniélou e altri suoi confratelli gesuiti di Parigi e di Francia fu in effetti la vera origine dell'oblio caduto su questo grande teologo e cardinale. Una rottura che precedette la sua morte almeno di due anni. Dal 1972, infatti, Daniélou non abitava più nella casa di "Etudes", la rivista culturale di punta dei gesuiti francesi, dove aveva vissuto per decenni. Si era trasferito in un convento di suore, le Figlie del Cuore di Maria. A far precipitare lo scontro era stata un'intervista di Daniélou alla Radio Vaticana nella quale criticava duramente la "decadenza" che devastava tanti ordini religiosi maschili e femminili, a causa di "una falsa interpretazione del Vaticano II". L'intervista fu letta come un'accusa portata contro la stessa Compagnia di Gesù, il cui generale era all'epoca padre Pedro Arrupe, che era anche a capo dell'Unione dei superiori generali degli ordini religiosi. Il gesuita Bruno Ribes, direttore di Etudes, fu tra i più attivi nel far terra bruciata attorno a Daniélou. Le posizioni dei due si erano fatte antitetiche. Nel 1974, l'anno della morte di Daniélou, Ribes schierò Etudes in disobbedienza aperta rispetto all'insegnamento dell'Enciclica "Humanae Vitae" sulla contraccezione. E collaborò con altri teologi "progressisti", tra i quali i domenicani Jacques Pohier e Bernard Quelquejeu, alla stesura della legge che in quello stesso anno introdusse il libero aborto in Francia, con Simone Veil ministro della sanità, Valéry Giscard d'Estaing presidente e Jacques Chirac primo ministro. L'anno dopo, nel 1975, padre Ribes lasciò la direzione di Etudes. E successivamente abbandonò prima la Compagnia di Gesù e poi la Chiesa Cattolica. A distanza di quarant'anni, la decadenza degli ordini religiosi in essa denunciata è ancora in atto, come prova negli Stati Uniti la vicenda della "Leadership Conference of Women Religious".
Sandro Magister, www. chiesa
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