"Incontro Joseph Ratzinger nel 2000. E in quell'incontro è emersa la sua stoffa umana. Una stoffa che è fatta di questa sua limpida e delicata gentilezza. Di questa sua allegria, e dico un termine che in pochi accostano a Papa Benedetto XVI. Del suo garbo. Del suo nitore. E mentre parlo mi accorgo che per descriverlo utilizzo parole che sono ormai desuete, che non vengono mai usate per descrivere un uomo". Andrea Monda, giornalista, scrittore, racconta così l'incontro con quello che sarebbe diventato Benedetto XVI. Un incontro che lo ha portato prima a scrivere un articolo, nel 2007. E poi a pubblicare un libro, "Benedetta umiltà. Le virtù semplici di Joseph Ratzinger" (edito da Lindau) che sarà presentato oggi alle 18.00 presso la Fondazione Achille Grandi per il Bene Comune. Da una lettura del libro, e da una chiacchierata con l'autore, si scopre che una delle parole più usate nei discorsi del Papa è "gioia". Si sottolinea come la grandezza di Benedetto XVI è stata quella di aver sempre detto sì, di aver sempre accettato quello che la vita ha riservato per lui. "Voleva essere teologo - racconta Monda - e si è ritrovato a fare il vescovo, e poi il prefetto della Congregazione della Fede, e poi il Papa. La sua vita non gli ha riservato niente di quello che desiderava per sé, ma lui l'ha accolta, con umiltà". E si nota che la bellezza di Benedetto XVI non sta nella sua sapienza, ma nella sua semplicità, quando diventa "parroco del mondo", incontra bambini, giovani, seminaristi, e risponde a braccio alle loro domande. Basterebbe pensare a quando, a Milano, appena la scorsa settimana, ha risposto semplicemente che "il Paradiso deve essere come era la mia famiglia da bambino". "Ed è lì - spiega Andrea Monda - che si vede la pienezza dell'umiltà di Benedetto XVI. Un tratto umano che mi ha sempre affascinato in lui, da quando ho avuto modo di incontrarlo. Già si parlava di lui come il Panzerkardinal, il custode tedesco della fede cattolica, il cardinale del no. Ma c'erano anche riflessioni più approfondite che mi dicevano di lui che era un grande teologo, cristallino, serio, di grande profondità. Ma quando l'ho incontrato, anche questo secondo aspetto è passato in secondo piano". Nasce da lì la riflessione sull'umiltà di Benedetto XVI. "Mi sono reso conto - racconta - che tutte le grandi persone sono unite dalla caratteristica dell'umiltà. Che è una virtù particolare: nel momento in cui pensi di averla, l'hai già persa. L'umiltà è un cammino, non si arriva mai alla pienezza. La sua grandezza sta proprio nella semplicità che ha quando parla. E lo trovo strepitoso quando parla con i bambini". È lì che viene fuori l'immagine vera dell'uomo Joseph Razinger, perché, sostiene Monda, "dietro un Papa c'è sempre un uomo". Eppure, è un uomo di cui non si parla quasi mai. "Si potrebbe dire che una buona notizia è nessuna notizia. Ma da cristiano io parlo di una Buona Novella. Il mio libro, in effetti, si potrebbe dire dedicato ai giornalisti. Benedetto XVI esce malridotto dalla narrativa mediatica. Io dico che un'altra narrazione spirituale è possibile". Una narrazione che passa per l'amore "filiale" di Benedetto XVI per la Madonna e per il gesto dell'inginocchiarsi, un gesto molto presente in Benedetto XVI. "È proprio l'inginocchiarsi - spiega Monda - il segno dell'umiltà. L'umiltà e il cristianesimo sono strettamente collegati. Prima del cristianesimo, l'umiltà si caratterizzava come il rispetto verso il superiore. Ma con il cristianesimo noi abbiamo il paradosso, la chenosi di Dio che diventa uomo e addirittura lava i piedi ai suoi discepoli. Questo abbassamento scandaloso è l'acme del cristiano, e questo Papa lo rappresenta tutto. Benedetto XVI più volte ci riflette: più si sale e pi si deve essere umili. Servizio e obbedienza sono parole che sono state come rimosse dall'orizzonte occidentale, non si trovano sui mass media, ma sono molto presenti nelle riflessioni di Benedetto XVI". Ed è lo scacco dei mass media che non sanno farsi "bucare" dal messaggio lanciato da Benedetto XVI con la sua umanità. Eppure, questa parte umana e viva di Benedetto XVI passa in secondo piano. Mentre a Milano radunava 2 milioni di persone, si parlava di un Papa che si trova costretto a fronteggiare attacchi dall'interno del suo stesso appartamento. "Questo - afferma Monda - credo lo viva con grande sofferenza, perché è una situazione che tocca anche la situazione affettiva, le persone a lui vicine. Ma non fa altro che esaltarne la fede in Dio. Anche in questa situazione, Benedetto XVI dice: 'C'è qualcuno più grande di me, cui mi affido'. È questa la sua grande umiltà. In questi frangenti si vede la statura di un uomo che vola alto, e che per primo ha pregato tutti di pregare perché lui stesso non retrocedesse. E lo ha fatto da quel 19 aprile 2005, quando per la prima volta ha parlato come Papa dalla loggia della Basilica di San Pietro".
Andrea Gagliarducci, Il Tempo