Con le nomine annunciate martedì, alle quali si aggiungerà quella ormai imminente del nuovo prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Benedetto XVI ha impresso una direzione nuova alla Curia romana. Va innanzitutto notato che su tre italiani che lasciano l’incarico (i cardinali Raffaele Farina ed Ennio Antonelli, il vescovo Gianfranco Girotti), soltanto un italiano subentra (Vincenzo Paglia). E non si può non sottolineare come il segno di questi cambiamenti non sia certo classificabile come conservatore o tradizionalista. Paglia, nominato presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, vanta una lunga esperienza nel dialogo ecumenico e nelle iniziative in favore dei poveri. L’arcivescovo francese Jean-Louis Brugues, nominato archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa, è considerato aperto e uomo di mediazione nelle controversie che hanno riguardato le università cattoliche in questi anni. L’inglese Arthur Roche, nominato segretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, è un vescovo moderno (non modernista) fedele al Concilio, esperto di liturgia, per dieci anni ha presieduto l’International commission on english in liturgy, che non ha certo un’agenda tradizionalista. Già candidato per questo incarico nel 2009, è stato ausiliare del card. Murphy O’Connor. L’infornata di nomine, nel suo complesso, segna una battuta d’arresto per l’ala curiale più conservatrice e mostra la volontà del Papa di tenere aperta la linea del dialogo a tutto campo. La svolta aperturista di Benedetto verrà confermata nei prossimi giorni con la designazione del vescovo di Ratisbona Gerhard Ludwig Müller a nuovo prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. La candidatura di Müller, teologo tedesco ben conosciuto da Joseph Ratzinger, era stata oggetto nei mesi scorsi di tentativi di affossamento da parte di ambienti ecclesiastici che consideravano il vescovo di Ratisbona troppo aperto. Le promozioni e i trasferimenti di martedì, infine, non sembrano indicare che il Segretario di Stato Tarcisio Bertone sia sul punto di lasciare l’incarico. L’ipotesi di un cambio viene presa in considerazione, ma non nell’immediato, sotto la pressione dei vatileaks che vedevano proprio nel "primo ministro" del Papa uno dei principali bersagli.
Andrea Tornielli, Vatican Insider