Ieri pomeriggio, alle 16.30, con la preghiera "Actiones nostras",
ha avuto inizio la dodicesima Congregazione generale per la continuazione degli
interventi in Aula dei Padri Sinodali sul tema "La nuova
evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana". È seguito un
tempo di interventi liberi. Presidente Delegato di turno il cars.
John Tong Hon, vescovo di Hong Kong. A questa Congregazione
generale, che si è conclusa alle 19.00 con la preghiera dell'Angelus Domini,
erano presenti 249 Padri.
I vescovi hanno riflettuto sul ruolo primario dei Santi, modelli e testimoni dell’evangelizzazione contemporanea. I Santi sono convincenti perché sono coerenti nella vita e nella fede. E la coerenza è la chiave della nuova evangelizzazione. Il Sinodo ha ribaditp che ogni cultura può essere evangelizzata, perché la carità, praticata dai Santi, è compresa da tutti. Soprattutto nell’epoca contemporanea, hanno detto i vescovi, in cui è diffusa una mentalità che disprezza la religione, la considera un ostacolo allo sviluppo e spinge l’uomo all’ateismo mascherato dall’indifferenza e alimentato anche dalle discordie interne alla Chiesa che a volte offre un cattivo esempio. Per la nuova evangelizzazione occorrono, dunque, nuovi evangelizzatori, hanno sostenuto i vescovi, che abbiano una fede retta, pratichino l’arte della preghiera, siano appassionati del Signore, così da non restare al margine delle sfide più urgenti della contemporaneità, come le minacce alla pace o il vilipendio dei diritti umani fondamentali, tra cui il diritto alla vita. In pratica, ha evidenziato il Sinodo, bisogna essere cristiani per convinzione e non per tradizione, offrendo un servizio generoso alla fede in Cristo e partendo dalla conversione personale. Per ottenere questo risultato, i Padri sinodali hanno richiamato l’importanza dell’apostolato biblico, dell’omiletica e della catechesi che devono essere più coinvolgenti e parlare direttamente al cuore dell’uomo, assetato della Parola di Dio ed in cerca di un vero significato per la sua vita. Anche perché, soprattutto in Africa, la nuova evangelizzazione deve fronteggiare le sètte che, con le loro promesse illusorie di salute e successo immediati, provocano una vera emorragia di cristiani dalla Chiesa. Sulla stessa linea, anche il richiamo a rafforzare le parrocchie e a porre maggiore attenzione al linguaggio che viene usato per evangelizzare: se troppo complicato, infatti, esso finirà per allontanare i giovani. Di qui, anche la necessità anche di una formazione spirituale per gli operatori dei media cattolici, soprattutto in un’epoca in cui i mass-media, in genere, mirano a screditare ed indebolire la Chiesa. L’idea di fondo, quindi, è quella di fare ‘gioco di squadra’ tra laici e sacerdoti per annunciare Cristo al mondo. Poi, il Sinodo è tornato a riflettere sulla questione della famiglia, che oggi si trova da sola ad affrontare migrazioni, urbanizzazioni, divorzi, separazioni, infertilità. Essa va invece accompagnata prima e dopo il matrimonio e, in quegli Stati in cui la Costituzione riconosce vari tipi di unioni, la Chiesa ha il diritto di dire il suo no. Infine, l’Assemblea dei vescovi ha guardato alle Chiese orientali come operatrici qualificate della nuova evangelizzazione: messe a dura prova dalle persecuzioni, dall’esodo dei cristiani e nell’esercizio della libertà religiosa, con il loro martirio diventano imprescindibili per ogni azione evangelizzatrice. I cristiani orientali, è stato questo l’auspicio del Sinodo, non siano pensati come una minoranza, bensì come una presenza di lievito evangelico.
Radio Vaticana
DODICESIMA CONGREGAZIONE GENERALE
I vescovi hanno riflettuto sul ruolo primario dei Santi, modelli e testimoni dell’evangelizzazione contemporanea. I Santi sono convincenti perché sono coerenti nella vita e nella fede. E la coerenza è la chiave della nuova evangelizzazione. Il Sinodo ha ribaditp che ogni cultura può essere evangelizzata, perché la carità, praticata dai Santi, è compresa da tutti. Soprattutto nell’epoca contemporanea, hanno detto i vescovi, in cui è diffusa una mentalità che disprezza la religione, la considera un ostacolo allo sviluppo e spinge l’uomo all’ateismo mascherato dall’indifferenza e alimentato anche dalle discordie interne alla Chiesa che a volte offre un cattivo esempio. Per la nuova evangelizzazione occorrono, dunque, nuovi evangelizzatori, hanno sostenuto i vescovi, che abbiano una fede retta, pratichino l’arte della preghiera, siano appassionati del Signore, così da non restare al margine delle sfide più urgenti della contemporaneità, come le minacce alla pace o il vilipendio dei diritti umani fondamentali, tra cui il diritto alla vita. In pratica, ha evidenziato il Sinodo, bisogna essere cristiani per convinzione e non per tradizione, offrendo un servizio generoso alla fede in Cristo e partendo dalla conversione personale. Per ottenere questo risultato, i Padri sinodali hanno richiamato l’importanza dell’apostolato biblico, dell’omiletica e della catechesi che devono essere più coinvolgenti e parlare direttamente al cuore dell’uomo, assetato della Parola di Dio ed in cerca di un vero significato per la sua vita. Anche perché, soprattutto in Africa, la nuova evangelizzazione deve fronteggiare le sètte che, con le loro promesse illusorie di salute e successo immediati, provocano una vera emorragia di cristiani dalla Chiesa. Sulla stessa linea, anche il richiamo a rafforzare le parrocchie e a porre maggiore attenzione al linguaggio che viene usato per evangelizzare: se troppo complicato, infatti, esso finirà per allontanare i giovani. Di qui, anche la necessità anche di una formazione spirituale per gli operatori dei media cattolici, soprattutto in un’epoca in cui i mass-media, in genere, mirano a screditare ed indebolire la Chiesa. L’idea di fondo, quindi, è quella di fare ‘gioco di squadra’ tra laici e sacerdoti per annunciare Cristo al mondo. Poi, il Sinodo è tornato a riflettere sulla questione della famiglia, che oggi si trova da sola ad affrontare migrazioni, urbanizzazioni, divorzi, separazioni, infertilità. Essa va invece accompagnata prima e dopo il matrimonio e, in quegli Stati in cui la Costituzione riconosce vari tipi di unioni, la Chiesa ha il diritto di dire il suo no. Infine, l’Assemblea dei vescovi ha guardato alle Chiese orientali come operatrici qualificate della nuova evangelizzazione: messe a dura prova dalle persecuzioni, dall’esodo dei cristiani e nell’esercizio della libertà religiosa, con il loro martirio diventano imprescindibili per ogni azione evangelizzatrice. I cristiani orientali, è stato questo l’auspicio del Sinodo, non siano pensati come una minoranza, bensì come una presenza di lievito evangelico.
Radio Vaticana
DODICESIMA CONGREGAZIONE GENERALE