Alle 16.30 di ieri, con la recita del Salmo 116 (117), ha avuto inizio la sesta Congregazione Generale, per la seconda votazione per la Commissione per il Messaggio e la continuazione degli interventi in Aula sul tema sinodale "La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana".
Presidente delegato di turno il card. John Tonh Hon, vescovo di Hong Kong.
Durante la Congregazione Generale hanno preso la parola alcuni delegati fraterni.
È seguito un tempo di interventi liberi.
A questa Congregazione generale, che si è conclusa alle 19.00 con la preghiera dell’Angelus Domini, erano presenti 250 Padri.
“Redigere un testo conciso, preciso e chiaro della nostra fede”. Ciò “è imprescindibile per la nuova evangelizzazione”. È quanto ha affermato Gregorio III Laham, patriarca di Antiochia dei greco-melkiti e capo del Sinodo della Chiesa greco-melkita cattolica (Siria) nel suo intervento. “Noi cristiani in Oriente - ha spiegato il patriarca Laham - viviamo immersi in un mondo non cristiano: siamo il piccolo gregge, ad extra in rapporto all’Islam, ad intra a causa della diminuzione della pratica religiosa”. Bisogna, quindi, “lavorare tenendo conto di questa doppia realtà ad extra e ad intra. Ciò significa concentrare il nostro lavoro pastorale della nuova evangelizzazione su questo piccolo gregge, senza escludere l’insieme dei nostri fedeli, in diversa misura, meno praticanti. Questo piccolo gregge deve essere eccellente, per poter formare attraverso di esso quadri di agenti della nuova evangelizzazione. Anche se la Chiesa crescesse fino a raggiungere dimensioni colossali, essa dovrebbe mantenere la strategia del piccolo gregge”. Secondo il patriarca, “è questo il senso, l’essenza, la motivazione, la ragion d’essere del piccolo gregge in Oriente e ovunque. È la strategia apostolica: formare il piccolo gregge insieme e a favore del grande gregge”.
L’importanza della parrocchia nell’azione evangelizzatrice e nella trasmissione della fede è stata ribadita da mons. Joseph Vu Duy Thong, vescovo di Phan Thiêt (Vietnam). La parrocchia, ha detto, “ha la capacità di rendere visibile la Chiesa universale. In quanto chiesa vicina alla gente di un luogo concreto, la vita della parrocchia deve essere organizzata rispettivamente come quella della Chiesa universale, affinché vedendo la sua vitalità, ci si senta vicini alla Chiesa universale”. Per il vescovo vietnamita “una pastorale viene considerata più o meno viva a seconda degli scambi effettivi tra i membri parrocchiali ed un programma pastorale ben preparato darà frutti che ravvivano tutta la comunità parrocchiale”. Il presule ha poi riportato l’esperienza della sua diocesi Phan Thiet, dove, ha detto, “le parrocchie svolgono ancora un ruolo importante nelle attività pastorali per motivi politici. Non si ha diritto di tenere riunioni religiose in un luogo diverso dallo spazio parrocchiale e, per questo, la chiesa è posto favorevole agli incontri di tutti i parrocchiani per la formazione catechetica e la trasmissione della fede. Ogni parrocchia è ancora un ambiente di fraternità in cui le persone si conoscono e si riconoscono nella loro totalità”.
“La Chiesa per essere evangelizzatrice deve essere mediatica”. E’ la convinzione espressa nel suo intervento da mons. Tadeusz Kondrusiewicz, arcivescovo di Minsk-Mohilev (Bielorussia). “Il potenziale dei media deve essere utilizzato per aiutare l‘uomo a trovare Cristo e vivere della sua verità - ha affermato l’arcivescovo - essi sono chiamati ad accendere in ciascuno il fuoco della speranza, conservando la dignità della persona umana”. Nell’ambito di vita creato dalle tecnologie informatiche “siamo chiamati a ad annunciare Cristo: in questo sta il senso della nuova evangelizzazione. Nella cultura secolarizzata i mezzi di comunicazione sociale devono essere in grado di aiutare la Chiesa ad essere davvero evangelizzatrice e missionaria, in corrispondenza alle esigenze del tempo, quando è necessario non soltanto battezzare i convertiti, ma anche convertire i battezzati”. Mons. Kondrusiewicz ha, infine, fornito informazioni sui mezzi di comunicazione sociale in Bielorussia, dove la Chiesa ha due case editrici, tre giornali e sette riviste. Internet viene usato sempre più nelle attività della Chiesa. Il sito della Conferenza episcopale www.catholic.by offre materiali informativi, catechistici e culturali in cinque lingue. Non possedendo dei propri canali radio e televisivi utilizziamo quelli statali.
L'Assemblea dei vescovi non dimentica, poi, i malati ed i sofferenti e richiama la necessità di includere, nel progetto evangelizzatore, la cura degli infermi ed il sollievo dalle sofferenze, guardando alla Chiesa come comunità sanata dal Signore e quindi risanante. Anche i giovani non vengono trascurati dal Sinodo: tra i destinatari della nuova evangelizzazione, essi occupano un posto primario poiché, anche se lontani dalla pratica religiosa, portano nel cuore la sete di Dio. Mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, è intervenuto caldeggiando una "decisa svolta nel senso della carità pastorale" sul tema dei divorziati risposati e, in particolare, dei loro figli, "che spesso vengono resi estranei ai sacrmenti dalla non partecipazione dei loro genitori". L'arcivescovo ha sottolineato nel suo intervento "la rilevanza dei giovani come destinatari della nuova evangelizzazione": "Se il loro allontanamento dalla pratica religiosa è considerato da molti un fatto scontato, questo non vuol dire che il loro cuore non sia assetato di Dio. Incontrandoli a tappeto in università e nelle scuole ne ho la continua riprova. Bisogna scommettere sulla risposta alla cosiddetta 'emergenza educativa' di cui parla l'Instrumentum laboris (linee-guida del sinodo, ndr.). Bisogna ascoltarli, dare loro tempo, parlare loro di Dio, e accoglierli nel rispetto della loro esigenza di libertà. Qui si comprende quanto sia decisivo il ruolo della famiglia, ma anche come sia drammatica la situazione dei figli di divorziati risposati che spesso vengono resi estranei ai sacrmenti dalla non partecipazione dei loro genitori. Occorre qui una decisa svolta nel senso della carità pastorale, come più volte ha affermato Papa Benedetto XVI (ad esempio all'Incontro Mondiale delle Famiglie a Milano)". L’urgenza della “nuova evangelizzazione” è un tema “importante” non solo per la Chiesa Cattolica ma coinvolge e impegna tutti i cristiani. È stato anche un “pomeriggio ecumenico” quello vissuto ieri al Sinodo dei vescovi grazie agli interventi dei delegati fraterni. “Non parlerò a questa assemblea soltanto in veste di rappresentante e di ospite”, ha detto l‘arcivescovo Leo di Karelia e tutta la Finlandia, primate della Chiesa ortodossa finlandese. “Perché l’urgenza della nuova evangelizzazione’ è un tema altrettanto importante per i cristiani d’Oriente quanto lo è per la grande Chiesa di Roma”. Nel suo intervento in aula, il primate ortodosso legato al Patriarcato ecumenico ha sottolineato come “l’evangelizzazione non inizia dalla predicazione, ma dall’ascolto” ed ha quindi indicato il valore del silenzio che “non viene predicato per stanchezza, paura, vergogna o mancanza di fede”, ma vissuto in riconoscimento del fatto che è la via migliore per “essere davvero interlocutori in un dialogo con il mondo’”. “Solo prendendo sul serio i problemi del nostro interlocutore, mentre gli raccomandiamo le soluzioni di Dio agli stessi, possiamo stabilire e ricostruire la fiducia, affinché le nostre parole possano essere ancora una volta rivelate nella loro potenza donatrice di vita, siano esse parlate, scritte o tweetate”.
Il presidente della Conferenza delle Chiese europee, il metropolita ortodosso di Francia (Patriarcato ecumenico) Emmanuel, ha chiesto ai Padri sinodali di prendere in “considerazione nelle vostre riflessioni la dimensione ecumenica dell’evangelizzazione”. “L’ecumenismo - ha detto - è anche l’esigenza di superare le nostre rappresentazioni, le quali spesso si riassumono in semplici conflitti campanilistici. Tuttavia, un atteggiamento di questo genere non rende conto del messaggio di salvezza che Cristo ha portato”. Da questo punto di vista, “numerose piste rimangano da esplorare” che “consentirebbero di testimoniare in maniera più adeguata la nostra fede comune”. “Abbiamo percorso un lungo cammino in questi cinquant’anni”, ha detto il metropolita e arcivescovo di Targoviste (Romania) Nifon. Lo studio “Raccogliere i frutti”, pubblicato dal card. Walter Kasper, ha “dimostrato quanto è stato fatto finora”, ma ha anche indicato “i compiti importanti che occorre affrontare nel cammino verso l’unità visibile della Chiesa in una sola fede e in una comunità eucaristica”. Ed ha concluso: “La realtà che stiamo affrontando continua a mutare rapidamente, è piena di contraddizioni che resistono alle semplici generalizzazioni e presenta nuove sfide”.
SIR, Radio Vaticana, TMNews
SESTA CONGREGAZIONE GENERALE
“Redigere un testo conciso, preciso e chiaro della nostra fede”. Ciò “è imprescindibile per la nuova evangelizzazione”. È quanto ha affermato Gregorio III Laham, patriarca di Antiochia dei greco-melkiti e capo del Sinodo della Chiesa greco-melkita cattolica (Siria) nel suo intervento. “Noi cristiani in Oriente - ha spiegato il patriarca Laham - viviamo immersi in un mondo non cristiano: siamo il piccolo gregge, ad extra in rapporto all’Islam, ad intra a causa della diminuzione della pratica religiosa”. Bisogna, quindi, “lavorare tenendo conto di questa doppia realtà ad extra e ad intra. Ciò significa concentrare il nostro lavoro pastorale della nuova evangelizzazione su questo piccolo gregge, senza escludere l’insieme dei nostri fedeli, in diversa misura, meno praticanti. Questo piccolo gregge deve essere eccellente, per poter formare attraverso di esso quadri di agenti della nuova evangelizzazione. Anche se la Chiesa crescesse fino a raggiungere dimensioni colossali, essa dovrebbe mantenere la strategia del piccolo gregge”. Secondo il patriarca, “è questo il senso, l’essenza, la motivazione, la ragion d’essere del piccolo gregge in Oriente e ovunque. È la strategia apostolica: formare il piccolo gregge insieme e a favore del grande gregge”.
L’importanza della parrocchia nell’azione evangelizzatrice e nella trasmissione della fede è stata ribadita da mons. Joseph Vu Duy Thong, vescovo di Phan Thiêt (Vietnam). La parrocchia, ha detto, “ha la capacità di rendere visibile la Chiesa universale. In quanto chiesa vicina alla gente di un luogo concreto, la vita della parrocchia deve essere organizzata rispettivamente come quella della Chiesa universale, affinché vedendo la sua vitalità, ci si senta vicini alla Chiesa universale”. Per il vescovo vietnamita “una pastorale viene considerata più o meno viva a seconda degli scambi effettivi tra i membri parrocchiali ed un programma pastorale ben preparato darà frutti che ravvivano tutta la comunità parrocchiale”. Il presule ha poi riportato l’esperienza della sua diocesi Phan Thiet, dove, ha detto, “le parrocchie svolgono ancora un ruolo importante nelle attività pastorali per motivi politici. Non si ha diritto di tenere riunioni religiose in un luogo diverso dallo spazio parrocchiale e, per questo, la chiesa è posto favorevole agli incontri di tutti i parrocchiani per la formazione catechetica e la trasmissione della fede. Ogni parrocchia è ancora un ambiente di fraternità in cui le persone si conoscono e si riconoscono nella loro totalità”.
“La Chiesa per essere evangelizzatrice deve essere mediatica”. E’ la convinzione espressa nel suo intervento da mons. Tadeusz Kondrusiewicz, arcivescovo di Minsk-Mohilev (Bielorussia). “Il potenziale dei media deve essere utilizzato per aiutare l‘uomo a trovare Cristo e vivere della sua verità - ha affermato l’arcivescovo - essi sono chiamati ad accendere in ciascuno il fuoco della speranza, conservando la dignità della persona umana”. Nell’ambito di vita creato dalle tecnologie informatiche “siamo chiamati a ad annunciare Cristo: in questo sta il senso della nuova evangelizzazione. Nella cultura secolarizzata i mezzi di comunicazione sociale devono essere in grado di aiutare la Chiesa ad essere davvero evangelizzatrice e missionaria, in corrispondenza alle esigenze del tempo, quando è necessario non soltanto battezzare i convertiti, ma anche convertire i battezzati”. Mons. Kondrusiewicz ha, infine, fornito informazioni sui mezzi di comunicazione sociale in Bielorussia, dove la Chiesa ha due case editrici, tre giornali e sette riviste. Internet viene usato sempre più nelle attività della Chiesa. Il sito della Conferenza episcopale www.catholic.by offre materiali informativi, catechistici e culturali in cinque lingue. Non possedendo dei propri canali radio e televisivi utilizziamo quelli statali.
L'Assemblea dei vescovi non dimentica, poi, i malati ed i sofferenti e richiama la necessità di includere, nel progetto evangelizzatore, la cura degli infermi ed il sollievo dalle sofferenze, guardando alla Chiesa come comunità sanata dal Signore e quindi risanante. Anche i giovani non vengono trascurati dal Sinodo: tra i destinatari della nuova evangelizzazione, essi occupano un posto primario poiché, anche se lontani dalla pratica religiosa, portano nel cuore la sete di Dio. Mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, è intervenuto caldeggiando una "decisa svolta nel senso della carità pastorale" sul tema dei divorziati risposati e, in particolare, dei loro figli, "che spesso vengono resi estranei ai sacrmenti dalla non partecipazione dei loro genitori". L'arcivescovo ha sottolineato nel suo intervento "la rilevanza dei giovani come destinatari della nuova evangelizzazione": "Se il loro allontanamento dalla pratica religiosa è considerato da molti un fatto scontato, questo non vuol dire che il loro cuore non sia assetato di Dio. Incontrandoli a tappeto in università e nelle scuole ne ho la continua riprova. Bisogna scommettere sulla risposta alla cosiddetta 'emergenza educativa' di cui parla l'Instrumentum laboris (linee-guida del sinodo, ndr.). Bisogna ascoltarli, dare loro tempo, parlare loro di Dio, e accoglierli nel rispetto della loro esigenza di libertà. Qui si comprende quanto sia decisivo il ruolo della famiglia, ma anche come sia drammatica la situazione dei figli di divorziati risposati che spesso vengono resi estranei ai sacrmenti dalla non partecipazione dei loro genitori. Occorre qui una decisa svolta nel senso della carità pastorale, come più volte ha affermato Papa Benedetto XVI (ad esempio all'Incontro Mondiale delle Famiglie a Milano)". L’urgenza della “nuova evangelizzazione” è un tema “importante” non solo per la Chiesa Cattolica ma coinvolge e impegna tutti i cristiani. È stato anche un “pomeriggio ecumenico” quello vissuto ieri al Sinodo dei vescovi grazie agli interventi dei delegati fraterni. “Non parlerò a questa assemblea soltanto in veste di rappresentante e di ospite”, ha detto l‘arcivescovo Leo di Karelia e tutta la Finlandia, primate della Chiesa ortodossa finlandese. “Perché l’urgenza della nuova evangelizzazione’ è un tema altrettanto importante per i cristiani d’Oriente quanto lo è per la grande Chiesa di Roma”. Nel suo intervento in aula, il primate ortodosso legato al Patriarcato ecumenico ha sottolineato come “l’evangelizzazione non inizia dalla predicazione, ma dall’ascolto” ed ha quindi indicato il valore del silenzio che “non viene predicato per stanchezza, paura, vergogna o mancanza di fede”, ma vissuto in riconoscimento del fatto che è la via migliore per “essere davvero interlocutori in un dialogo con il mondo’”. “Solo prendendo sul serio i problemi del nostro interlocutore, mentre gli raccomandiamo le soluzioni di Dio agli stessi, possiamo stabilire e ricostruire la fiducia, affinché le nostre parole possano essere ancora una volta rivelate nella loro potenza donatrice di vita, siano esse parlate, scritte o tweetate”.
Il presidente della Conferenza delle Chiese europee, il metropolita ortodosso di Francia (Patriarcato ecumenico) Emmanuel, ha chiesto ai Padri sinodali di prendere in “considerazione nelle vostre riflessioni la dimensione ecumenica dell’evangelizzazione”. “L’ecumenismo - ha detto - è anche l’esigenza di superare le nostre rappresentazioni, le quali spesso si riassumono in semplici conflitti campanilistici. Tuttavia, un atteggiamento di questo genere non rende conto del messaggio di salvezza che Cristo ha portato”. Da questo punto di vista, “numerose piste rimangano da esplorare” che “consentirebbero di testimoniare in maniera più adeguata la nostra fede comune”. “Abbiamo percorso un lungo cammino in questi cinquant’anni”, ha detto il metropolita e arcivescovo di Targoviste (Romania) Nifon. Lo studio “Raccogliere i frutti”, pubblicato dal card. Walter Kasper, ha “dimostrato quanto è stato fatto finora”, ma ha anche indicato “i compiti importanti che occorre affrontare nel cammino verso l’unità visibile della Chiesa in una sola fede e in una comunità eucaristica”. Ed ha concluso: “La realtà che stiamo affrontando continua a mutare rapidamente, è piena di contraddizioni che resistono alle semplici generalizzazioni e presenta nuove sfide”.
SIR, Radio Vaticana, TMNews
SESTA CONGREGAZIONE GENERALE