Il 27 dicembre scorso un articolo su L’Osservatore Romano del notista politico Marco Bellizi intitolato “La salita in politica del senatore Monti” sembrava lanciare l’appoggio del Vaticano e della chiesa italiana per il rassemblement di centro guidato da Mario Monti (nella foto con Benedetto XVI). Scriveva, infatti, il quotidiano vaticano: “L’espressione ‘salire in politica’ usata da Monti è stata accolta con ironia, in qualche caso con disprezzo”, ma in realtà è “un appello a recuperare il senso più alto e più nobile della politica”. Poi, un certo raffreddamento, con l’arcivescovo Rino Fisichella che dice alla Stampa che “i cattolici sono in tutti i partiti”, fino a una serie di interviste – c’è chi dice volute dai piani alti – alla Radio vaticana ancora di Fisichella, del vescovo Giancarlo Maria Bregantini e del politologo cattolico Antonio Baggio a rimarcare l’equidistanza della chiesa dai partiti. Ma, dice al Foglio il direttore de L’Osservatore Romano, Gian Maria Vian, “in realtà il nostro articolo ha voluto sottolineare l’importanza e la novità di un impegno politico in senso alto e la necessità di un modo diverso d’intendere la politica stessa che non a caso è in sintonia con il messaggio ripetuto in questi anni dal presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano. Una figura istituzionale che, come ha molte volte ricordato con convinzione l’Osservatore, gode di ampia popolarità e stima. Parlare del senso più alto e più nobile della politica significa, anche etimologicamente, parlare della cura del bene comune. Questo volevamo dire”.
Storico e filologo, Vian ricorda l’attenzione de L’Osservatore Romano per le vicende italiane che per il quotidiano vaticano rientrano nelle informazioni internazionali. Dice: “Abbiamo segnalato, per esempio, le primarie del Partito democratico, sottolineando anche la novità che hanno rappresentato per il paese. Abbiamo seguito i vari fenomeni d’insofferenza verso la politica senza definirli sic et simpliciter ‘antipolitica’. Abbiamo seguito puntualmente le celebrazioni dei 150 anni dell’unità d’Italia. E con Bellizi, nostra firma di punta, abbiamo seguito Monti e continueremo a farlo, confermando l’apprezzamento per il suo lavoro istituzionale ma restando al di fuori degli schieramenti. Un anno fa la Radio vaticana aveva intervistato Monti e noi riprendemmo l’intervista, mentre insieme con gli altri media vaticani abbiamo realizzato interviste a Berlusconi e Napolitano. Il nostro apprezzamento per Monti è reale: ciò non significa certo ingerenza nella politica o nel dibattito tra i partiti, ma stima per uno stile alto di fare politica”.
Un feeling unico quello fra il Papa e Monti. Sette incontri in dieci mesi sono un record difficilmente eguagliabile. Dice Vian: “Se la stima reciproca tra Napolitano e Ratzinger è quella tra due gentleman coetanei con storie diversissime tra loro, ma entrambi di livello e stile indiscussi, quella esistente fra il Papa e Monti trova origine probabilmente nel fatto che entrambi sono professori e, dunque, hanno una specifica propensione all’impegno intellettuale. Ratzinger, fino alla nomina ad arcivescovo di Monaco, era abituato alla convivenza accademica e allo scambio con docenti di ogni estrazione e disciplina, e vede dunque in Monti quasi un antico collega col quale confrontarsi”. Certo, il rapporto personale non esclude che la chiesa possa ricordare quali sono quei principi irrinunciabili dai quali si aspetta risposte concrete dalla politica. Ieri è stato Avvenire a sottolineare che, sulla legalizzazione delle coppie gay, “le parole pesano e non possono essere liquidate”. L’affondo era contro Casini che dopo aver detto “no” al matrimonio gay ha “parlato con ambivalenza di diritti civili di convivenza”. Dice Vian: “In generale vale per tutti la nota dottrinale pubblicata nel 2002 dalla Congregazione per la Dottrina della Fede sull’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica firmata dal prefetto Ratzinger e dal segretario Tarcisio Bertone, oggi segretario di stato. Lì si parla dei principi etici non ‘negoziabili’, delle ‘esigenze etiche fondamentali e irrinunciabili’ che riguardano la bio-politica, la famiglia, l’educazione, la tutela dei minori, la liberazione dalle moderne schiavitù come droga e prostituzione, la libertà religiosa, l’economia, la pace, tutti valori non confessionali. E si dice che l’impegno plurale dei cattolici in politica deve essere attivo, aperto al dialogo, rivolto al bene comune e non agli interessi di parte. Un documento ripreso anche dal cardinale Angelo Scola in una nota diocesana del 27 novembre scorso che non a caso abbiamo anticipato su L’Osservatore. Perché è questo impegno alto e trasversale che la chiesa si augura da parte di tutti”.
Paolo Rodari, Il Foglio
Paolo Rodari, Il Foglio