Nessuno ha il Vangelo solo per sé, è dono anche per gli altri. Il dovere della Chiesa di portare la parola di Gesù nel mondo è stato riproposto oggi da Benedetto XVI nella catechesi dell’Udienza generale, tenuta in Piazza San Pietro. “Per la prima volta quest’anno – ha commentato lo stesso Papa - siamo all’aperto, anche se nel freddo, ma almeno non piove e non nevica, quindi per questo dobbiamo essere grati”. Il vento, che per tutta l’incontro ha battuto la piazza, ad un certo momento gli ha anche portato via la berretta. A dare a Benedetto XVI occasione di parlare della missione è stata l’illustrazione della figura di Beda il venerabile, monaco inglese vissuto nel VII-VIII secolo, tra il 672 e il 735. Egli trascorse la vita in un monastero benedettino, ove fu mandato dai suoi genitori a sette anni per essere istruito. “L’insegnamento e la fama degli scritti gli procurarono amicizie con eminenti personalità del suo tempo”. Autore di numerose opere di teologia e commentari della Bibbia scritti per “educare i fedeli a celebrare gioiosamente i santi misteri”. La Sacra Scrittura è fonte costante della sua riflessione teologica. “Commenta la Bibbia leggendola i chiave cristologica”. “Ascolta attentamente cosa dice il testo, ma è convinto che per capire esattamente in maniero unica la Sacra Scrittua la chiave è Cristo”. Beda ha inoltre “registrato i primi sei concili ecumenici e i loro sviluppi, presentando la dottrina cristologica e mariologica, e denunciando le eresie monofisita, iconocalstica e neopelagiana”. A lui si deve “la cronologia che diventerà la base del calendario universale ancora oggi. Fino ad allora, infatti, si calcolava il tempo dalla fondazione della città di Roma. Beda, vedendo che il vero centro della storia, è la nascita di Cristo, ci ha dato questo calebndario che legge la storia 'ab incarnatione Domini'”. E’ anche autore della “Historia ecclesiastica gentis anglorum” per la quale “è riconosciuto come il padre della storiografia inglese”. Ripercorrendone l’opera, Benedetto XVI ha ricordato una esortazione ai consacrati, di “curare anche l’apostolato, nessuno, diceva, ha il Vangelo solo per sé, è dono anche per gli altri”. E ciò “rendendosi disponibili alla missione presso i pagani, come pellegrini fuori dal loro Paese” e l’affermazione che “Cristo vuole una Chiesa industriosa e abbronzata dalle fatiche dell’evangelizzazione”, “intenta a dissodare altri campi o vigne e stabilire tra le nuove popolazioni non una capanna provvisoria, ma una casa stabile”, cioè a “inserire il Vangelo nelle tradizioni e nelle culture, permettendogli di permeare il tessuto sociale”. Beda, infine, “con le sue opere contribuì efficacemente alla costruzione di un’Europa cristiana”. “Preghiamo – ha concluso il Papa - che anche oggi ci siano personalità come il Beda il venerabile, e siamo disponibili noi stessi a ritrovare le nostre radici cristiane e così siamo costruttori di un'Europa cristiana e dunque profondamente umana”.Il Papa ha accolto più di 15.500 fedeli, tra cui i 5000 provenienti dall’arcidiocesi di Brindisi-Ostuni, guidati dall’arcivescovo mons. Rocco Talucci, i 1000 dell’arcidiocesi di Ancona-Osimo, con l’arcivescovo Edoardo Menichelli, e i 1350 chierici regolari di San Paolo (Barnabiti). In Piazza anche gruppi da numerose parrocchie e scuole di varie regioni italiane come anche di Paesi come Francia, Spagna, Svizzera, Cile, Brasile, Polonia, Ungheria, Lituania, Slovacchia, Slovenia, Inghilterra, Giappone, Usa, Regno Unito. "L’incontro avuto a Brindisi rimane per me un ricordo indimenticabile e prezioso". Con queste parole Papa Benedetto XVI ha salutato i pellegrini della Chiesa di Brindisi-Ostuni. "Vi incoraggio a vivere il vostro Sinodo diocesano come un cammino di comunione ecclesiale" - ha detto ancora il Papa ai fedeli che gli hanno risposto festanticon un lungo e caloroso applauso.