venerdì 28 agosto 2009

ll card. Bertone agli aquilani: il Papa continua a essere accanto a voi e alla vostra terra. Dalle macerie rinasca un popolo pieno di fiducia in Dio

''Anche nelle prove più dure l'uomo è amato e non abbandonato da Dio''. E' questo il messaggio di Benedetto XVI ai terremotati de L'Aquila che oggi con il segretario di Stato Tarcisio Bertone ha portato ai fedeli presenti alle celebrazioni della 715° edizione della Personanza. Da parte sua, ha assicurato Bertone, ''il Papa continua a stare spiritualmente accanto a voi e alla vostra terra. Egli sa bene quante preoccupazioni, interrogativi e problemi ci siano nell'animo di tutti i suoi abitanti; ma sa pure quanto profonde siano la fiducia e la forza d'animo che tutti nutrite''. Secondo Bertone, celebrare la Perdonanza e aprire l'Anno Celestiniano ''in situazioni di disagio a causa del terremoto aiuta a cogliere forse ancor meglio il valore di questa tradizione spirituale, che è diventata parte della stessa vostra storia civile e saldo riferimento nella crescita della vostra fede''. ''La Perdonanza celebrata nella situazione di disagio creata dal terremoto fa percepire - ha detto - il senso vero della penitenza''. ''Il fatto di essere sottoposti a non pochi disagi - ha proseguito - potrebbe persino facilitare la comprensione della Perdonanza. Stimolati infatti dalle circostanze, pensando ai tanti problemi con cui si è confrontati, si sperimenta che solo l'amore di Dio può farci superare certe difficoltà. La Perdonanza diventa pertanto un'esortazione accorata ad accogliere Dio nella nostra esistenza, a convertirci, approfittando del momento favorevole di cui parla San Paolo nella lettura tratta dalla seconda lettera ai Corinzi''. ''Perchè Dio non passi invano - ha raccomandato - occorre restare vigili e con il cuore aperto: l'Anno Celestiniano sia un vero Anno Santo di conversione e di riscoperta di ciò che è essenziale nella nostra esistenza''. Nell'omelia pronunciata questa sera il segretario di Stato ha voluto ripetere alcune delle parole che Benedetto XVI pronunciò a L'Aquila, rinnovando a tutti, autorità, istituzioni pubbliche e private, imprese e volontari, l'incoraggiamento ''a contribuire efficacemente perchè questa città e questa terra risorgano al più presto''. ''Sono certo - ha scandito - che sarà compiuto ogni sforzo, anche a livello internazionale, perchè siano mantenute le promesse fatte, tese a ridare alle persone la possibilità di riprendere una normale vita familiare nelle loro case, ricostruite o rese agibili, e nelle loro attività economiche e sociali''. Ai fedeli e alle autorità presenti, il porporato salesiano ha confidato di conservare ''vivo il ricordo di un'altra commovente celebrazione, ben diversa da quella odierna, la Santa Messa esequiale dello scorso Venerdì Santo, che mi ha dato modo - ha detto - di condividere il lutto della città e dei tanti paesi colpiti dal terremoto, e di pregare per le vittime del tragico sisma e per le famiglie affrante dal dolore''. ''Chi potrà mai dimenticare - si è chiesto - quelle scene di sofferenza e di morte? Chi potrà dimenticare anche la dignità e il raccoglimento di quel rito funebre, a cui, attraverso le televisioni, ha partecipato, potremmo dire, il mondo intero?''. ''Quest'oggi - ha aggiunto - sono tornato, come avevo promesso, per una data importante per la vostra diocesi; sono venuto per la solenne apertura della Porta Santa, proseguendo con voi una lunga tradizione di fede, che segna la vostra terra, e che ogni anno si rinnova grazie al ripetersi dei riti suggestivi della Perdonanza'', che sono ''stimolo a percepire il senso vero della penitenza e del digiuno, e invito, specialmente in queste vostre condizioni, a vedere nelle prove della vita non il segno dell'abbandono da parte di Dio, bensì la manifestazione di una sua misteriosa vicinanza, che ci provoca mediante il dolore e la sofferenza a non chiuderci in noi stessi, ma ad aprirci fiduciosi al suo amore, abbandonandoci nelle sue mani di Padre misericordioso''. ''Dalle macerie del terremoto non rinasca solo una città ben rifatta e moderna, bensì un popolo pieno di fiducia e deciso ad alimentarsi sempre alla sorgente della fede cristiana, quella stessa fede che la Perdonanza Celestiniana viene a rinsaldare''. E' questo il grande auspicio espresso dal card. Bertone davanti alla Basilica di Collemaggio, simbolo, ha osservato, di una solidarietà che deve diventare ''sempre più stretta e viva: solidarietà materiale, fatta di impegno sollecito e concreto per la ricostruzione e ancor più spirituale''. ''Sostando nella splendida Basilica che porta i segni e le ferite della violenza del sisma - ha fatto notare il segretario di Stato nella sua omelia - Benedetto XVI ha venerato l'urna di questo santo suo predecessore, e vi ha deposto sopra il Pallio che aveva ricevuto nel giorno del solenne inizio del suo ministero petrino, il 24 aprile del 2005''. Durante l'Anno Celestiniano l'urna visiterà le diocesi dell'Abruzzo e del Molise: ''un significativo pellegrinaggio - ha concluso Bertone - che non mancherà di rinsaldare l'unità e la comunione fra tutte le comunità cristiane di queste diocesi, unità, che già si è fatta più percepibile in questi mesi''.
Al termine della celebrazione della Messa il card. Tarcisio Bertone e i vescovi concelebranti hanno raggiunto la Porta Santa sul lato sinistro della Basilica di Collemaggio, dove gli infioratori di Alatri hanno realizzato con fiori secchi e freschi lo stemma di Celestino V. Qui è avvenuto il rito di apertura della Porta dopo che il sindaco di L’Aquila, Massimo Cialente, ha letto il testo della bolla del perdono. Il cardinale ha picchiato per tre volte con un ramo di ulivo sulla porta che è stata aperta. Dal quel momento, per tutta la notte e domani, fino alla celebrazione della Messa delle ore 18, chiunque “veramente pentito, confessato e comunicato” entrerà nella Basilica potrà ricevere l’indulgenza plenaria. Per motivi di sicurezza, a causa dei danni provocati dal terremoto alla basilica, con il crollo del transetto, sarà consentito il transito soltanto a piccoli gruppi. All’interno della Chiesa rimangono le macerie, ricordo di quanto successo, e grosse fasce bianche imbragano tutte le colonne. All’esterno, invece, il piazzale antistante la facciata della Basilica, protetta dalle impalcature, è ancora occupato dalla tendopoli allestita all’indomani del 6 aprile scorso e gestita dalla Croce Rossa.

Il Capoluogo d'Abruzzo.it, SIR