“L’Africa è stata accusata per troppo tempo dai media di tutto ciò che viene aborrito dall’umanità”, “è tempo di ‘cambiare marcia’” promuovendo “lo sviluppo del continente che porterà al benessere di tutto il mondo”. Perché l’Africa “è il continente delle opportunità”. E’ l’affermazione contenuta nella “Relazione prima della discussione” (Relatio ante disceptation) tenuta dal relatore generale, il card. Peter Kodwo Appiah Turkson, arcivescovo di Cape Coast in Ghana, che ha aperto la giornata odierna della II Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi. Dalla I Assemblea speciale per l’Africa nel 1994 ad oggi, si rileva “una crescita eccezionale della Chiesa in Africa”, con diverse novità: “l’ascesa di membri africani di congregazioni missionarie a posizioni e ruoli di guida”, la “ricerca dell’autosufficienza da parte delle Chiese locali, impegnandosi in operazioni economiche in grado di generare profitti”, “un incremento visibile delle strutture e istituzioni ecclesiali”. Però la Chiesa africana affronta anche sfide definite “terribili”: “in vaste aree a nord dell’equatore, essa a malapena esiste”, “la fedeltà e l’impegno di alcuni sacerdoti e religiosi alla loro vocazione”, “la necessità di evangelizzare (o ri-evangelizzare) per una conversione profonda e permanente”, “la perdita di membri che sono passati a nuovi movimenti religiosi o alle sette”. Nella relazione i vescovi manifestano l’intenzione di dedicare particolare “attenzione” alle “migrazioni volontarie” verso “l’Europa, l’America e l’Estremo Oriente” che pongono gli africani “in una condizione di occupazione servile”. Nel testo vengono evidenziate alcune note sociali, politiche ed economiche. Ad esempio che in Africa “un cattivo governo produce una cattiva economia” e questo “spiega il paradosso della povertà di un continente che è senz’altro uno dei più ricchi del mondo di potenzialità”. Se viene evidenziata positivamente “l’importanza che viene data sempre di più al posto e al ruolo delle donne nella società”, è però “motivo di inquietudine” “l’emergere nel mondo di stili di vita, valori, atteggiamenti, associazioni, ecc., che destabilizzano la società”. “Il matrimonio e la famiglia – si legge nella relazione - sono sottoposti a pressioni diverse e terribili perché venga ridefinita la loro natura e funzione nella società moderna. I matrimoni tradizionali, che portavano alla creazione di famiglie, sono minacciati da una crescente proposta di unioni e rapporti alternativi, privati del concetto di impegno duraturo, di natura non eterosessuale e senza il fine della procreazione”. “In alcune parti del continente questi hanno già i loro paladini all'interno della Chiesa. Questo attacco al matrimonio e alla famiglia – secondo i vescovi africani - è portato avanti e sostenuto da gruppi che producono un glossario teso a sostituire i concetti e i termini tradizionali” con “una nuova etica globale sul matrimonio, la famiglia, la sessualità umana e le istanze correlate dell’aborto, della contraccezione”, “dell’ingegneria genetica”. Tra le maggiori preoccupazioni c’è poi lo spaccio di droga e il traffico di armi: “L’uso di droghe e la tossicodipendenza tra i giovani sta rapidamente diventando la maggior causa di dispersione del capitale umano in Africa e nelle isole, seconda solo alla migrazione, ai conflitti e alle malattie, quali l’Aids/Hiv e la malaria”. A proposito del traffico di armi “sia di piccolo calibro che pesanti” la Chiesa africana sostiene “le iniziative delle Nazioni Unite volte a fermare il traffico illegale di armi e a rendere il commercio legalizzato degli armamenti più trasparente”, ad esempio tramite “la messa a punto di un trattato giuridicamente vincolante sull’importazione, l’esportazione e il passaggio di armi convenzionali attraverso l’Africa”. Anche i cambiamenti climatici preoccupano molto, soprattutto “la nube discontinua di smog che copre la maggior parte dell’Africa orientale, accompagnata da una diminuzione delle precipitazioni, da siccità e carestia”.