Mattinata densa di riflessioni oggi al II Sinodo dei vescovi per l’Africa, in corso in Vaticano. In presenza di Benedetto XVI durante l'ottava Congregazione generale i Padri Sinodali hanno concentrato la loro attenzione sull’importanza dell’educazione, sul bisogno di pace nella Regione dei Grandi Laghi e sull’Anno Sacerdotale. In chiusura di Congregazione, poi, spazio anche ad alcuni uditori. Sono state tante le riflessioni che si sono rincorse durante i lavori di oggi e tanti anche i suggerimenti arrivati dai Padri Sinodali. Innanzitutto, il grande tema dell’educazione: i vescovi auspicano un sistema di gestione scolastica che garantisca la libertà della Chiesa per una formazione di qualità dei giovani, sollecitando quindi un partenariato diretto tra l’Unesco e le istituzioni ecclesiastiche. E ancora, il Sinodo pensa alla creazione, in Africa, di un Istituto superiore cattolico, specializzato nell’insegnamento sociale, a partire dalla Dottrina Sociale della Chiesa. Nella riflessione dei Padri Sinodali, spazio anche alla comunicazione e all’informazione, con l’esigenza, emersa in Aula, di dare vita ad un’agenzia di stampa continentale per la Chiesa in Africa, continente in cui, tra l’altro, sono operative almeno 163 radio in 32 Paesi, gestite da diocesi ed organizzazioni cattoliche. Poi, i presuli si sono soffermati sul significato dell’Anno Sacerdotale, indetto da Benedetto XVI per commemorare i 150 anni dalla morte del Santo Curato d'Ars, colui che può ispirare quella fedeltà a Cristo che aiuta ad illuminare le possibili zone d’ombra delle comunità ecclesiali. E ancora, i vescovi hanno riflettuto sui problemi relativi all’aborto che, nel linguaggio definito “sconcertante” delle organizzazioni internazionali, viene erroneamente associato alla salute riproduttiva. Centrale anche il tema del dialogo interreligioso con la proposta, avanzata in Aula, di inserire alcuni esperti del settore nelle Commissioni Giustizia e Pace. Altro suggerimento applaudito, quello di convocare prossimamente una Conferenza Internazionale sulla pace e la riconciliazione nella Regione dei Grandi Laghi. Poi, spazio alle donne: “Cosa sarebbe la Chiesa senza di loro?”, si è detto in Aula. Loro che donano la vita e non abbandonano mai i propri figli auspicano un maggior coinvolgimento nell’evangelizzazione. Quindi, la parola è andata ad uno dei delegati fraterni, Bernhard Ntahoturi, arcivescovo della provincia della Chiesa anglicana del Burundi, che ha sottolineato l’importanza dell’ecumenismo per rivelare al mondo il Dio dell’amore e della vita. L’Africa è il continente delle opportunità, ha continuato il delegato fraterno, e la Chiesa deve essere segnata dalla fraternità, per liberare il Paese dai suoi mali. Ieri pomeriggio, invece, il Sinodo ha volto il suo sguardo verso le donne africane costrette alla poligamia e quindi lontane dai sacramenti. Per loro, è stata chiesta una riflessione approfondita, così che possano godere della misericordia di Dio. E ancora, in Aula si è detto che la Chiesa non dimentica i malati di Aids, anzi: li aiuta e li sostiene, attraverso alcune agenzie, come la Catholic Agency For Overseas Development, da più di vent’anni presente in Africa. Molti i risultati positivi ottenuti finora, anche grazie all’aiuto dei farmaci retrovirali che, però, hanno sottolineato i vescovi, restano ancora inaccessibili ai più poveri. In programma per questo pomeriggio invece l’intervento di Rudolf Adada, già Capo dell’Unione Africana delle missioni di pace per il Darfour.
Radio Vaticana