“La Chiesa ha il dovere di annunciare sempre e dovunque il Vangelo di Gesù Cristo”. Comincia con questo imperativo la Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio “Ubicumque et semper”, con la quale Benedetto XVI istituisce il Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova evangelizzazione. “Fedele” al “comando” dato da Gesù, “il primo e supremo evangelizzatore”, agli apostoli, “Andate e fate discepoli tutti i popoli”, la Chiesa , prosegue il Papa nel Motu Proprio, "dal giorno di Pentecoste in cui ha ricevuto in dono lo Spirito Santo, non si è mai stancata di far conoscere al mondo intero la bellezza del Vangelo”. La “missione evangelizzatrice” è, dunque, “per la Chiesa necessaria ed insostituibile, espressione della sua stessa natura”, ed “ha assunto nella storia forme e modalità sempre nuove a seconda dei luoghi, delle situazioni e dei momenti storici”. “Nel nostro tempo”, per il Santo Padre, “uno dei suoi tratti singolari è stato il misurarsi con il fenomeno del distacco dalla fede, che si è progressivamente manifestato presso società e culture che da secoli apparivano impregnate dal Vangelo”. Nella lettera, il Papa cita “le trasformazioni sociali” degli ultimi decenni, che “hanno profondamente modificato la percezione del nostro mondo”, l’analisi del Papa: “Si pensi ai giganteschi progressi della scienza e della tecnica, all'ampliarsi delle possibilità di vita e degli spazi di libertà individuale, ai profondi cambiamenti in campo economico, al processo di mescolamento di etnie e culture causato da massicci fenomeni migratori, alla crescente interdipendenza tra i popoli”. Se, da un lato, “l’umanità ha conosciuto innegabili benefici da tali trasformazioni e la Chiesa ha ricevuto ulteriori stimoli per rendere ragione della speranza che porta”, dall’altro “si è verificata una preoccupante perdita del senso del sacro, giungendo persino a porre in questione quei fondamenti che apparivano indiscutibili, come la fede in un Dio creatore e provvidente, la rivelazione di Gesù Cristo unico salvatore, e la comune comprensione delle esperienze fondamentali dell'uomo quali il nascere, il morire, il vivere in una famiglia, il riferimento ad una legge morale naturale”. “Se tutto ciò è stato salutato da alcuni come una liberazione – scrive il Pontefice - ben presto ci si è resi conto del deserto interiore che nasce là dove l'uomo, volendosi unico artefice della propria natura e del proprio destino, si trova privo di ciò che costituisce il fondamento di tutte le cose”. Già il Concilio, ricorda il Papa nel motu proprio, “assunse tra le tematiche centrali la questione della relazione tra la Chiesa e questo mondo contemporaneo”, e sulla scia del Vaticano II “i miei predecessori hanno poi ulteriormente riflettuto sulla necessità di trovare adeguate orme per consentire ai nostri contemporanei di udire ancora la Parola del Signore”. Benedetto XVI ha citato in particolare la “lungimiranza” di Paolo II nel denunciare le “situazioni di scristianizzazione” e di Giovanni Paolo II, che coniò il termine di “nuova evangelizzazione” e ne fece “uno dei cardini del suo vasto magistero”, tanto da farne “il compito che attende la Chiesa oggi, in particolare nelle regioni di antica scristianizzazione”. Per l’intera comunità cristiana, precisa Benedetto XVI, il compito della nuova evangelizzazione “riguarda il suo modo di relazionarsi verso l’estero” ma “presuppone, prima di tutto, un costante rinnovamento al suo interno, un continuo passare, per così dire, da evangelizzata ad evangelizzatrice”. “Indifferentismo, secolarismo e ateismo”, già individuati nella “Christifideles laici” come tipici delle nazioni “del cosiddetto Primo Mondo”, portano ad uno scenario, sempre attuale, in cui “il benessere economico e il consumismo ispirano e sostengono una vita vissuta ‘come se Dio non esistesse’”, e nel quale “l’indifferenza religiosa e la totale insignificanza pratica di Dio per i problemi anche gravi della vita non sono meno preoccupanti ed eversivi rispetto all’ateismo dichiarato”. Di qui la necessità di “rifare il tessuto cristiano della società umana”. La Chiesa, di fronte al diffondersi della secolarizzazione nell'Occidente, deve ''misurarsi con il fenomeno del distacco dalla fede, che si è progressivamente manifestato presso società e culture che da secoli apparivano impregnate dal Vangelo''. L'azione del nuovo Pontificio Consiglio sarà infatti rivolta soprattutto ''alle Chiese di antica fondazione, che pure vivono realtà assai differenziate, a cui corrispondono bisogni diversi, che attendono impulsi di evangelizzazione diversi''. Lo scenario dei Paesi secolarizzati non è infatti identico ovunque: ''In alcuni territori, infatti, pur nel progredire del fenomeno della secolarizzazione, la pratica cristiana manifesta ancora una buona vitalità e un profondo radicamento nell'animo di intere popolazioni; in altre regioni, invece, si nota una più chiara presa di distanza della società nel suo insieme dalla fede, con un tessuto ecclesiale più debole, anche se non privo di elementi di vivacità, che lo Spirito Santo non manca di suscitare; conosciamo poi, purtroppo, delle zone che appaiono pressochè completamente scristianizzate, in cui la luce della fede è affidata alla testimonianza di piccole comunità: queste terre, che avrebbero bisogno di un rinnovato primo annuncio del Vangelo, appaiono essere particolarmente refrattarie a molti aspetti del messaggio cristiano''. ''La diversità delle situazioni - sottolinea il Pontefice - esige un attento discernimento; parlare di 'nuova evangelizzazione' non significa, infatti, dover elaborare un'unica formula uguale per tutte le circostanze''. Il compito del dicastero sarà di operare, insieme ai vescovi locali, ''specialmente in quei territori di tradizione cristiana dove con maggiore evidenza si manifesta il fenomeno della secolarizzazione''. Il neonato dicastero della Santa Sede, si legge nel Motu Proprio, ha tra i suoi compiti specifici quello di “far conoscere e sostenere iniziative legate alla nuova evangelizzazione già in atto nelle diverse Chiese particolari e promuoverne la realizzazione di nuove” e di “studiare e favorire l’utilizzo delle moderne forme di comunicazione, come strumenti per la nuova evangelizzazione”. Altro impegno, quello di “promuovere l’uso del Catechismo della Chiesa cattolica, quale formula essenziale e completa del contenuto della fede per gli uomini del nostro tempo”,