''Spesso la mancanza di conoscenza dei contenuti basilari della fede porta, inevitabilmente, ad assumere comportamenti e forme di giudizio morale spesso in contrasto con l'essenza stessa della fede, così come è stata sempre annunciata e vissuta nel corso dei venti secoli della nostra storia'': così mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione, ha presentato questa mattina in Vaticano il Motu Proprio "Ubicumque et semper" di Papa Benedetto XVI che istituisce il suo dicastero. ''Il relativismo - ha detto il prelato -, di cui Papa Benedetto ha sempre denunciato i limiti e le contraddizioni, proprio in vista di una corretta antropologia, emerge come la nota caratteristica di questi decenni segnati sempre piu' dalle conseguenze di un secolarismo teso ad allontanare il nostro contemporaneo dalla sua relazione fondamentale con Dio. In questo senso, sono soprattutto le Chiese di antica tradizione che risentono di questa condizione, anche se nel processo di globalizzazione in cui siamo inseriti nessuno sembra sfuggire a questa drammatica situazione''. ''Al principio secolarista di vivere nel mondo 'etsi deus non daretur' - aggiunge mons. Fisichella -, l'allora card. Joseph Ratzinger aveva opposto il principio di vivere nel mondo 'veluti si Deus daretur'. E' questo uno dei motivi che ha portato Papa Benedetto alla creazione di un dicastero con il compito di promuovere la nuova evangelizzazione''. Obiettivo del nuovo dicastero, secondo il suo presidente, sarà quindi quello di ''trovare le forme adeguate per rinnovare il proprio annuncio presso tanti battezzati che non comprendono più il senso di appartenenza alla comunità cristiana e sono vittima del soggettivismo dei nostri tempi con la chiusura in un individualismo privo di responsabilità pubblica e sociale''. Primo impegno del neonato dicastero, definito da mons.Fisichella una ''provocazione'' nei confronti del mondo contemporaneo, sarà organizzare le basi pratiche del lavoro come i compiter o la carta intestata. Oltre al presidente il nuovo dicastero avrà un segretario, di un sotto segretario, membri e consultori esperti della materia, la cui scelta non è stata però ancora effettuata da Benedetto XVI. Per mons. Fisichella, ''dovremo evitare, anzitutto, che 'nuova evangelizzazione' risuoni come una formula astratta. Dovremo riempirla di contenuti teologici e pastorali e lo faremo forti del magistero di questi ultimi decenni''. Tra i compiti principali ci sarà quello di promuovere la diffusione del Catechismo della Chiesa Cattolica. ''Nel 2012 - ha ricordato il presule - ricorrerà il ventesimo anniversario della pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica. Tra le competenze che vengono affidate al Dicastero risulta essere qualificante quella di 'promuovere' il suo uso''. ''Il Catechismo - ha osservato mons. Fisichella - risulta essere uno dei frutti più maturi delle indicazioni conciliari; in esso viene raccolto in modo organico l'intero patrimonio dello sviluppo del dogma e rappresenta lo strumento più completo per trasmettere la fede di sempre dinanzi ai costanti cambiamenti e interrogativi che il mondo pone ai credenti''. Compito del dicastero sarà anche quello di ''trovare tutte le forme che il progresso della scienza della comunicazione ha realizzato per farle diventare strumenti positivi a servizio della nuova evangelizzazione'', ''consapevoli del ruolo determinante che i mezzi di comunicazione hanno nel veicolare la cultura e la mentalità nel contesto attuale''. “I cristiani sono chiamati ad essere presenti nella vita politica, nella società, nella cultura, nella scienza, in tutte le espressioni che appartengono alla vita delle persone e costituiscono la vita della società”. Così mons. Fisichella ha risposto alla domanda di un giornalista circa l’eventuale ruolo “politico” del nuovo dicastero vaticano. “Il termine politico – ha spiegato il neopresidente – va inteso nel senso di ‘costruzione della polis’”. Di qui il compito del nuovo dicastero pontificio: “Aiutare i cattolici a recuperare il senso profondo della propria responsabilità, per una testimonianza coerente, soprattutto dei laici, negli ambiti dove solo loro possono arrivare, per lo status stesso che possiedono”. “Dopo un periodo di assunzione passiva del secolarismo – ha affermato mons. Fisichella – dobbiamo riprendere la nostra parola forte e coraggiosa”. Quanto ai rapporti con gli altri dicasteri della Santa Sede, in particolare quello dedicato alle missioni, mons. Fisichella ha risposto che “compito specifico e peculiare di Propaganda Fide è il primo annuncio, la ‘missio ad gentes’; noi abbiamo di fronte le Chiese di antica tradizione”. Per il presidente del nuovo organismo vaticano, “la nuova evangelizzazione taglia trasversalmente la vita e l’azione della Chiesa: per questo dobbiamo essere capaci di maggiore collaborazione tra di noi”. ''Il Papa - ha aggiunto in risposta ad una domanda sul possibile appesantimento della macchina burocratica vaticana - non è un uomo della burocrazia, ma un uomo dell'annuncio che con profonda intelligenza teologica ha saputo individuare questo spazio per impegnare la Chiesa in un missione concreta''. ''Questa è la prima garanzia. Ed io neanche - ha concluso - sono un uomo della burocrazia. Non vedo pericoli di burocratizzazione, ma un'azione tipicamente pastorale del Santo Padre''.