Radio Vaticana
martedì 12 ottobre 2010
Terza Congregazione generale. L’Iraq e la fine di ogni conflitto, il dialogo con i musulmani, l'educazione. Eletta la Commissione per il Messaggio
Terza Congregazione generale, questa mattina, alla presenza di Benedetto XVI. Al termine della mattinata, sono stati eletti anche i membri della Commissione per il Messaggio. Dal Sinodo un appello perché terminino i conflitti, le correnti aggressive dell’Islam, e ci sia rispetto per la libertà religiosa. Di scena, in particolare, l’Iraq: senza dialogo non ci saranno pace e stabilità, dicono i vescovi, e le voci devono unirsi nella denuncia del grande affare economico del commercio delle armi. I cristiani vogliono vivere in pace e libertà, invece di sopravvivere e l’esodo, definito mortale, è una sfida che va affrontata. E un pensiero è andato anche all’Afghanistan: pur non presente al Sinodo come Paese del Medio Oriente, è stato comunque ricordato nella solidarietà dai Padri sinodali, a causa delle tribolazioni vissute dalla popolazione locale. Richiamata, quindi, la responsabilità delle potenze occidentali, in particolare di quelle che hanno commesso errori storici nei confronti del Medio Oriente, affinché il grido di giustizia e pace nella regione non rimanga inascoltato. Il Sinodo ha ribadito anche la collaborazione tra le Chiese mediorientali e quelle del Maghreb e definisce “imperativa” l’importanza dei mass media: grazie a loro, infatti, si possono diffondere nella popolazione le nozioni su cittadinanza, uguaglianza, accettazione della diversità, evitando la manipolazione delle masse e la deriva verso l’estremismo. L’Aula ha affrontato poi il dialogo tra cristiani e musulmani, visto come un arricchimento reciproco: dall’Islam, i cristiani possono imparare ad essere più praticanti, mentre la loro vicinanza al Vangelo fa riflettere i musulmani su una lettura critica del Corano. In quest’ottica, i Padri sinodali hanno deplorato iniziative provocatorie nei confronti dell’Islam, come le vignette satiriche o i roghi del Corano, mentre hanno incoraggiato le attività degli scout in cui i ragazzi sono fianco a fianco, senza distinzione di credo. Poi i dati confortanti sull’educazione: in Medio Oriente la Chiesa cattolica cura un migliaio di istituzioni scolastiche con circa 600mila alunni, quattro università, otto istituti superiori ecclesiastici e almeno 10 seminari di diversi riti. Molto apprezzati, tutti questi centri sono aperti anche ai più poveri. Segnalata anche l’importanza di un laicato maturo nella fede e consapevole nella vocazione, così come dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità, che non rappresentano una minaccia, ma un sostegno prezioso ed indispensabile per rivitalizzare l’evangelizzazione. Una pagina singolare è stata dedicata alla questione delle sètte: una cinquantina, ad esempio, quelle presenti in Giordania. Auspicata, allora, la cura pastorale della famiglie e la revisione dei libri di catechismo. Infine, alcuni auspici: istituire Commissioni di dialogo interreligioso in Medio Oriente, snellire le procedure per le elezioni dei Patriarchi e creare una “banca dei sacerdoti senza frontiera”, pronti ad essere inviati nella regione mediorientale per incoraggiare i cattolici e conservarli nella fede.