“I Patriarchi delle Chiese Orientali Cattoliche, per la loro identità di Padri e Capi di Chiese ‘sui iuris’ che compongono la cattolicità della Chiesa Cattolica, dovrebbero essere membri, ipso facto, del Collegio che elegge il Sommo Pontefice, senza necessità di ricevere il titolo latino di cardinale. Per lo stesso motivo, dovrebbero anche avere la precedenza su di loro”. A chiederlo mons. Vartan Waldir Boghossian, vescovo di San Gregorio di Narek in Buenos Aires degli Armeni, Esarca Apostolico per i fedeli di rito armeno residenti in America Latina e Messico. Nel suo intervento l’esarca ha parlato della grande mobilità umana che ha spostato quantità di fedeli fuori del loro territorio patriarcale di origine, così che ci sono delle Chiese che hanno oggi la più gran parte dei loro fedeli nella Diaspora. ”È difficile capire – ha detto l’esarca - perché le attività dei Patriarchi, dei Vescovi e dei Sinodi delle Chiese Orientali, vengono limitate al loro territorio. Il Codice dei Canoni delle Chiese Orientali afferma che i Patriarchi sono Padri e Capi della loro Chiesa. Questa paternità e giurisdizione non dovrebbero essere limitate ad un territorio” tanto più se in esso “non sono più presenti membri della sua Chiesa”.
“Senza dialogo con i musulmani non ci sarà la pace e la stabilità. Insieme possiamo eliminare guerre e tutte le forme di violenza. Dobbiamo unire le nostre voci per denunciare insieme il grande affare economico del commercio delle armi”: la denuncia è di mons. Louis Sako, arcivescovo caldeo di Kirkuk. “Le guerre – ha detto - sono una vera minaccia nella nostra regione dove si sono tragicamente avverate le parole di Giovanni Paolo II, ‘la guerra è un’avventura senza ritorno’”. Senza dialogo, anche “il mortale esodo che affligge le nostre Chiese non potrà essere evitato. L'emigrazione è la più grande sfida che minaccia la nostra presenza”. Per l’arcivescovo caldeo, “le Chiese Orientali, ma anche la Chiesa universale, devono assumersi le proprie responsabilità e trovare con la comunità internazionale e le autorità locali scelte comuni che rispettino la dignità della persona umana. Scelte che siano basate sull'uguaglianza e sulla piena cittadinanza, con impegni di partenariato e di protezione. La forza di uno Stato – ha concluso - si deve basare sulla credibilità nell'applicazione delle leggi al servizio dei cittadini, senza discriminazione tra maggioranza e minoranza. Vogliamo vivere in pace e libertà invece di sopravvivere”.
SIR