Udienza generale del Papa questa mattina in Piazza San Pietro, con circa 25 mila fedeli. La catechesi ha visto Benedetto XVI ancora addentro alla feconda corrente spirituale del XIII secolo, dalla quale emerge un’altra grande mistica, la Beata Angela da Foligno. “Immedesimarsi, trasformarsi nell’amore e nelle sofferenze del Cristo crocifisso, identificarsi con Lui”: così il Papa ha sintetizzato la “lezione” di Angela da Foligno, la cui conversione, dopo “una vita spensierata”, “arriverà a maturazione solo quando il perdono di Dio apparirà alla sua anima come il dono gratuito di amore del Padre”. Benestante e inizialmente piuttosto mondana, Angela si sposa presto, mette al mondo dei figli e, ha affermato il Papa, con la superficialità con la quale è stata educata “si permette di disprezzare” i “penitenti”, coloro che per seguire Cristo vendevano a quel tempo i propri beni per mettersi al servizio della Chiesa in povertà e penitenza. La vita però si fa dura e Angela ha modo di riflettere. Nel 1285, la svolta: la futura Beata invoca San Francesco, che le appare in visione, quindi decide di confessarsi. Parte da lì il suo lento ma “ricco cammino spirituale”, un susseguirsi di passi e di visioni interiori: “Angela da Foligno presenta il suo ‘vissuto’ mistico, senza elaborarlo con la mente, perché sono illuminazioni divine che si comunicano alla sua anima in modo improvviso e inaspettato...Alla difficoltà per Angela di esprimere la sua esperienza mistica si aggiunge anche la difficoltà per i suoi ascoltatori di comprenderla. Una situazione che indica con chiarezza come l’unico e vero Maestro, Gesù, vive nel cuore di ogni credente e desidera prenderne totale possesso”. In realtà l’ascesi di Angela da Foligno è faticosa. In una prima fase, ha spiegato il Pontefice, in lei non c’è la sensazione di essere amata da Dio, quanto piuttosto “vergogna”, che si accompagna a un’acuta consapevolezza del proprio peccato e alla paura della dannazione: "Questo ‘timore’ dell’inferno risponde al tipo di fede che Angela aveva al momento della sua “conversione”; una fede ancora povera di carità, cioè dell’amore di Dio...Angela sente di dover dare qualcosa a Dio per riparare i suoi peccati, ma lentamente comprende di non aver nulla da darGli, anzi di ‘essere nulla’ davanti a Lui”. Nonostante abbia fatto una buona confessione, Angela, ha proseguito Benedetto XVI, è combattuta nell’anima: si trova perdonata ma è "ancora affranta dal peccato, libera e condizionata dal passato, assolta ma bisognosa di penitenza”. C’è ancora un passo prima di arrivare al culmine di questa maturazione spirituale in cui, ha affermato il Papa, “il perdono di Dio apparirà alla sua anima come dono gratuito di amore del Padre”. E questo passo è la comprensione del sacrificio estremo di Gesù: “Ciò che la salverà dalla sua ‘indegnità’ e dal ‘meritare l’inferno’ non sarà la sua ‘unione con Dio’ e il suo possedere la ‘verità’, ma Gesù crocifisso, 'la sua crocifissione per me', il suo amore...Contempla di preferenza il Cristo crocifisso, perché in tale visione vede realizzato il perfetto equilibrio: in croce c’è l’uomo-Dio, in un supremo atto di sofferenza che è un supremo atto di amore”. “Non c’è nessuno che possa portare scuse, perché chiunque può amare Dio”, scrive la Beata. “Nell’itinerario spirituale di Angela, il passaggio dalla conversione all’esperienza mistica, da ciò che si può esprimere all’inesprimibile, avviene tramite il Crocifisso”, che “diventa il suo maestro di perfezione”. “Tutta la sua esperienza mistica” è, dunque, “tendere a una perfetta somiglianza con lui, mediante purificazioni e trasformazioni sempre più profonde e radicali. In tale stupenda impresa Angela mette tutta se stessa, anima e corpo, senza risparmiarsi in penitenze e tribolazioni dall’inizio alla fine, desiderando di morire con tutti i dolori sofferti dal Dio-uomo crocifisso per essere trasformata totalmente in lui”. Questa “identificazione”, per la Beata, “significa anche vivere ciò che Gesù ha vissuto: povertà, disprezzo, dolore”. “E’ l’instabile equilibrio fra amore e dolore”, verso quella “perfezione” che consente di passare dalla “via della croce” verso la “via dell’amore”. Un atto supremo di amore che però oggi il mondo ignora, banalizza, preferisce dimenticare. E da questa constatazione scaturisce la riflessione spontanea con la quale il Papa ha concluso la catechesi: “Oggi siamo tutti in pericolo di vivere come se Dio non esistesse: sembra così lontano dalla vita odierna. Ma Dio ha mille modi, per ciascuno il suo, di farsi presente nell'anima, di mostrare che esiste e mi conosce e mi ama. E la Beata Angela vuol farci attenti a questi segni con i quali il Signore ci tocca l'anima, attenti alla presenza di Dio, per imparare così la via con Dio e verso Dio, nella comunione con Cristo Crocifisso. Preghiamo il Signore che ci renda attenti ai segni della sua presenza, che ci insegni a vivere realmente”.