“Quello che mi ha colpito e che non dimenticherò mai è la dolcezza dello sguardo, mi ha fatto sentire accolta, non estranea e lontana” E’ ancora molto emozionata Altea Severella, studentessa di medicina all'Università "La Sapienza" di Roma, mentre racconta il suo incontro con Benedetto XVI. Infatti Altea ha avuto l’impegnativo compito di portare il saluto di tutti gli universitari romani al Papa, convenuti numerosi ieri sera nella Basilica di San Pietro in Vaticano in occasione del tradizionale incontro natalizio, promosso dall’Ufficio per la Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma. "Il Papa - continua Altea - mi ha chiesto quale facoltà frequentassi, e quando gli ho detto che sto studiando medicina mi ha subito spiegato che quella del medico è una professione molto importante che richiede una grande responsabilità. Poi mi ha domandato quanto fosse importante per noi la presenza di una cappella all’interno dell’università, e naturalmente è importantissima, perché è un rifugio dove ti puoi fermare un attimo a pregare e riflettere ed affrontare con maggiore carica le difficoltà quotidiane”. E anche i rettori degli atenei hanno voluto salutare Benedetto XVI, e nell’occasione sono stati rappresentati dal rettore della Luiss - Guido Carli, Massimo Egidi. “La nostra comunità - ha spiegato Egidi - sta attraversando un cambiamento complesso, è necessaria quindi, una profonda riflessione da parte nostra, sulla missione e sul nostro ruolo formativo nei confronti dei giovani. L’attuale crisi finanziaria, ha smentito l’idea di un perseguimento egoistico del proprio interesse, perché questo atteggiamento determina solo un impoverimento economico e morale della società. Santo Padre - ha concluso il rettore - il nostro obiettivo è proprio quello di riscoprire le nostre responsabilità come educatori, e su questo tema rifletteremo accuratamente durante il prossimo IX Simposio Internazionale, promosso dai docenti delle università romane che si svolgerà a giugno 2012, in modo da cominciare a dare un contributo concreto nella giusta direzione”. I giovani presenti hanno subito accolto il suo richiamo di Benedetto XVI: “Non sempre è facile essere costanti - racconta Doris, una giovane suora bengalese che studia all’Antonianum - le difficoltà della vita sono tante e spesso siamo pronti a scoraggiarci. Ma il Papa questa sera ci ha rivolto un invito concreto di essere perseveranti nella preghiera, perché l’esperienza del Cristo vivo non passa, e di portare questa lieta novella anche ai nostri compagni d’università”. E tra le difficoltà che i ragazzi sentono maggiormente c’è quella dell’ attuale crisi non solo economica ma anche di valori: “Io studio al conservatorio - racconta Stefano, 23 anni, ricci ribelli e sorriso aperto - e so che non sarà semplice realizzare i miei sogni di musicista, ma il Papa questa sera ci ha fatto capire che ci è vicino, fa il 'tifo' per noi, e che la preghiera può essere davvero la nostra arma vincente nei momenti di sconforto che potremmo affrontare”. E c’è chi è venuto anche da lontano per ascoltare le parole del Pontefice, come Luca e Andrea che insieme ad una delegazione di 12 studenti sono arrivati da Taranto per partecipare a questo incontro: ”Siamo molto felici di essere qui questa sera - dicono - rappresentiamo un’università del sud Italia collocata in una delle zone più belle della penisola, ai nostri compagni che non sono potuti essere qui con noi, porteremo il messaggio di speranza di Benedetto XVI, invitandoli a vivere il Natale che sta arrivano in maniera più profonda, diversa dal solito, per scoprire davvero in loro stessi la gioia della nascita di Cristo”.
Marina Tomarro, Korazym.org