Questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, si è tenuta la Conferenza Stampa di presentazione del Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la Giornata Mondiale della Pace 2012 sul tema "Educare i giovani alla giustizia e alla pace". Sono intervenuti il card. Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e mons. Mario Toso, segretario del medesimo Pontificio Consiglio.
Il Papa “riconosce, comprende a fondo e presenta i problemi, i dilemmi che colpiscono le giovani generazioni e le nostre società (difficoltà nell’accesso alla formazione e al lavoro, nell’inserimento nel mondo della politica, della cultura e dell’economia); ma il suo intento non si ferma alla descrizione dello status quo. Egli, infatti, dall’inizio alla fine incoraggia, offre un orizzonte di forte speranza: e parlare di speranza vuol dire parlare di futuro. Ma tale futuro non è inteso dal Papa come fosse una sorta di chimera utopistica, un’ideologia che promette una vaga salvezza: è, invece, una visione ben radicata nel passato e nel presente”, ha detto il card. Turkson. “Nonostante le difficoltà del presente”, ha sottolineato il cardinale, “il Papa guarda comunque e sempre al futuro, cioè, a Dio; e, così facendo (con l’aiuto di Dio), offre una posizione che contrasta pienamente con il dilagante nichilismo che schiaccia l’essere umano su un presente ignoto, svuotandolo di ogni motivazione e traguardo, inaridendogli ogni fiducia: anche in se stesso”. nella conferenza stampa di presentazione del Messaggio, dove si è parlato pure del movimento degli “indignados” e della “primavera araba”. Il porporato ha ribadito quanto la Chiesa punti sui giovani: “La Chiesa li vede protagonisti, coltiva una formidabile fiducia in loro, li incoraggia, crede fermamente in essi. Vuole che i giovani siano primari interpreti: li invita all’azione pubblica, li vuole determinati, colmi di speranza per il loro futuro, forti e solidali fra di loro”. Un “concetto-chiave” del Messaggio del Papa, ha precisato il card. Turkson, è “quello del protagonismo dei giovani e della contestualizzazione delle questioni che vanno affrontate in comunità, poiché è l’intera comunità ad esserne colpita”. Ed è qui che “s’inserisce il tema dell’educazione”, senza trascurare “che gran parte delle conoscenze che i giovani acquisiscono, le ricevono dai loro coetanei più di quanto in genere non si pensi”. Il Santo Padre propone “il suo progetto di educazione dei giovani scegliendo due pilastri intorno ai quali strutturare e far fiorire tale prospettiva: l’educazione alla giustizia e l’educazione alla pace”. Il Pontefice, prosegue il card. Turkson, dedica “alcuni densi passaggi ai responsabili politici perché ascoltino veramente e seriamente le preoccupazioni che si levano dalle società, offrendo sostegno alle famiglie e alle istituzioni educative, supporto alla maternità e alla paternità, e promuovendo l’accesso all’istruzione e il ricongiungimento delle famiglie divise dalle necessità di trovare mezzi di sussistenza”. “È in gioco il senso della politica come servizio, come ricerca del bene di tutti, nessuno escluso. Solo così si può parlare di dignità della politica e dei politici. Chi si impegna nella politica infatti – ha ribadito il cardinale -, deve offrire un esempio di rettitudine, coerenza tra sfera pubblica e privata, preparazione e competenza”. Il card. Turkson ha quindi ricordato che “occorre tutti insieme costruire un nuovo umanesimo, una nuova alleanza fra gli esseri umani che sia in grado di edificare un mondo dal volto più umano e fraterno, dove non prevalga la tecnica sulla natura dell’essere umano, dove ogni attività professionale, culturale, politica ed economica non sia solo il frutto di un sapere e di una logica tecnicista, ma si nutra appunto di tale umanesimo”. In tal senso, ha concluso in cardinale, occorre che “ogni attività tenga sempre conto, ponga sempre a suo fondamento riconosciuto la dignità dell’essere umano, sempre e comunque, facendo prevalere il dialogo, il diritto sulla prevaricazione, sulla tracotanza, sull’offesa, sull’orrore, sulla guerra tra i popoli e tra le nazioni, sulle persecuzioni, sull’odio, sulle violazioni dei diritti umani, sui peccati contro Dio, contro il creato e contro gli uomini, peccati che uccidono la carità e la civiltà”.
“L’educazione alla giustizia e alla pace coinvolge tutti i soggetti sociali, tutte le istituzioni, l’essere intero dei giovani”, ha affermato mons. Toso. Per il presule, ci sono alcune “condizioni per l’educazione” alla giustizia dalle quali non si può prescindere, soprattutto per le generazioni future. “Per educare i giovani – ha spiegato – occorre: essere attenti ad essi, saperli ascoltare e valorizzarli; comunicare l’apprezzamento per il valore positivo della vita, suscitando in essi il desiderio di spenderla al servizio del Bene; offrire una formazione non mediocre; aiutarli a formarsi una famiglia e a trovare un lavoro; aiutare le famiglie, perché nell’attuale società post-industriale, i genitori possano non venir meno al loro compito fondamentale di educatori”. E non ultimo, ha sottolineato mons. Toso, si deve rendere i giovani capaci di “contribuire al mondo della politica, della cultura e dell’economia” attraverso i vari “ambienti educativi come la scuola, il lavoro, la società politica, i mass media”, che devono aiutarli nella “ricerca della verità” e devono essere luoghi in cui “la persona è rispettata nella sua dignità e mai sia trattata come uno strumento, una ‘cosa’”. Secondo il segretario del Pontificio Consiglio, il Papa nel messaggio richiama l’urgenza che i “giovani siano educati alla verità, alla libertà, alla giustizia e all’amore, i quattro grandi pilastri della casa della pace, secondo la Pacem in terris del beato Giovanni XXIII”. “Con riferimento alla giustizia Benedetto XVI afferma che essa non è una semplice convenzione umana. Essa trova sì il suo fondamento nel consenso sociale ma soprattutto nell’identità profonda dell’essere umano – ha evidenziato mons. Toso -, ossia in qualcosa che supera la legge positiva. Nell’attuale contesto socio-politico, imbevuto di neocontrattualismo e di neoutilitarismo, per superare un concetto relativistico e sociologico della giustizia, occorre riscoprirne le radici trascendenti, tra cui la solidarietà e la carità”. “La città dell’uomo non è promossa solo da rapporti di diritti e di doveri – scrive infatti Benedetto XVI nel messaggio –, ma ancor più e ancor prima da relazioni di gratuità, di misericordia e di comunione. La carità manifesta sempre anche nelle relazioni umane l’amore di Dio, essa dà valore teologale e salvifico a ogni impegno di giustizia nel mondo”. Mons. Toso ha infine auspicato l’istituzione di un Fondo, nell’ambito del mondo cattolico italiano, per aiutare i giovani disoccupati. E ancora, rispondendo a una domanda sul recente Vertice europeo per risolvere la crisi, ha affermato che non si sta prendendo la strada giusta giacché serve maggiore collaborazione economica e politica tra gli Stati.
SIR, Radio Vaticana
CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI PER LA XLV GIORNATA MONDIALE DELLA PACE (1° GENNAIO 2012)