Lunedì 30 e martedì 31 gennaio, nell'arcivescovado di Sarajevo (foto), si è svolta la quattordicesima riunione congiunta della Conferenza Episcopale di Bosnia ed Erzegovina e della Conferenza Episcopale croata. Essa è stata presieduta da mons. Franjo Komarica, vescovo di Banja Luka, e da mons. Marin Srakic, Aacivescovo di Ðakovo-Osjek. All'assemblea hanno partecipato tutti i vescovi della Bosnia ed Erzegovina e diciannove della Croazia. Mons. Komarica ha salutato in modo particolare i vescovi che partecipavano per la prima volta alla riunione congiunta: mons. Mate Uzinic, vescovo di Dubrovnik; monsignor Tomo Vuksic, ordinario militare di Bosnia ed Erzegovina; e mons. Drazen Kutlesa, vescovo coadiutore di Porec i Pula. Alla riunione ha partecipato anche l'arcivescovo Alessandro D'Errico, nunzio apostolico in Bosnia ed Erzegovina, il quale durante la solenne celebrazione del 30 gennaio nella cattedrale di Sarajevo, tra l'altro ha indirizzato ai vescovi, sacerdoti, religiosi e fedeli le seguenti parole: "In particolare, come sapete, qui in Bosnia ed Erzegovina ci stiamo confrontando con una questione molto delicata, che riguarda il futuro stesso della fede cattolica nel Paese. Com'è stato,ripetuto più volte, purtroppo da un po' di tempo i dati statistici che vengono raccolti ogni anno delle curie diocesane, sono tutt'altro che incoraggianti. E così, nella loro lettera pastorale dell'8 dicembre scorso, i vescovi di Bosnia ed Erzegovina hanno espresso di nuovo la loro preoccupazione per la situazione, pur con tanta fiducia nell'azione dello Spirito di Dio che guida la storia". "In questo contesto, dobbiamo essere molto grati - ha proseguito - al cardinale segretario di Stato per l'importante messaggio che, a nome del Santo Padre, ha inviato ai nostri vescovi qui convenuti. Il cardinale Bertone ha invitato tutti a dare adeguata attenzione a questa 'grave questione'; ha suggerito di programmare comuni linee pastorali al riguardo; e, nella parte conclusiva, ha affermato che il Santo Padre auspica che la riflessione collegiale dei vescovi delle due Conferenze episcopali possa contribuire ad ispirare utili iniziative, per far sì che il popolo croato sia in grado di continuare a svolgere la sua missione ecclesiale in Bosnia ed Erzegovina, e a offrire il suo prezioso contributo per la vita civile del Paese". I lavori della conferenza sono stati caratterizzati dalla riflessione su questa lettera-messaggio, che il card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato di Sua Santità, ha indirizzato ai vescovi della Bosnia ed Erzegovina e della Croazia, a nome del Santo Padre.I presuli, con grande riconoscenza, hanno visto in questa lettera un ulteriore segno della particolare sollecitudine del Santo Padre per la Chiesa in Bosnia ed Erzegovina. In effetti, anche a una prima lettura si può notare il vivo interesse del Pontefice per i cattolici in Bosnia ed Erzegovina, di cui la stragrande maggioranza è di nazionalità croata, e perciò l'invito ad intraprendere iniziative comuni da parte di entrambi gli episcopati in favore della comunità cattolica in Bosnia ed Erzegovina. "Questa Riunione Congiunta - si legge nella lettera - è un segno ulteriore dell'unità della Chiesa Cattolica in Croazia e in Bosnia ed Erzegovina. Si tratta di un'unità fatta non solo di affectio collegialis, ma anche di comune visione del ruolo, delle responsabilità e delle attività della Chiesa. Essa si alimenta con la medesima devozione al Santo Padre, con il sincero impegno ecclesiale dinanzi alle sfide che il popolo croato si trova ad affrontare nella regione, ed anche con esemplari interventi di solidarietà verso le fasce sociali più povere e bisognose. "In questo contesto di servizio collegiale al popolo di Dio, sono certo - prosegue il cardinale - che nella Riunione sarà data adeguata attenzione alla grave questione del futuro del popolo cattolico in Bosnia ed Erzegovina, al fine di programmare comuni linee pastorali". Il motivo di questo speciale interesse per i cattolici in Bosnia ed Erzegovina è soprattutto la loro tragica realtà demografica: la presenza cattolica in Bosnia ed Erzegovina diminuisce ogni giorno di più, e se non si riesce ad arrestare questo processo, potrebbe scomparire del tutto fra qualche decennio. Nella lettera, vengono presentate le cause di tale situazione. "Purtroppo, come ben sapete, i dati - scrive il Segretario di Stato - sono allarmanti: dai circa 800.000 cattolici del 1991 si è passati ai circa 440.000 di oggi; in parecchie parrocchie sono rimasti solo pochi anziani; secondo le statistiche annuali delle curie diocesane, il numero dei cattolici non cessa di diminuire. Le cause di questo triste fenomeno sono note: la guerra degli anni '90 ha prodotto gravi perdite in vite umane e in strutture ecclesiali; i profughi non sono tornati nel numero sperato; la difficile situazione economica costringe molti giovani a lasciare il Paese, soprattutto per mancanza di lavoro. Ma c'è anche un altro elemento preoccupante, che riguarda il decrescente tasso di natalità e il conseguente calo demografico".Successivamente il cardinale Bertone invita i pastori della Chiesa a intensificare il loro impegno in favore dei cattolici in Bosnia ed Erzegovina, chiedendo anche iniziative concrete per arginare il fenomeno ancora in atto della emigrazione della popolazione cattolica dal Paese. Si fa anche presente che la Chiesa è aperta alla collaborazione non soltanto con le autorità civili, ma con tutte le persone di buona volontà. "La gravità della situazione - si legge ancora - richiede che voi, come Pastori e primi responsabili del popolo di Dio in codesta regione, di comune intesa intensifichiate il vostro impegno per il futuro della Chiesa in Bosnia ed Erzegovina. Si devono combattere lo scoraggiamento e la rassegnazione e si deve incoraggiare il personale coinvolgimento nella questione della sopravvivenza. È necessario anche adoperarsi per migliorare le condizioni di vita di tutti gli abitanti, e in particolare dei giovani, che hanno bisogno di posti di lavoro per poter restare in Bosnia ed Erzegovina. Per realizzare questi importanti scopi, la Chiesa non mancherà di collaborare con le Autorità civili e con tutte le persone di buona volontà". È molto significativo che nel suo auspicio per i croati cattolici di Bosnia ed Erzegovina, il Santo Padre indichi ai vescovi anche il ruolo che essi esercitano per il bene comune di tutto il Paese, ovviamente senza dimenticare la loro missione ecclesiale. E ciò perché i cattolici vogliono impegnarsi non soltanto per la propria comunità, ma per tutta la società in cui vivono. "Il Santo Padre - riferisce la lettera del card. Bertone - auspica che la riflessione collegiale dei vescovi delle due Conferenze Episcopali contribuisca ad ispirare utili iniziative, per far sì che il popolo croato possa continuare a svolgere la sua missione ecclesiale in Bosnia ed Erzegovina e ad offrire il suo prezioso contributo per la vita civile del Paese".In tale contesto, i presuli della Bosnia ed Erzegovina hanno ringraziato i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e i fedeli laici della Croazia, per l'aiuto che essi hanno sempre dato ai fedeli cattolici in Bosnia ed Erzegovina. Tutti i presuli radunati a Sarajevo, ispirati dalla lettera-messaggio del segretario di Stato di Sua Santità, hanno riflettuto su come intensificare la loro sollecitudine per il futuro della Chiesa in Bosnia ed Erzegovina. Inoltre, hanno manifestato la necessità di un impegno a tutti i livelli affinché ogni popolo e ogni cittadino, in ogni parte della Bosnia ed Erzegovina, abbiano gli stessi diritti. I vescovi hanno espresso la speranza che in questo spirito possano lavorare anche le autorità della Croazia: Governo, Parlamento e Presidenza; come pure la Presidenza, il Consiglio dei Ministri e l'Assemblea parlamentare della Bosnia ed Erzegovina. Nello spirito del messaggio-lettera del cardinale Bertone, i vescovi hanno assicurato che continueranno a "collaborare con le Autorità civili e con tutte le persone di buona volontà", per migliorare la situazione "allarmante" dei cattolici in Bosnia ed Erzegovina.
L'Osservatore Romano