"Iniziazione cristiana e nuova evangelizzazione" è il tema del Convegno internazionale sulla catechesi promosso dal Consiglio delle Conferenze Episcopali europee, apertosi questa mattina alla Domus Mariae di Roma, con la Messa celebrata dal card. Mauro Piacenza (nella foto con Benedetto XVI), prefetto della Congregazione per il clero. "La prima lettura, appena ascoltata dagli Atti degli Apostoli - ha esordito il porporato nell’omelia - porti in sé le parole con le quali il Santo Padre Benedetto XVI ha voluto intitolare la lettera di indizione dell’Anno della fede, per il cinquantesimo anniversario della convocazione del Concilio Ecumenico Vaticano II ed il ventesimo della promulgazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, strumento indispensabile per la corretta ermeneutica dei testi conciliari". Nel testo, infatti, leggiamo che gli Apostoli "riunirono la Chiesa e riferirono tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro e come avesse aperto ai pagani la porta della fede". Cosa significhi questo aprire la porta della fede, agli uomini di ogni tempo e luogo, lo ha spiegato chiaramente il cardinale: "E' compito innanzitutto di Dio stesso! Se perdiamo di vista questo 'primato' dell’Opera di Dio, qualunque nostro sforzo sarà destinato a non portare i frutti sperati. È Dio che apre la porta della fede ai nostri fratelli uomini e lo fa, innanzi tutto, attraverso il Figlio suo unigenito. Egli è la 'porta delle pecore', via universale ed unica di salvezza per tutti gli uomini". L’immagine della "porta" è particolarmente "efficace perché dice di un 'entrare' in una dimensione nuova, in una realtà che l’uomo non può darsi da se stesso, ma che è interamente dono di Dio". Tuttavia, ha messo in evidenza il porporato, questa realtà di dono, che è "Dio stesso, domanda il movimento della nostra libertà, domanda che la soglia della 'porta', aperta da Dio, sia varcata da ciascuno di noi". Ecco, perché, "la salvezza universalmente offerta non può in alcun modo divenire efficace senza il concorso della libertà creata, che, sostenuta dalla grazia, 'compie il passo' e varca la 'porta della fede'". Nasce da qui il grandissimo compito della catechesi dell’iniziazione cristiana, soprattutto nell’orizzonte della nuova evangelizzazione, che è, allora, perlomeno duplice. "Da un lato la catechesi - ha detto - deve collaborare con il Signore ad 'aprire la porta della fede', mostrando, in modo profondamente ragionevole ed umanamente, perfino affettivamente, recepibile, la grande possibilità di vita, di significato e di compimento che Dio offre agli uomini». Infatti, ha aggiunto il porporato, "se non torniamo a far emergere tutta la ragionevolezza, l’attrattiva e perfino la “convenienza umana” del cristianesimo, se non emerge tutta la luce, che dalla 'porta della fede' promana, ben difficilmente la prospettiva cristiana potrà risultare affascinante". Dall’altro lato, ha aggiunto, "la catechesi è chiamata a sostenere l’intelligenza della fede, attraverso la conoscenza della Rivelazione, sia nei suoi aspetti relazionali, sia in quelli più tipicamente dottrinali, che ne sono la storica traduzione". Un riferimento poi al Concilio Vaticano II: "Dobbiamo riconoscere come la stessa vita morale, sia intra che extra-ecclesiale, sia stata terribilmente indebolita da una non sufficiente catechesi, da una formazione incapace, forse, di dare le ragioni delle esigenze del Vangelo e di mostrare, nella concreta esperienza esistenziale, come esse siano straordinariamente umanizzanti. Tutto ciò non certo per colpa del Concilio!". Per tale ragione la catechesi è sempre anche una 'narratio'. Nel testo citato troviamo che gli Apostoli "riferirono tutto quello che Dio aveva fatto". In esso è contenuta, "in nuce, tutta l’opera di una catechesi che non è solo trasmissione di verità dottrinali, ma diviene possibilità di partecipazione allo stesso Evento della fede, allo stesso Evento-Cristo". La dimensione dottrinale tuttavia, ha sottolineato, "ben lungi dall’essere secondaria, rappresenta il concreto modo della 'narratio', la quale altrimenti rischierebbe di divenire arbitraria e soggettiva e, perciò, non più credibile. Come ha ricordato il Santo Padre nell’omelia per la Santa Messa Crismale, siamo di fronte ad 'un analfabetismo religioso che si diffonde in mezzo alla nostra società così intelligente'". La catechesi, ha concluso il cardinale, soprattutto dell’iniziazione cristiana, ha questo grande compito: "Vincere l’analfabetismo religioso, insegnando 'che cosa Dio ci ha detto'! E senza lasciarsi paralizzare dalle interminabili questioni metodologiche! I problemi metodologici, cari amici, sono travolti dai Santi che, con la loro semplicità e vita, sono la più efficace catechesi vivente che Dio stesso offre al suo popolo".
L'Osservatore Romano