Udienza generale questa mattina in Piazza San Pietro, dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo. Nella catechesi il Papa, continuando la riflessione sulla preghiera negli Atti degli Apostoli, ha incentrato la sua meditazione sull’episodio della liberazione miracolosa di San Pietro dalla prigionia (cfr At 12, 1-17). Benedetto XVI ha fatto notare che tale racconto “è ancora una volta segnato dalla preghiera della Chiesa”. Dopo aver sottolineato “l’invito pressante alla sequela” contenuto nella narrazione di Luca e accolto da Pietro, il Pontefice ha evidenziato l’abbandono fiducioso dell’Apostolo che, in carcere, “mentre la comunità cristiana prega con insistenza per lui”, “stava dormendo”. Un atteggiamento, la riflessione di Benedetto XVI, “che può sembrare strano, ma che invece denota tranquillità e fiducia; egli si fida di Dio, sa di essere circondato dalla solidarietà e dalla preghiera dei suoi e si abbandona totalmente nelle mani del Signore. Così deve essere la nostra preghiera: assidua, solidale con gli altri, pienamente fiduciosa verso Dio che ci conosce nell’intimo e si prende cura di noi al punto che – dice Gesù – ‘perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati’”. In contrasto con l'atteggiamento di quella comunità c'è quello che racconta la lettera di San Giacomo in cui questi affronta il tema della "crisi" della comunità, che, ha detto Benedetto XVI, era "in crisi non tanto per le persecuzioni ma perché al suo interno sono presenti gelosie e contese e Giacomo trova due motivi principali per questa situazione: il primo è il lasciarsi dominare dalle passioni, dalla dittatura delle proprie voglie", e il secondo "la mancanza di preghiera o la presenza di una preghiera che non si può definire tale", perché si chiede "per soddisfare le vostre passioni, le cose cambierebbero se la comunità pregasse in modo assiduo e unanime". "Anche il discorso su Dio rischia di perdere la sua forza interiore e si inaridisce se non è accompagnato dalla preghiera, dalla continuità di un dialogo diretto con il Signore''. E' "un richiamo importante anche per noi, per le nostre comunità, sia quelle piccole come la famiglia, sia quelle più vaste come la parrocchia, la diocesi, la Chiesa intera", perché impariamo a pregare "non per le nostre passioni, dobbiamo imparare a pregare bene, orientarci verso Dio e non verso il bene proprio". "La comunità, invece, che accompagna la prigionia di Pietro è una comunità che prega veramente, per tutta la notte, unita. Ed è una gioia incontenibile quella che invade il cuore di tutti quando l’Apostolo bussa inaspettatamente alla porta". E’ questa la testimonianza di Pietro, a Gerusalemme, nella Chiesa dove è “posto come roccia”: “Egli sperimenta che nel seguire Gesù sta la vera libertà, si è avvolti dalla luce sfolgorante della Risurrezione e per questo può testimoniare sino al martirio che il Signore è il Risorto”. “L’episodio della liberazione di Pietro raccontato da Luca ci dice che la Chiesa, ciascuno di noi, attraversa la notte della prova, ma è la vigilanza incessante della preghiera che ci sostiene”. Benedetto XVI vive la stessa esperienza: “Anche io, fin dal primo momento della mia elezione come Successore di San Pietro, mi sono sempre sentito sorretto dalla preghiera della Chiesa, dalla vostra preghiera, soprattutto nei momenti più difficili. Ringrazio di cuore. Con la preghiera costante e fiduciosa, il Signore ci libera dalle catene, ci guida per attraversare qualsiasi notte di prigionia che può attanagliare il nostro cuore, ci dona la serenità del cuore per affrontare le difficoltà della vita, anche il rifiuto, l’opposizione, la persecuzione”. "L’episodio di Pietro - ha proseguito - mostra questa forza della preghiera. E l’Apostolo, anche se in catene, si sente tranquillo, nella certezza di non essere mai solo: la comunità sta pregando per lui, il Signore gli è vicino; anzi egli sa che ‘la forza di Cristo si manifesta pienamente nella debolezza’”. La preghiera “costante e unanime”, ha concluso Benedetto XVI, “è un prezioso strumento anche per superare ogni prova che può sorgere nel cammino della vita, perché è l’essere profondamente uniti a Dio che ci permette di essere anche profondamente uniti agli altri”.
SIR, AsiaNews, Radio Vaticana
L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa