Riceverà il titolo di canonico ordinario il neo-eletto presidente della Francia Francois Hollande. Il capo di Stato francese, infatti, è stato invitato dalla Basilica romana di San Giovanni in Laterano (foto) a prendere possesso del titolo della Basilica, che fin dal 1604 spetta ai capi di Stato francesi, prima ai re e ora ai presidenti della Repubblica. L'annuncio gli è stato recapitato ieri con una lettera di invito, insieme alle congratulazioni per l'avvenuta elezione. Lo riferisce l'agenzia francofona I.Media, specializzata in informazioni sul Vaticano. Il predecessore di Hollande, Nicolas Sarkozy, aveva preso possesso del titolo il 20 dicembre 2007, giorno in cui si reco' anche in visita a Papa Benedetto XVI. Quello di canonico del Laterano è stato anche il titolo dei presidenti de Gaulle, Giscard d'Estaing e Chirac, mentre Coty e Pompidou lo hanno rifiutato, e Mitterrand non lo ha nè voluto nè rifiutato. Si vedrà ora cosa farà il nuovo inquilino socialista dell'Eliseo, anch'egli in predicato di riceverlo come successore dei re di Francia, 'figlia maggiore della Chiesa'. Il legame tra la Francia e l'arcibasilica papale di San Giovanni, 'madre e capo di tutte le Chiese', viene ricordato ogni anno nel giorno di Santa Lucia, il 13 dicembre, con una Messa celebrata dal cardinale vicario, all'intenzione della felicità e prosperità della Francia ('Pro felici ac prospero statu Galliae'). Il canonicato onorario è un privilegio che risale al re Enrico IV, che aveva ereditato un regno profondamente diviso tra cattolici e protestanti e aveva adottato all'inizio la confessione calvinista; era poi tornato definitivamente al cattolicesimo, con l'assoluzione del Papa. Alla conversione di Enrico IV fece seguito nel 1598 l'editto di Nantes, che concedeva ampia libertà religiosa ai protestanti, ristabilendo la pace nel regno. Per manifestare la propria riconoscenza alla Chiesa Cattolica, il cui perdono aveva permesso la pacificazione, il re fece nel 1604 una generosa donazione al Capitolo del Laterano. Tra le clausole della donazione c'era la celebrazione il 13 dicembre, compleanno del re, di una Messa per la prosperità della Francia. Tranne che per le mancate nozze, il nuovo inquilino dell’Eliseo è ben accolto dalle gerarchie ecclesiastiche. I vescovi francesi gli danno il benvenuto raccomandadogli di lavorare per la coesione nazionale, mentre vengono evidenziati gli "errori politici" che hanno condotto Sarkozy alla sconfitta. Nella notte dell’investitura elettorale, il rapporto con la Chiesa Cattolica diventa un accenno in una intervista alla agenzia France Press di Valerie Trierweiler, compagna fin dal 2005 del neopresidente francese Francois Hollande. "Sarà un problema non essere sposati, sul piano diplomatico? Non credo che sia un problema, forse per una visita al Papa?". Intanto, però, si mescolano auguri di buon lavoro e velati moniti nelle reazioni dell’Episcopato francese ed europeo. "Vorrei dire al presidente della Repubblica: avrete bisogno di tutti. Mi auguro che il presidente possa avviare realmente un lavoro di coesione", afferma mons. Bernard Podvin, portavoce della Conferenza Episcopale francese, rispondendo al giornale radio di Rcf andato in onda lunedì mattina. Riguardo alle posizioni manifestate dal presidente Hollande sul matrimonio gay e sulle questione dell’accompagnamento al fine vita, mons. Podvin puntualizza: "Occorre dibattere e la Chiesa Cattolica non ha mai nascosto ciò che pensa rispetto ad alcune posizioni manifestate da colui che è diventato presidente della Repubblica. Occorre discuterne in maniera più profonda". L’analisi del voto appare chiara. "La crisi vota contro Sarkozy", aveva sostenuto il quotidiano francese Le Monde dopo il primo turno delle presidenziali francesi. E così anche al ballottaggio del 6 maggio "la recessione economica, con le sue ricadute su lavoratori e famiglie, è uno degli elementi determinanti (assieme a una serie di errori politici da lui stesso ammessi) per la sconfitta di Nicolas Sarkozy", evidenzia il Sir, l’agenzia stampa della CEI, in una nota dedicata al voto europeo. "Il presidente uscente, esponente del neogollismo - aggiunge il SIR - ha ceduto il passo, pur con uno scarto elettorale lieve, al socialista François Hollande, autonominatosi 'monsieur normal', per sottolineare la differenza di stile rispetto al suo avversario, sovraesposto mediaticamente e prodigo di promesse". "Parigi adesso - si osserva - è attesa alla prova europea: i due sfidanti all’Eliseo avevano lanciato, ciascuno a suo modo, moniti e imperativi all’Europa, sui temi del rigore e della crescita, sul controllo delle migrazioni, sulla politica estera e in altri settori, ritenendo di poter orientare a proprio piacimento una Unione di 27 Stati". "Ora - prosegue il SIR- spenti i riflettori delle elezioni, il vincitore Hollande dovrà semplicemente riconoscere di essere uno dei partner comunitari, benchè un partner di primo piano. E i segnali che già gli giungono dalla Merkel e da altri leader europei sono al contempo d’incoraggiamento e di 'moderazione'. In Europa si tratta, non si comanda. Il voto francese non è peraltro nè il primo, e forse non sarà l’ultimo, sul cui esito ha pesato la crisi e in questa chiave va posto sotto la lente d’ingrandimento europea. Ci si può domandare, infatti, quanto influirà sulla politica della cancelliera tedesca Angela Merkel, la nuova batosta elettorale subita nel land Schleswigh-Holstein, che precede di una sola settimana un altro test rilevante, nel Nord Reno Westfalia. Lo stesso si può dire delle elezioni amministrative nel Regno Unito e in Italia. A maggior ragione, interrogativi profondi emergono dai seggi greci".
Roma Oggi Notizie, Vatican Insider