Da Milano a Filadelfia: dall’Italia agli Stati Uniti, l’Incontro Mondiale delle Famiglie tornerà tra tre anni sulla sponda americana dell’Oceano Atlantico. Dopo Roma (1994), Rio de Janeiro (1997), ancora Roma (2000), Manila (2003), Valencia (2006) Città del Messico (2009) e la metropoli lombarda, la scelta per l’appuntamento del 2015 è caduta sulla città degli States dove furono redatte la dichiarazione di Indipendenza e la Costituzione. Per la terza volta nella storia di questo avvenimento, si torna nelle Americhe, ma sara la prima nella nazione a stelle e strisce. A ben vedere, se si eccettua quello nelle Filippine, l’Incontro Mondiale delle Famiglie si è sempre tenuto tra Europa e Americhe: da un lato le motivazioni potrebbero essere ricercate anche in una logistica più semplice da gestire, ma dall’altro deve far riflettere il fatto che si punti su società occidentali, dove la cultura della famiglia è sempre più messa in discussione. "La scelta del Papa - dice a L'Osservatore Romano il card. Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia - mira evidentemente a ridare slancio alla pastorale della famiglia negli Stati Uniti". In America, spiega, "ci sono effettivamente molte associazioni pro life che svolgono un lavoro importante e una vivace pastorale della famiglia, specie per ciò che riguarda la preparazione al matrimonio, che va di pari passo con un significativo sostegno della Chiesa alle famiglie in difficolta. L’appuntamento del 2015 sarò dunque occasione per sviluppare queste dimensioni. Un impegno reso necessario a causa delle grandi sfide, e delle conseguenti difficoltà, poste dal costume e dalle ideologie che sembrano imporsi in questo momento storico". Forse, nota, a Filadelfia "non ci saranno i numeri che hanno caratterizzato i precedenti incontri mondiali; il raduno comunque servira proprio a ridare slancio alla pastorale delle famiglie negli Stati Uniti e maggiore fiducia ai cattolici d’America". Per il card. Antonelli con l’appuntamento a Filadelfia si intende "continuare a stimolare la riflessione, a tutti i livelli, su cosa sia la famiglia oggi. Prima, infatti era scontato. Ora non lo è più. Bisogna lavorare sul fronte culturale, su quello giuridico, sostenere le associazioni familiari e il loro impegno". A questo proposito rende noto che il Pontificio Consiglio per la Famiglia ha organizzato, nel mese di ottobre, un incontro tra professori universitari e vescovi per far parlare insieme il mondo accademico e quello ecclesiale. "Le famiglie - continua - devono diventare esse stesse protagoniste della pastorale che le riguarda, oltre che soggetto di evangelizzazione; agli studi e all’impegno si devono accompagnare i fatti, le esperienze, i nuovi fermenti che si muovono nella società". Mentre per quanto riguarda l’eredità dell’Incontro di Milano appena terminato, il porporato non ha dubbi: "Il Papa ci ha detto quanto è bello stare dentro questa Chiesa viva. E la Chiesa e viva grazie alla gente". Da parte sua l’arcivescovo di Filadelfia si mostra entusiasta per la notizia. "Sono felice per la mia diocesi - spiega - e ho aderito con gioia. Non ci nascondiamo le difficoltà che ci sono per la Chiesa. Ma questo incontro rappresenta un’opportunità da non perdere. In questo nostro grande Paese si sta cercando di svilire il significato vero del matrimonio cristiano - aggiunge - e dunque cogliere questa opportunita per noi e importante". Francescano cappuccino, figlio di una nativa americana della tribù Potawatomi e di un discendente di San Luigi IX di Francia, mons. Chaput e dal 2011 alla guida dell’arcidiocesi di Filadelfia, con i suoi quattro milioni di abitanti, di cui un milione e mezzo cattolici. "E' sempre una grande benedizione servire il Papa - conclude - e adoperarci per far si che il suo messaggio e i suoi insegnamenti siano sempre piu conosciuti nel nostro Paese".
Gianluca Biccini, L'Osservatore Romano