Dopo i 150mila euro in favore dei sacerdoti e delle famiglie rifugiate ad Homs, Damasco e nella Valle dei cristiani, Aiuto alla Chiesa che Soffre ha donato 50mila euro a Caritas Libano. Un’offerta che assicurerà medicine e viveri di prima necessità ad un villaggio cristiano siriano, a due kilometri dal confine libanese, che non può essere nominato per ragioni di sicurezza, schiacciato tra l’esercito di Assad e l’opposizione. Una settimana fa una delegazione internazionale di ACS si trovava a Beirut, a colloquio con mons. Béchara Boutros Rai, quando il Patriarca è stato informato della sorte dei 12mila fedeli. L’incontro è stato immediatamente interrotto ma prima il responsabile internazionale di ACS per la sezione Africa-Asia, padre Andrzej Halemba, ha garantito al capo della Chiesa maronita il pieno sostegno della Fondazione pontificia a Caritas Libano che sta cercando in ogni modo di intervenire. "Le persone sono intrappolate nel villaggio – scrive un rappresentante della Caritas a padre Halemba – perché i ponti sono stati distrutti. Il cibo sta finendo e i bambini non hanno più latte". In un paio di occasioni è stato possibile entrare in contatto con gli abitanti sebbene alcuni cecchini abbiano provato a colpire i volontari. Intanto anche in Libano crescono le tensioni, in particolare dopo che l’ex ministro dell’informazione Michel Samaha, ora noto per la sua vicinanza al regime di Assad, è stato arrestato con l’accusa di aver collaborato all’organizzazione di un attentato, sventato dalle forze di sicurezza libanesi. Secondo fonti locali l’attacco sarebbe dovuto avvenire nell’abitazione di un membro sunnita del Parlamento, Khaled Daher, il fine settimana successivo al termine del Ramadan, esattamente quando Béchara Rai aveva previsto di far visita al politico libanese. "Questi avvenimenti non comprometteranno in alcun modo la visita del Santo Padre" assicura ad ACS il Patriarca. "Tuttavia - continua l’alto prelato - la guerra civile in atto ha già avuto impatto sui rapporti tra sunniti e alauiti in città settentrionali come Tripoli ed Akkar, e favorito l’inasprirsi degli scontri politici tra i sunniti dell’alleanza del 14 marzo e gli sciiti dell’alleanza dell’8 marzo, le due principali coalizioni libanesi". "Cancellare il viaggio del Papa farebbe il gioco dei regimi di Teheran e Damasco e aumenterebbe le tensioni anziché diminuirle", dichiara ad ACS padre Paul Naaman, ex superiore generale dei baladiti, l’ordine libanese maronita. Il Paese dei Cedri accoglierà quindi Benedetto XVI, malgrado le leadership Siria e Iran "continuino a cercare di estendere il conflitto in Libano mettendo i diversi gruppi religiosi l’uno contro l’altro. La vicenda di Samaha e l’attentato fallito, però, ci rassicurano: sappiamo che Dio è già al lavoro".
Zenit