Rischia di scoppiare un "caso Giuda" del tutto inesistente. Forse dovuto solo alla confusione della Curia. In breve, ecco i fatti. Molto spesso Papa Benedetto XVI scrive lui i suoi discorsi, considerando la catechesi al popolo di Dio la sua principale missione. E le cose uscite dalla sua penna sono abbastanza riconoscibili per la bellezza, la sapienza, la profondità e la finezza. Ma ovviamente non sempre può farlo in prima persona, visti i suoi impegni e la quantità di discorsi che deve pronunciare. È il caso dei brevi messaggi che legge ogni domenica all’Angelus. Probabilmente lui dà una scaletta di due o tre punti e poi ci sono dei monsignori della Segreteria di Stato che stendono materialmente il testo. Deve essere successo così pure domenica scorsa. Ed essendo tempo di ferie agostane, la mano che concretamente ha scritto forse è stata di quelle frettolose, che tagliano con l’accetta questioni complesse e delicate invece di distinguere e riflettere con attenzione critica. Così il caso di Giuda, l’apostolo che tradì Gesù, è stato affrontato in maniera sorprendentemente perentoria. Il discorsetto dell’Angelus di domenica lo presenta infatti, senza mistero e senza problematicità, come uno che "avrebbe dovuto andarsene" e che invece "rimase non per fede, non per amore, ma con il segreto proposito di vendicarsi del Maestro (…) perché Giuda si sentiva tradito da Gesù, e decise che a sua volta lo avrebbe tradito. Giuda era uno zelota, e voleva un Messia vincente, che guidasse una rivolta contro i Romani. Gesù aveva deluso queste attese". Ora, che Giuda fosse uno Zelota, cioè un partigiano della resistenza armata nazionalista all’invasione romana (tipo l’Ira irlandese), è affermato con assoluta certezza storica dal discorsetto dell’Angelus, ma in realtà è del tutto ipotetico. E soprattutto è altamente improbabile, non avendo aggancio nei Vangeli, che sia stata proprio la passione politica a motivare il tradimento. Infatti Papa Benedetto XVI, in alcuni testi sicuramente suoi, come i volumi su "Gesù di Nazaret" o il ritratto degli apostoli fatto nel corso di alcune udienze generali, non ha mai dato al tradimento di Giuda questa motivazione politica (oltretutto in modo così certo e univoco). Peraltro la motivazione nazionalistica, pur restando ignobile il tradimento dell’amico e Maestro, avrebbe in fondo una sua connotazione idealistica (o almeno ideologica). Dai Vangeli però questo idealismo di Giuda non traspare mai. Dunque Papa Ratzinger cosa scrive nei suoi due volumi su "Gesù di Nazaret"? Nel primo enuncia sì la possibilità che Giuda, insieme a un altro apostolo, Simone zelota, venisse appunto dal partito zelota. Ma la nota resta nel novero delle possibilità. Nel secondo volume, quando approfondisce il suo tradimento, Joseph Ratzinger non fa menzione di ideali politici. Anzi, cita l’evangelista Giovanni per il quale, quel tradimento, "non è psicologicamente spiegabile". Giovanni infatti fornisce due flash che vanno in direzione tutta diversa da quella politica. Nel primo dice che "Giuda, come tesoriere del gruppo dei discepoli, avrebbe sottratto il loro denaro (cfr. 12, 6)". Dettaglio che rimanda a un uomo moralmente misero, non certo a un idealista. Gli stessi trenta denari avuti dalle autorità del tempio per il tradimento vanno in questa direzione, non portano verso il fanatismo zelota. Nel secondo flash Giovanni dice che dopo lo scambio di battute con Gesù, da parte di Giuda, "satana entrò in lui (13,27)". Significa, commenta Papa Ratzinger, che Giuda "è finito sotto il dominio di qualcun altro: chi rompe l’amicizia con Gesù (…) non giunge alla libertà, non diventa libero, ma diventa invece schiavo di altre potenze – o piuttosto: il fatto che egli tradisce questa amicizia deriva ormai dall’intervento di un altro potere. Al quale si è aperto". Poi Benedetto XVI accenna a quell’attimo di pentimento di Giuda nel quale torna a restituire il denaro ai suoi mandanti, ma anche alla "seconda sua tragedia", la disperazione di non credere possibile il perdono di Gesù (motivo per cui si suicidò). Il Papa è stato ancora più esplicito nel 2006 quando dedicò alcune udienze del mercoledì a tracciare un ritratto di ognuno degli apostoli e nell’udienza del 18 ottobre 2006 toccò a Giuda (questo ciclo di discorsi è poi stato raccolto in volume). Ebbene, in quell’occasione, nella quale approfondì molto il mistero dell’apostolo traditore, scarta apertamente l’ipotesi zelota: "Perché egli tradì Gesù? La questione - disse il Papa - è oggetto di varie ipotesi. Alcuni ricorrono al fattore della sua cupidigia di danaro; altri sostengono una spiegazione di ordine messianico: Giuda sarebbe stato deluso nel vedere che Gesù non inseriva nel suo programma la liberazione politico-militare del proprio Paese. In realtà - riprese il Pontefice - i testi evangelici insistono su un altro aspetto: Giovanni dice espressamente che 'il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo' (Gv 13,2); analogamente scrive Luca: 'Allora satana entrò in Giuda, detto Iscariota, che era nel numero dei Dodici' (Lc 22,3). In questo modo, si va oltre le motivazioni storiche e si spiega la vicenda in base alla responsabilità personale di Giuda, il quale cedette miseramente ad una tentazione del Maligno. Il tradimento di Giuda rimane, in ogni caso, un mistero. Gesù lo ha trattato da amico (cfr Mt 26,50), però, nei suoi inviti a seguirlo sulla via delle beatitudini, non forzava le volontà né le premuniva dalle tentazioni di Satana, rispettando la libertà umana. In effetti - concluse il Santo Padre - le possibilità di perversione del cuore umano sono davvero molte. L’unico modo di ovviare ad esse consiste nel non coltivare una visione delle cose soltanto individualistica, autonoma, ma al contrario nel mettersi sempre di nuovo dalla parte di Gesù, assumendo il suo punto di vista". Come si vede questi insegnamenti di Benedetto XVI sono molto più profondi, suggestivi e complessi rispetto alla spiegazione politica di domenica scorsa. Il cui semplicismo non sembra davvero appartenere a Benedetto XVI. Piuttosto l’insieme delle osservazioni del Papa che ho riferito troverebbe piena e perfetta conferma in quella grandiosa e misteriosa opera mistica che è "L’Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta, che ebbe in dono da Gesù di rivivere tutta la sua vita pubblica. In quelle meravigliose pagine viene descritta dettagliatamente, giorno per giorno, la tragica vicenda di Giuda, il suo equivoco iniziale e poi il progressivo scivolamento, come pure l’instancabile misericordia di Gesù che, pur conoscendo cosa sarebbe accaduto, tentò fino all’ultimo di salvarlo. L’Opera valtortiana presenta Giuda non come zelota, ma come proveniente dal potente "partito" del Tempio (che è più coerente poi con l’esito finale). Soprattutto Giuda appare fin dall’inizio mosso da ambizione smodata, da cieca sete di potere e di affermazione personale (è qui la radice della sua delusione e del suo tradimento). Questa tentazione è decisamente universale, appartiene a tutti, ecclesiastici inclusi (in fin dei conti Giuda era un “cardinale”).
Antonio Socci, Libero Quotidiano.it