Sotto-Segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani
Nel 2012 è proseguito il cammino di preparazione di una nuova sessione plenaria della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa ortodossa nel suo insieme. L’ultima sessione plenaria della Commissione mista ha avuto luogo a Vienna nel 2010. Al termine della riunione, è stata accantonata l’idea di preparare un documento comune sul primato del vescovo di Roma nella comunione della Chiesa del primo millennio, che avrebbe dovuto approfondire la riflessione sull’affermazione centrale del documento di Ravenna, "Le conseguenze ecclesiologiche e canoniche della natura sacramentale della Chiesa. Comunione ecclesiale, conciliarità e autorità" (2007), sulla necessità di un primato nella Chiesa anche a livello universale. Tale decisione è dovuta alle difficoltà nel giungere a interpretazioni condivise delle testimonianze storiche, soprattutto patristiche e canoniche, sulla tematica. Nella stessa sessione plenaria, i membri si sono impegnati a proseguire il lavoro della Commissione con la redazione di un nuovo testo sulla relazione teologica ed ecclesiologica tra primato e sinodalità. Seguendo le indicazioni della plenaria, è stato avviato il complesso iter di redazione del nuovo documento. Nel giugno del 2011, si è riunito a Rethymno, nell’isola di Creta, un gruppo di redazione, per preparare un testo da sottoporre all’esame del Comitato di coordinamento della Commissione mista. Lo studio del testo è iniziato durante una riunione tenutasi a Roma nel novembre del 2011, dove però non è stato possibile portare a compimento l’intero lavoro. Il Comitato di coordinamento della Commissione mista internazionale si è riunito nuovamente dal 19 al 23 novembre 2012, a Parigi, grazie alla generosa ospitalità offerta dal metropolita di Francia, Emmanuel Adamakis, del Patriarcato ecumenico. Alla riunione, che era co–presieduta dal card. Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, e dal metropolita di Pergamo, Ioannis Zizioulas, del Patriarcato ecumenico, erano presenti sette membri cattolici, mentre da parte ortodossa partecipavano nove membri in rappresentanza del Patriarcato ecumenico, del Patriarcato greco ortodosso di Alessandria, del Patriarcato greco ortodosso di Gerusalemme, del Patriarcato di Mosca, del Patriarcato di Serbia, del Patriarcato di Romania, della Chiesa di Cipro e della Chiesa di Grecia. Dopo una lunga e accurata analisi del testo, il Comitato di coordinamento è giunto a un sostanziale consenso sul fatto che la bozza di documento, emendata in più punti, possa essere presentata a una prossima sessione plenaria della Commissione mista. Inoltre, trattandosi di un testo ancora provvisorio, i membri del Comitato sono stati unanimi nello stabilire che la bozza del documento resti sotto embargo fino a quando la Commissione non deciderà in merito alla sua pubblicazione. Nel corso della riunione di Parigi non è stato possibile, per motivi pratici, fissare date precise per la prossima sessione plenaria della Commissione mista, ma è stato proposto che tale riunione abbia luogo alla fine del 2013 o all’inizio del 2014. La conclusione del processo di redazione del testo sulla relazione tra primato e sinodalità, nella vita della Chiesa a livello locale, regionale e universale, rappresenta un risultato certamente positivo, che si spera possa offrire un quadro teologico e ecclesiologico per affrontare in seguito la spinosa questione della modalità dell’esercizio del primato del vescovo di Roma a livello universale quando la piena comunione tra le Chiese di Oriente e di Occidente sarà finalmente ristabilita. La preparazione di questo testo ha richiesto un lungo e complesso lavoro in quanto, attraverso una franca presentazione delle proprie posizioni e un vivace confronto mirato a chiarire i punti essenziali, si è cercato di far emergere quanto è possibile affermare insieme, cattolici e ortodossi, sul delicato tema in oggetto, seguendo la metodologia che la Commissione mista internazionale si è data sin dalla sua istituzione nel 1980, piuttosto che limitarsi a esporre in modo comparativo le differenze che ancora ci separano. Questa scelta metodologica ha presupposto uno sforzo, per così dire, teologicamente creativo, per trovare, senza tradire in alcun modo la dottrina di fede, nuovi modi di esporre insieme il patrimonio tradizionale della Chiesa cattolica e della Chiesa ortodossa, superando le contrapposizioni polemiche e apologetiche che nel corso dei secoli si sono sviluppate da entrambe le parti. Sarà innanzitutto la Commissione mista internazionale nella sua prossima plenaria a valutare se tale passo è stato adeguatamente realizzato nella bozza di documento che sarà presa in esame in quella sede. Da questo punto di vista, non mancano oggettivamente difficoltà, non solo perché permane una certa diversità nell’approccio alla tematica in oggetto tra cattolici e ortodossi, ma anche perché esistono diversi punti di vista sulla questione all’interno delle stesse delegazioni. Un forte incoraggiamento a proseguire il dialogo tra cattolici e ortodossi è stato espresso da Papa Benedetto XVI nel suo messaggio al Patriarca ecumenico Bartolomeo, trasmesso da una delegazione ufficiale della Santa Sede in occasione della festa di Sant’Andrea apostolo, patrono del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, celebrata lo scorso 30 novembre al Fanar in Istanbul. Il Santo Padre, consapevole dei progressi finora compiuti ma anche delle difficoltà tutt’ora esistenti, ha ribadito l’importanza di procedere insieme con fiducia nel cammino che conduce al ristabilimento della piena comunione: "In questo cammino, grazie anche al sostegno assiduo e attivo di Vostra Santità, abbiamo compiuto tanti progressi, per i quali le sono molto riconoscente. Anche se la strada da percorrere può sembrare ancora lunga e difficile, la nostra intenzione di proseguire in questa direzione resta immutata, confortati dalla preghiera che nostro Signore Gesù Cristo ha rivolto al Padre: 'siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda' (Giovanni, 17, 21)". Un motivo di grande speranza per ulteriori progressi in questo dialogo viene, inoltre, dai recenti sviluppi relativi alla prossima convocazione del grande sinodo pan-ortodosso. A questo proposito, il Patriarca ecumenico, nel discorso rivolto alla delegazione della Santa Sede al termine della celebrazione della festa di Sant’Andrea, più sopra ricordata, così si esprimeva: "La nostra santa Chiesa ortodossa si trova nella lieta posizione di poter annunciare che i preparativi per il suo santo e grande sinodo sono stati quasi completati, sono nelle fasi finali e presto verrà convocato. Si pronuncerà, tra le altre cose, sulle questioni del dialogo tra l’ortodossia e le altre Chiese, e prenderà decisioni adeguate nell’unità e nell’autenticità, al fine di procedere verso l’unità di fede nella comunione dello Spirito Santo". Quanto è stato realizzato nel corso del 2012 acquista particolare senso alla luce del cinquantesimo anniversario dell’apertura del concilio Vaticano II che, come è noto, ricorreva lo scorso 11 ottobre. Il Vaticano II, infatti, ha dato inizio a un periodo nuovo nelle relazioni tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa e in tal modo ha aperto la strada all’istituzione della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico. Significativamente, Papa Benedetto XVI, salutando i membri della delegazione del Patriarcato ecumenico giunti a Roma per partecipare alle celebrazioni in onore dei Santi Pietro e Paolo, patroni della città e della Chiesa di Roma, lo scorso 29 giugno, affermava: "È proprio in concomitanza con questo concilio, al quale, come ben sapete, erano presenti alcuni rappresentanti del Patriarcato ecumenico in qualità di delegati fraterni, che ebbe inizio una nuova importante fase delle relazioni tra le nostre Chiese. Vogliamo lodare il Signore innanzitutto per la riscoperta della profonda fraternità che ci lega, e anche per il cammino percorso in questi anni dalla Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa nel suo insieme, con l’auspicio che anche nella fase attuale si possano fare dei progressi". Un segno particolarmente eloquente della profondità delle relazioni che legano la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa è stata sicuramente la presenza del Patriarca ecumenico Bartolomeo accanto a Papa Benedetto XVI sul sagrato della Basilica di San Pietro in Vaticano durante la celebrazione eucaristica, la mattina dell’11 ottobre 2012, in occasione della commemorazione del cinquantesimo anniversario dell’apertura del concilio Vaticano II e dell’inizio dell’Anno della fede. Nel saluto che il Patriarca ecumenico rivolgeva al Santo Padre e a tutti i presenti, prima della conclusione della messa, tra le altre cose egli osservava che "nel corso degli ultimi cinque decenni, le conquiste raggiunte da questa assemblea sono state varie. Abbiamo contemplato il rinnovamento dello spirito e il “ritorno alle origini” attraverso lo studio liturgico, la ricerca biblica e la dottrina patristica. Abbiamo apprezzato lo sforzo graduale di liberarsi dalla rigida limitazione accademica all’apertura del dialogo ecumenico che ha condotto alle reciproche abrogazioni delle scomuniche, lo scambio di auguri, la restituzione delle reliquie, l’inizio di dialoghi importanti e le visite reciproche nelle nostre rispettive sedi". L’impegno profuso, nel corso dell’anno che da poco si è concluso, per il proseguimento del prezioso lavoro della Commissione mista internazionale può essere considerato, dunque, come un piccolo passo in avanti nel lungo viaggio verso la piena comunione visibile tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa. Anche se la strada appare non priva di ostacoli, dobbiamo rallegrarci del fatto che questo cammino continua. La constatazione della sincera disponibilità dei cattolici e degli ortodossi di proseguire in questa direzione e la profonda fiducia nell’opera della grazia che agisce nella nostra storia permettono di mantenere viva anche oggi la speranza, coltivata dai Padri conciliari, "che, tolta la parete che divide la Chiesa occidentale dall’orientale, si avrà finalmente una sola dimora solidamente fondata sulla pietra angolare, Cristo Gesù, il quale di entrambe farà una cosa sola" ("Unitatis redintegratio", n. 18).
L'Osservatore Romano