mercoledì 7 ottobre 2009

Sinodo dei vescovi per l'Africa. I missionari: coinvolgere i giovani nella riconciliazione. Suor Kidané: una Chiesa che resiste grazie alle donne

Coinvolgere i giovani nei processi di “giustizia restaurativa” messi in atto nella fase post-conflitto in alcuni Paesi africani, ad esempio in Sierra Leone. E’ il suggerimento di Padre Rocco Puoppolo, missionario che lavora a Washington alla rete “Giustizia e pace per l’Africa”, ma è stato molti anni in Sierra Leone con i bambini-soldato. Se ne è parlato ieri sera a Roma durante il primo incontro dell’”Osservatorio” sul II Sinodo dei vescovi per l’Africa promosso dalla Conferenza degli istituti missionari in Italia e dall’Ucsi (Unione cattolica stampa africana). “I Padri Sinodali – ha ricordato padre Ruoppolo - affronteranno il tema della ‘giustizia restaurativa’, menzionato nell’Instrumentum laboris. E’ un processo indigeno che nasce in Africa per riconciliare le etnie che si appoggia alle comunità. Io ho lavorato con i giovani in Sierra Leone, molti sono diventati bambini-soldato, centinaia sono stati uccisi. I giovani hanno la potenzialità per aprire i cuori a questo tipo di riconciliazione, ma sono emarginati, non contano. C’è bisogno di programmi per i giovani africani, perché diventino veramente riconciliatori in questo tipo di conflitti”. Aprendo l’incontro il missionario comboniano padre Alex Zanotelli ha spiegato “l’importanza di mettersi in rete e aiutare la stampa italiana, attraverso questi incontri, a trattare i problemi veri dell’africa, perché i mass media italiani soffrono di un provincialismo esagerato”. “Come donne africane sentiamo il bisogno di avere ciò che è nostro di diritto, e lo chiediamo con dolcezza, fermezza e resistenza. Non abbiamo paura di sperare”. Lo ha detto la missionaria comboniana suor Elisa Kidané, esperta al Sinodo. “Vorrei che i Padri Sinodali si rendano conto veramente che se c’è una Chiesa e un’Africa che ancora esiste e resiste è grazie alle donne, alle madri che hanno generato la vita e vogliono che sia custodita – ha affermato la missionaria -. Come donne vorremmo essere più considerate nella Chiesa. Le sacrestie ci stanno strette. Essere nei luoghi dove si elaborano le leggi potrebbe aiutare a fare scelte più consone alla vita”. Al Sinodo sono presenti 29 donne, di cui dieci fanno parte del gruppo degli esperti.

SIR