martedì 25 maggio 2010

Bagnasco: il Papa per primo si è caricato la croce, richiamando la Chiesa con la parola e l'esempio alla purificazione e alla conversione del cuore

Seguendo l'esempio segnato dal Papa, che ha affrontato la questione durante il suo recente viaggio in Portogallo, il presidente dei vescovi italiani, card. Angelo Bagnasco (nella foto con Benedetto XVI), ha letto lo scandalo pedofilia che si è abbattuto recentemente sulla Chiesa come un'occasione per un ''esame di coscienza'' che porti alla ''purificazione'' e alla ''penitenza''. ''Come discepoli del Signore - ha detto il presidente della CEI nella prolusione con cui ha aperto ieri pomeriggio i lavori dell'Assemblea Generale dei vescovi italiani -, ci è stato chiesto di impegnarci anzitutto nella purificazione e nella penitenza, che è parola dura, prospettiva che si tende a scantonare''. ''In altre parole - ha proseguito Bagnasco, dopo aver citato le parole del Papa -, dovevamo vivere cristianamente la prova, dovevamo affrontare la sfida, pur se talora rappresentata come una generale e indistinta incolpazione, anzitutto nei termini di un esame di coscienza. E perchè non avessimo esitazione, Pietro si è messo avanti a noi e si è caricato, per primo lui, la croce. Il Papa ci precede e con mano ferma e paterna non cessa di indicare alla Chiesa il proprio centro, Cristo , a richiamarla con la parola e l'esempio, verso quella santità di vita che è vocazione di ogni battezzato e, innanzitutto, di ogni ministro di Dio''. Papa Ratzinger, ha concluso Bagnasco, ''continuamente ci invita alla purificazione e alla conversione del cuore, ricordando con la sua chiara semplicità che 'il vero nemico da temere e da combattere è il peccato, il male spirituale, che a volte purtroppo, minaccia anche i membri della Chiesa'''. Le misure adottate dalla Chiesa, ha detto il porporato, ''sono oggi il frutto di una conoscenza più approfondita del dramma della pedofilia, che la Chiesa tuttavia in nessuna stagione ha inteso sottovalutare, sulla scorta del raggelante ammonimento del Vangelo: 'Chi... scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, gli conviene che gli venga appesa al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare'''. La Chiesa, ha concluso Bagnasco, ha ''infatti via via adeguato le disposizioni che andavano adottate alla sempre più avvertita conoscenza del fenomeno''. Anche grazie all'esempio di Benedetto XVI, la Chiesa ''ha imparato e impara a non avere paura della verità, anche quando è dolorosa e odiosa, a non tacerla o coprirla'' ma ''questo, naturalmente, non significa che si debba subire, qualora ci fossero, strategie di discredito generalizzato o di destrutturazione ecclesiale''. Il card. Bagnasco ha respinto anche la presentazione dei casi di abusi da parte di membri del clero ''come una generale e indistinta incolpazione''. Su questo tema, ''per gli incarichi che ha ricoperto e per la visione sempre lucida dei problemi che l'ha contraddistinto, Joseph Ratzinger ha svolto in questa presa di coscienza ecclesiale un ruolo costantemente propulsivo. Intransigente con ogni sporcizia, egli ha propugnato erga omnes scelte di trasparenza e di pulizia''. ''Da Prefetto della Dottrina della Fede, e con l'avallo di Giovanni Paolo II'' il Papa ''ha operato per introdurre importanti cambiamenti nelle procedure sanzionatorie, con regole uniformi sia per quel che concerne la responsabilizzazione delle Diocesi sia per quanto riguarda la competenza del governo centrale, prevedendo anche, caso per caso, la rinuncia alla prescrizione''. ''Nello spirito di una corretta e concreta cooperazione - ha proseguito Bagnasco -, si è inoltre stabilito di dare sempre seguito alle disposizioni della legge civile, e per i casi più gravi si è scelta la via di una rapida dimissione dallo stato clericale, come si legge nella 'Guida alle procedure di base riguardo alle accuse di abusi sessuali' della medesima Congregazione''. ''Anche senza ulteriori dichiarazioni - ha concluso il porporato -, è questa la direttiva di riferimento più aggiornata, esplicita ed autorevole a cui ci atteniamo per il nostro discernimento di vescovi, in ordine a qualsiasi intervento da condursi con determinatezza e tempestività''. La Chiesa italiana risponde allo scandalo pedofilia ''intensificando lo sforzo educativo nei riguardi dei candidati al sacerdozio e il rigore del discernimento servendosi anche delle migliori acquisizioni delle scienze umane, la vigilanza per prevenire situazioni non compatibili con la scelta di Dio e la dedizione al prossimo, una formazione permanente del clero adeguata alle sfide''. ''L'episcopato italiano - ha sottolineato ancora il presidente della CEI - ha prontamente recepito'' le ''direttive chiare e incalzanti che da tempo sono impartite dalla Santa Sede confermano tutta la determinazione a fare verità fino ai necessari provvedimenti, una volta accertati i fatti''. ''Siamo - conclude Bagnasco -, in quanto vescovi italiani, riconoscenti alla Congregazione per la Dottrina della Fede per l'indirizzo e il sostegno nell'inderogabile compito di fare giustizia nella verità, consapevoli che anche un solo caso in questo ambito è sempre troppo, specie se il responsabile è un sacerdote''. ''L'opinione pubblica come le famiglie devono sapere che noi Chiesa faremo di tutto per meritare sempre, e sempre di più, la fiducia che generalmente ci viene accordata anche da genitori non credenti o non frequentanti''. Il card. Bagnasco ha assicurato che ''non risparmieremo attenzione, verifiche, provvedimenti; non sorvoleremo su segnali o dubbi; non rinunceremo a interpretare, con ogni premura e ogni scrupolo necessari, la nostra funzione educativa''. Per il cardinale, infatti, ''sulla integrità dei nostri preti, del nostro personale religioso, dei nostri ambienti, noi non possiamo transigere perchè essa sta al cuore delle nostre scelte di dedizione al Signore e di servizio ai fratelli. E bisogna dire che i nostri sacerdoti, per come stanno in mezzo al popolo, per come operano, per come si spendono, sono la gloria della nostra Chiesa''. ''I casi di indegnità che fin qui sono emersi e - Dio non voglia - potranno ancora emergere - ha concluso -, non possono oscurare il luminoso impegno che il clero italiano nel suo complesso, da tempo immemore, svolge in ogni angolo del Paese''.

Asca