Afferrare il toro per le corna e guardarlo dritto negli occhi: così L’Osservatore Romano ha scelto di festeggiare i suoi centocinquant’anni. Attraverso la giornata di studio dedicata alle incomprensioni tra la Chiesa Cattolica e i media nel mondo, si è voluto indagare uno dei nodi più spinosi oggi sul tappeto. Ben lungi dall’essere un tema di stridente attualità però, questo fraintendimento vanta ormai diversi lustri. Se la sua data di nascita è il 25 luglio 1968, la successiva giovinezza copre tutti gli anni Settanta, giungendo fino alla maturità inaugurata con l’elezione del 19 aprile 2005. Si tratta, del resto, di una storia alquanto particolare. L’incipit, infatti, era stato decisamente promettente: i moderni legami tra i media e la Chiesa nascono con il Vaticano II, amatissimo dalla stampa (la figura del vaticanista nasce di fatto in questa fase), Concilio storico anche nella misura in cui giunse al mondo non solo attraverso la voce della stessa Chiesa, ma anche grazie al ruolo svolto dai media. Giacché dunque di storia si tratta, a due storici contemporaneisti, Lucetta Scaraffia e Andrea Riccardi, è stato affidato il compito di aprire i lavori del convegno "Incomprensioni. Chiesa Cattolica e media", tenutosi oggi nell’Aula vecchia del Sinodo in Vaticano. La relazione di apertura, affidata alla prof. Scaraffia, docente di storia contemporanea all'Università La Sapienza di Roma, è stata dedicata alle reazioni alla condanna papale alla pillola contraccettiva che "segnò la rottura della 'luna di miele' con l'opinione pubblica" inaugurata da Giovanni XIII con l'apertura del Concilio Vaticano II. "Sfuggiva che quella di Paolo VI sui metodi naturali per una paternità responsabile era una teoria anticolonialista, mentre fu stigmatizzata come biologismo. E si dovette attendere la 'sconfitta' della rivoluzione sessuale per una riconsiderazione piu' equilibrata del documento che l'aveva prevista". "In questo fraintendimento - ha spiegato - non c'è stato solo un malinteso, ma il malinteso c'è stato di sicuro. Un incidente significativo, che ha creato un modello seguito poi in tutti i casi successivi, fino a oggi". "Ma anche Giovanni Paolo II - ha ricordato lo storico Andrea Riccardi - è stato all'inizio un Papa impopolare. Subiva il confronto con Paolo VI, Papa prima contestato e disprezzato ma poi esaltato per la sua complessità in contrapposizione alla granicità, per alcuni allora alla rozzezza, delle certezze del Papa polacco". D'altra parte, a quanto sembra si finisce sempre col recuperare il Papa scomparso, anche se nel caso di Montini dopo anni di agonia mediatica". "Il Papa migliore è sempre il Papa morto", ha osservato in proposito Riccardi, commentando che si tratta di "una legge dura" che contrasta con il fatto che "in realtà non c'è destra e sinistra nella storia della Chiesa e quindi non può esserci una contrapposizione tra Papi conservatori e Papi progressisti". Nella sua relazione, Riccardi ha ricordato come "a Giovanni Paolo II i media arrivarono a addebitare la responsabilità della diffusione dell'Aids nel mondo, per il suo 'no' al condom, un po' come poi si tentò di fare tre anni fa in occasione del primo viaggio di Benedetto XVI in Africa, quando una risposta articolata sul tema fu tagliata dai media per farne un'asserzione". E questo, paradossalmente, ai danni di un "Papa sensibilissimo alla comunicazione e che usa un linguaggio diretto e chiarissimo", come lo ha descritto nell'introduzione al seminario di oggi il direttore de L'Osservatore Romano, professor Giovanni Maria Vian. Lasciando l'Aula Vecchia del Sinodo, al termine della relazione di Riccardi, il cardinale Tarcisio Bertone ha sottolineato che l'incontro ha messo in luce "segnali significativi". "Sarei tentato - ha confidato - di fare qualche postilla, ma questo lo rinvio a quando avrò il tempo per stendere le mie memorie". Assente alla sessione di apertura dell'incontro, per precedenti impegni, il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi.
L'Osservatore Romano, Agi
Storia dell’incomprensione tra media e Chiesa Cattolica: attualità dell’inattuale