giovedì 10 novembre 2011

Rosen: ad Assisi la dimostrazione dell'umiltà del Papa e della sua fratellanza verso i leader religiosi. I lefebvriani questione interna alla Chiesa

In occasione della Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo di Assisi dello scorso 27 ottobre, Papa Benedetto XVI ha dimostrato ''umiltà, fratellanza e impegno'' perche' ha scelto di sedersi allo stesso livello degli altri leader delle fedi mondiali e non su una pedana sopraelevata. Lo ha detto questa mattina il rabbino David Rosen, responsabile del dialogo interreligioso per l'American Jewish Committee, tra i partecipanti all'evento, nel corso di una conferenza stampa alla Radio Vaticana questa mattina al termine dell'incontro avuto con Papa Benedetto XVI insieme a una delegazione del Consiglio dei capi religiosi di Israele. ''La differenza con l'incontro del 1986 guidato da Giovanni Paolo II - ha spiegato Rosen - sta anche nel fatto che il Papa vi ha partecipato sedendo su una sedia che era posta allo stesso livello di quelle degli altri partecipanti. Inoltre, sedeva su una sedia uguale a quella di tutti gli altri. Anche da questi dettagli si coglie la dimostrazione dell'umiltà del Papa e della sua fratellanza verso gli altri leader religiosi''. Davanti alla possibilità di una riconciliazione definitiva tra il Vaticano e i tradizionalisti lefebvriani, David Rosen ribadisce che ''le nostre preoccupazioni sono già state espresse e ho ricevuto l'assicurazione da parte del card. Kurt Koch che non c'è possibilità di arrivare ad una riconciliazione che comprometta 'Nostra Aetate''', il documento del Concilio Vaticano II considerato come un punto di svolta nei rapporti tra cattolici e ebrei. ''Per il resto - ha aggiunto Rosen - è una questione interna della Chiesa Cattolica''. "Nostra Aetate", ha spiegato ancora il rabbino interpellato sul suo colloquio con il card. Koch, ''non è in discussione''. Questo, ha aggiunto, non significa che un riconoscimento esplicito del documento conciliare faccia parte della proposta di accordo sottoposto dalla Santa Sede alla Fraternità Sacerdotale San Pio X ma che, dal punto di vista pratico, ''ogni riconciliazione richieda in effetti l'accettazione di 'Nostra Aetate'''. Quanto all'opportunità della trattativa vaticana, ''posso avere le mie opinioni, ma non ho il diritto di intervenire nelle scelte interne di un'altra religione''. ''Mi aspetto - ha concluso - che la Santa Sede sia esplicita nel ripudiare la negazione dell'Olocausto nel caso di una riconciliazione'', per rassicurare il mondo ebraico, anche se il vero problema, ha tenuto a sottolineare, non è tanto mons. Williamson quanto ''chiarire che 'Nostra Aetate' non è sul tavolo''.

Asca