Il Consiglio permanente della CEI, nel documento finale dei lavori di questa settimana, ha espresso "adesione convinta" all'"Anno della fede, indetto dal Papa, preziosa occasione di verifica pastorale circa i contenuti e le modalità dell'annuncio e la loro incidenza sulle problematiche umane". "Nonostante il costante impegno nella formazione dei bambini, dei ragazzi e degli adulti, con testi autorevoli come il Catechismo degli Adulti, molti credenti e praticanti - è crito nel documento - stentano a cogliere le implicazioni culturali della fede, come se la relazione con Gesù Cristo non avesse un nesso con la vita né la forza di incidere in maniera significativa sulle scelte e i comportamenti dei singoli e della società". Ma "in questa prospettiva l'Anno della fede offrirà l'occasione per rilanciare non solo l'annuncio e la catechesi ma anche la formazione all'impegno socio-politico e alla presenza nella vita pubblica". Dunque, a giudizio dei vescovi italiani, "il rinnovamento della fede - è scritto- rappresenta la principale priorità dell'azione ecclesiale". E "L'Anno della fede deve portare le comunità a rendersi maggiormente presente nei diversi ambienti di vita, esprimendo così tutta la valenza di quella carità che appartiene alla grande tradizione ecclesiale e che abbraccia non solo la risposta a bisogni materiali, ma è sinonimo di accoglienza, prossimità, riscoperta della fecondità esistenziale dei misteri centrali dell'annuncio cristiano". In conclusione "riprendere i contenuti del Catechismo della Chiesa Cattolica diventa così - si legge ancora - il modo più autentico per celebrare il cinquantesimo anniversario dell'apertura del concilio Vaticano II".
TMNews
Comunicato finale CEP, 30 marzo 2012